2025-05-11
Passi avanti tra Cina e Usa sui dazi. Ipotesi balzelli dimezzati all’80%
Il segretario al Tesoro americano, Scott Bessent (Ansa)
Trattative a Ginevra per placare la guerra commerciale. Pechino: «Passo importante».Continuano le prove di dialogo tra Stati Uniti e Cina. Dopo un lungo braccio di ferro fatto di dazi e controdazi, potrebbe essere arrivato il momento del cambio di rotta. Ieri si è aperto a Ginevra il primo round di colloqui (oggi il giorno conclusivo); presenti per gli States, il segretario al Tesoro Scott Bessent e il rappresentante per il Commercio, Jamieson Greer mentre per la Cina, il vicepremier He Lifeng. Alla vigilia dell’incontro, il presidente statunitense Donald Trump ha fatto capire che potrebbe abbassare le altissime tariffe ora imposte sulle merci cinesi, affermando che «all’80% sembra la scelta giusta» mentre resterebbero blindate le tasse doganali al 10%. Una decisione che però non potrebbe essere unilaterale ma condizionata da precise concessioni da parte della Cina, come si è affrettata a precisare la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, smorzando gli entusiasmi di chi già aveva parlato di apertura significativa. L’incontro comunque rappresenta un passo in avanti, un’occasione per ammorbidire il clima teso di questi mesi. Il vicepresidente svizzero Guy Parmelin, mediatore dei colloqui, ha definito il dialogo «già una vittoria». Sun Yun, direttore del programma Cina del Centro Stimson, dubita che l’incontro di Ginevra possa produrre risultati sostanziali.«Lo scenario migliore è che le due parti accettino di ridurre le tariffe allo stesso tempo», ha detto, aggiungendo che anche un piccolo ridimensionamento invierebbe un segnale positivo. Bocche cucite sull’esito del primo round di incontri. L’agenzia di stampa statale Xinhua si è limitata a dire che il contatto in Svizzera è un «passo importante per promuovere la risoluzione della questione».Attualmente i dazi imposti a Pechino, dall’inizio dell’anno, ammontano al 145%, con picchi cumulativi su alcune merci che raggiungono un impressionante 245%. Le tariffe includono una tassa del 20% volta a spingere Pechino a fare di più per arginare il flusso dell’oppioide sintetico fentanyl negli Stati Uniti. Il restante 125% si riferisce a una controversia che risale al primo mandato di Trump e si sovrappone alle tariffe imposte alla Cina all’epoca. Gli Usa sostengono che la Cina utilizza tattiche sleali per ottenere vantaggi in tecnologie avanzate come l’informatica quantistica e le auto senza conducente. Queste tattiche comprendono l’obbligo per le aziende statunitensi e straniere di consegnare segreti commerciali in cambio dell’accesso al mercato cinese. Trump è anche preoccupato per l’enorme deficit commerciale degli Stati Uniti con la Cina, che lo scorso anno ha raggiunto i 263 miliardi di dollari.Per rappresaglia ai dazi americani, Pechino ha colpito le merci statunitensi con un’aliquota al 125%. Una sorta di boicottaggio reciproco dei rispettivi prodotti, interrompendo un commercio che l’anno scorso ha totalizzato oltre 660 miliardi di dollari.Intanto gli effetti della guerra commerciale cominciano a farsi sentire. Ad aprile 2025, secondo i dati elaborati dalla Cnbc, le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti sono crollate di oltre il 21% su base annua mentre le importazioni dalla stessa area si sono ridotte di quasi il 14%. Negli Stati Uniti sono arrivati i primi prodotti cinesi spediti dopo l’introduzione dei dazi. La Cnbc riferisce che sette navi con 12.000 container, hanno attraccato nei porti di Los Angeles e Long Beach e altre cinque dovrebbero arrivare a breve. Al loro interno merci per aziende statunitensi tra le quali Amazon, Home Depot, Ikea, Ralph Lauren and Tractor Supply. Intanto la trattativa con la Svizzera è a un punto di svolta. Bessent, che ieri ha incontrato la presidente svizzera Karin Keller-Sutter, ha detto che si attende una proposta d’intesa da parte della Confederazione la settimana prossima. Le aziende svizzere vogliono investire negli States 150-200 miliardi di franchi. «Siamo ottimisti in merito alla velocità dei negoziati», ha scritto Bessent nel suo post, lasciando intendere che gli Usa vogliono stringere i tempi.
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