2020-05-01
L’ultima capriola dell’Oms: il modello è la Svezia
Ghebreyesus e Wang Yi (Ansa)
L'agenzia Onu, che lodava il lockdown di Roma, ora promuove la Svezia, che non ha chiuso nulla. È solo l'ultima, schizofrenica giravolta: come su mascherine, tamponi e sulla gravità del morbo. Che l'ente ha sottovalutato per non irritare lo «sponsor» cinese.Scienziati sì, ma della burla. Da Oms a Omi: chiamatela se volete, Organizzazione mondiale dell'insanità. Mentale. Adesso ci vengono a dire che l'esempio da seguire per combattere il virus è quello svedese: lo ha dichiarato Mike Ryan, direttore del Programma di emergenze sanitarie, riuscendo a rimanere incredibilmente serio. Il modello Svezia infatti significa che le attività produttive non vengono bloccate, che negozi, fabbriche e bar restano aperti, e che le persone circolano liberamente senza il bisogno di un premier che «consenta» loro di farlo. Si possono anche andare a trovare affetti, compresi quelli non troppo stabili, per dire. E si possono financo fare le corse nei parchi senza essere inseguiti da droni e elicotteri della polizia in assetto «caccia a Bin Laden». Anziché emettere una pioggia di norme che al confronto al 41 bis si sentono in libertà (purtroppo non è un paradosso), come è successo in Italia, a Stoccolma hanno scritto un decreto legge di tre sole parole: cittadini siate responsabili. Meraviglioso, no? Ho un solo dubbio: perché l'Oms ce lo viene a dire soltanto adesso che il modello è questo? Forse sarebbe stato meglio saperlo un po' prima. Evitando di bloccare un intero Paese, senza costringere alla morte 500.000 imprese e alla fame milioni di italiani. A noi però, sembrava che fino a ieri, l'Organizzazione mondiale dell'insanità dicesse altro. Cioè il contrario. L'11 marzo, per esempio, quando con colpevole ritardo venne finalmente dichiarata la pandemia, questi scienziati (si fa per dire) ordinarono affannati: «Chiudere tutto, chiudere tutto». E il 27 marzo s'inferocirono: «Non avete chiuso abbastanza». E il 28 marzo elogiarono l'Italia («Ha chiuso tutto: bene»), criticando invece i tentennamenti degli altri Paesi europei («Non chiudono abbastanza: male»). E il primo aprile (sarà stato un pesce?) ribadirono: «Non abbassate la guardia». E l'8 aprile (non era un pesce) ancora: «Non abbassate la guardia». E il 13 aprile: «Guai se pensate di aprire, non abbassate la guardia». E infatti noi la guardia non l'abbiamo abbassata, macché: la guardia l'abbiamo fatta alzare. E l'abbiamo mandata in giro a dare la caccia a tutti quelli che portavano a pisciare il cane. Ci sentivamo i più fighi del bigoncio dell'Oms. I cocchi della sanità mondiale. E adesso scopriamo che il modello era la Svezia? Possibile?Si sa che negli ultimi tempi la scienza è diventata un'opinione, però c'è un limite a tutto. Abbiamo fatto sacrifici pazzeschi in questi mesi. Abbiamo serrato tutto, e molte cose anche per sempre, perché l'Oms diceva che bisognava fare così. E adesso l'Oms dice che bisogna fare come la Svezia? Signori dell'Insanità mondiale mettetevi d'accordo con il vostro cervello in fuga perché, con tutto quello che ci è costato fare i primi della classe, non possiamo sopportare ora di essere scavalcati nella classifica del merito da questi figli di una renna che, mentre noi eravamo prigionieri sul divano a farci di pagnotte cotte in casa e inni stonati dai balconi, se ne andavano a zonzo con le scandinave come se niente fosse. Il modello giusto era quello svedese? E perché non ce l'avete detto prima? Perché ci avete lasciato morire di noia e Netflix, soffocati da aperitivi social, perché avete ucciso le nostre partite Iva, perché avete fatto bloccare i nostri parrucchieri e i nostri rinomati locali mentre quelli di Stoccolma restavano aperti? Per altro chiudere i ristoranti italiani e tenere aperti quelli svedesi è una cosa contraria a ogni ragionevolezza gastronomica, oltre che economica. Roba da rivolta delle papille gustative. Non che ci potessimo aspettare molto dall'Oms. Di questa struttura burocratica, uno stipendificio con 7.000 dipendenti, che investe quasi metà del budget per il suo funzionamento, che spende per le trasferte dei suoi funzionari il doppio di quello che spende per programmi sanitari, pensiamo il peggio possibile. A cominciare dal colpevole ritardo con cui ha allertato il mondo sul rischio del coronavirus: il primo caso in Cina è stato segnalato addirittura (dicono fonti ufficiali) il 17 novembre. Il 16 dicembre la dottoressa Ai Fen dell'ospedale di Wuhan ne ha parlato pubblicamente. Il 31 dicembre l'Organizzazione è stata ufficialmente informata della situazione. Il 7 gennaio il virus è stato identificato. Il 20 gennaio il presidente cinese ha parlato di «demone da sconfiggere». Ma la dichiarazione di pandemia è arrivata solo l'11 marzo: quattro mesi dopo il primo caso, due mesi e mezzo dopo il primo avvertimento. Un po' troppo, no?Qualcuno si potrebbe chiedere la ragione di tanti ritardi. Sbadataggine? Macché: essi servivano per coprire la Cina, cioè il grande sponsor del direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Quest'ultimo, già ministro nella sua Etiopia, è riuscito nella sua poco brillante carriera in un doppio risultato: nascondere tre epidemie di colera (tre) e guadagnarsi le simpatie della potenza asiatica, da sempre vicina al Paese africano. Non a caso a fine gennaio, volando a Pechino, Ghebreyesus si è dimenticato tutti i ritardi e le amnesie nella gestione del virus da parte delle autorità locali, non ha considerato gli arresti dei medici e di tutti coloro che avevano cercato di violare la coltre di silenzio, ha ignorato la mancanza di dati certi sui morti e di dati assoluti sugli asintomatici, e ha elogiato pubblicamente la «trasparenza della Cina». Un po' come se uno andasse in Ungheria a elogiare la castità di Rocco Siffredi. Per contro la medesima Cina, l'11 marzo ha versato sul conto dell'Oms 20 milioni di dollari, il 23 aprile altri 30 milioni. Solo un atto di generosità disinteressata?Sarà, ma noi dell'Oms non ci siamo mai fidati. E ora ci fidiamo ancora meno. Il 14 gennaio l'Organizzazione dell'insanità minimizzava sui rischi di diffusione del virus, subito dopo si è accorta che il virus si diffondeva eccome. Il 23 gennaio sentenziava: il rischio è moderato, subito dopo si è accorta che il rischio era elevato. Il 24 febbraio diceva: non è pandemia, l'11 marzo ha dichiarato la pandemia. Fa sempre così. Per dire: prima diceva che le mascherine erano inutili, poi ha scoperto che le mascherine sono fondamentali. Prima diceva che i tamponi erano inutili, poi ha scoperto che i tamponi sono fondamentali. Prima ha indicato a tutti il «modello Italia», adesso ci dice che invece il modello da seguire è l'opposto, cioè quello della Svezia. A questo punto l'emergenza sanitaria bisogna dichiararla di nuovo. Ma stavolta dentro l'Oms. Chiamate le ambulanze e portateli via.