2022-11-15
Danni al cuore dopo il vaccino. Pfizer e Moderna ora indagano
Saranno avviati trial clinici per monitorare le conseguenze di lungo periodo delle infiammazioni provocate dalle punture contro il Sars-Cov-2. Che per le nostre virostar erano solo frutto della mente dei complottisti. Per una volta, dunque, si può affermare che Big pharma abbia dimostrato maggiori premure di chi dovrebbe vigilare sui suoi prodotti. Pfizer e Moderna, infatti, hanno lanciato dei trial clinici per monitorare le conseguenze di lungo periodo delle infiammazioni al cuore, provocate dalle punture contro il Sars-Cov-2. Esami su pazienti giovani, negli Usa e in Canada, che abbiano ricevuto diagnosi di problemi cardiaci correlati alla vaccinazione. Alla faccia delle virostar nostrane, le quali, con la solita sicumera, sbeffeggiavano i «complottisti» quando constatavano l’ovvio: poiché gli anti Covid sono medicinali di nuova concezione, era impossibile sapere se avrebbero causato danni a lungo termine. Moderna ha già avviato due iniziative; la più recente è partita a settembre. Pfizer si metterà in moto entro un paio di mesi. Una delle sue due ricerche si concentrerà su 500 individui al di sotto dei 21 anni. Sì, quei ragazzini ai quali era stato raccontato che dovevano correre a «immunizzarsi», per tornare alla vita normale, per riabbracciare i nonni, per riguadagnarsi il diritto di andare a fare a sport, o di mangiare una pizza con gli amici. La Food and drug administration, in un documento datato 31 gennaio 2022, aveva chiesto alle industrie specifiche indagini sui potenziali effetti di lungo periodo delle miocarditi da vaccino, incluse quelle asintomatiche. E secondo Nbc, i primi dati potrebbero essere disponibili da inizio 2023. Altri test dureranno fino a cinque anni. Intanto, Fda ci tiene a ribadire il concetto: le miocarditi sono eventi sporadici, non esistono prove di decessi post inoculazione. Davvero? Pensare che proprio negli Stati Uniti, a febbraio, riviste scientifiche come Archives of pathology and laboratory medicine già pubblicavano gli esiti delle autopsie di due adolescenti sanissimi, stroncati nel sonno, uno tre e l’altro quattro giorni dopo la seconda dose a mRna, da una fulminante infiammazione al cuore. Senza che avessero manifestato alcun sintomo. Nbc, ora, cita la frase sibillina di Leslie Cooper, medico nel Minnesota, a proposito della possibilità che, sul miocardio, si formi del tessuto cicatriziale, che è capace di compromettere l’organo: «Potrebbe capitare nel 2% dei casi. O nello 0%. O nel 20%». Rassicurante, no? Quanto ai pericoli derivanti dall’infezione, andrebbe ricordato uno studio israeliano, dello scorso aprile, i cui autori non avevano trovato «alcun aumento nell’incidenza di miocardite e pericardite nei pazienti», non vaccinati, «che si sono ripresi dal Covid-19». Ciò che lascia sgomenti, comunque, è il sostanziale disinteresse manifestato per il problema a casa nostra. L’Ema si è limitata a riciclare il ritornello sulla rarità dei danni al cuore. L’Aifa, nell’ultimo report sulla sicurezza dei vaccini, cita miocarditi e pericarditi un paio di volte, per informarci che il tasso di segnalazione complessivo ammonta, rispettivamente, a due casi e quattro casi per milione di dosi somministrate. Non risulta che i boiardi della sanità si siano preoccupati di approfondire ulteriormente: come stanno i soggetti colpiti? Si sono ripresi del tutto? Quanto tempo hanno impiegato a guarire? Si è verificato anche da noi il fenomeno evidenziato settimane fa su Lancet? Una ricerca finanziata dai Cdc americani mostrava che molti giovani affetti dal disturbo hanno avuto difficoltà a svolgere attività quotidiane. E non si sono rimessi prima di tre mesi. All’Iss non interessa sapere cosa succede in Italia? E perché altre rilevazioni riportano statistiche sull’incidenza del disturbo ben più allarmanti? Di recente, a Taiwan, sono stati registrati cinque casi di miocardite o aritmia ogni 5.000 punture; non ogni milione. Intanto, si sono moltiplicati i Paesi che hanno sospeso le vaccinazioni nelle fasce d’età meno esposte alla malattia grave. Al club di Danimarca (che ha dato un taglio ai booster per under 50), Svezia (che ha abolito le punture ai bimbi) e Florida (che le ha fermate negli under 40), si starebbe per aggiungere la di solito severissima Australia. L’advisory board nazionale sui vaccini, difatti, sarebbe pronto a dare parere contrario alla quarta dose nei minori di 30 anni, proprio per via dell’aumento del rischio di miocarditi. Da noi, al contrario, gli opuscoli delle Regioni continuano a negare gli effetti avversi. A questo punto, invocare una moratoria sulle iniezioni a chi ha meno di 40 anni è giustificato dalle evidenze. Il vantaggio relativo degli shot, in certe categorie anagrafiche, è diventato dubbio sia in senso assoluto, sia se confrontato con le controindicazioni derivanti dalle possibili reazioni avverse. Ormai, pure le case farmaceutiche si sono dovute decidere a fare chiarezza. Addirittura, lavorando sugli effetti collaterali di lungo periodo - quelli che nemmeno dovevano esistere. Cosa faranno, adesso, i luminari catodici, a parte minimizzare? Ci racconteranno che Pifzer e Moderna sono diventate sette no vax?
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)