2023-07-10
«La gestione del Covid è stata un crimine contro l’umanità»
Daniele Giovanardi (Imagoeconomica)
Il medico Daniele Giovanardi (gemello del politico ex dc): «Prima si è fatto il contrario di ciò che prescriveva il piano pandemico. E ora non si indaga sull’aumento anomalo delle morti improvvise».Carabiniere, olimpionico di atletica leggera, medico da sempre impegnato nel volontariato, è stato direttore del Pronto soccorso del Policlinico di Modena. Da quando è in pensione spende gran parte del suo tempo a coltivare l’antica passione della pittura, che lo ha reso autore di pregevoli dipinti, delicati e malinconici. Questo è Daniele Giovanardi cui mi accomuna il fatto di essere egli fratello gemello di Carlo, di cui io sono fraterno amico. Lo conobbi alcuni anni fa ad una cena per amici organizzata dal fratello politico, e in quell’occasione capii subito che anche il gemello era posseduto dal sacro fuoco, ma della medicina stavolta, non della politica come lo è Carlo. E quella di medico per Daniele non è una professione, ma una missione, come può esserlo solo per i medici che sono di pronto soccorso. Una missione che continua, oggi, essendosi offerto di collaborare come responsabile per la Sanità con un piccolo partito di simpatici visionari che stanno coraggiosamente sollevando dubbi su Ue, guerra e pandemia. In questo il dottore – e io con lui, per quel che vale – si discosta dal gemello politico, che su Europa, vaccino, e guerra ha più solide certezze.Daniele, lei è medico ed è di medicina che da lei vogliamo imparare qualcosa. Cosa pensa della gestione della pandemia? «Nel 2006 ebbi l’occasione di essere invitato ad Haifa, in Israele, al primo congresso internazionale della Nato sulle emergenze intra ed extra ospedaliere. Col patrocinio dell’Università di Modena scrissi un piccolo trattato esemplificativo. Le posso assicurare che per l’epidemia Sars-CoV-2 è stato fatto esattamente il contrario di quanto prevedeva il piano pandemico. Si sarebbero dovuti adottare due provvedimenti fondamentali. Primo, isolare immediatamente i Pronto soccorso e dirottare i sospetti influenzati in luoghi che si sarebbero dovuti identificare in precedenza. Secondo, attivare tutti i medici del territorio, in primis i medici di famiglia, e magari altri supplementari, per visitare e curare a domicilio i pazienti. D’altro canto ben sapevamo che bastava una doppia mascherina per evitare ogni contagio. Il piano pandemico, mai attuato, prevedeva anche esercitazioni periodiche, che praticamente nessun ospedale ha mai fatto ritenendolo un inutile spreco. Al Policlinico di Modena hanno addirittura rifiutato il manuale non ritenendolo utile per l’Azienda, che pure era sede del reparto di Malattie infettive». E sulle terapie consigliate? «In Italia fummo a centinaia i medici che decidemmo di somministrare fin dal primo giorno ai propri pazienti antiinfiammatori e idrossiclorochina, curando a casa le complicanze. I risultati erano eccellenti, ma le linee-guida del ministero imponevano paracetamolo e vigile attesa, e tutti gli italiani agli arresti domiciliari». Già, gli arresti domiciliari: cosa pensa del lockdown? «Vede, io sono cardiologo e geriatra, e so bene che per gli anziani la qualità della vita significa attività fisica all’aria aperta, stimoli affettivi e mentali, ma il governo decideva di multare chi prendeva il sole da solo su una panchina. Non ho parole». Cosa mi dice sui nuovi vaccini a mRna? «Intanto chiamiamoli farmaci e non vaccini. Penso che ogni terapia debba essere scelta dal medico curante nell’interesse del singolo paziente. Anche se non dichiarato, l’obbligo di fatto è stato ed è una forzatura inaccettabile anche perché questi farmaci non bloccano il diffondersi dell’infezione. Aver obbligato di fatto i cittadini ad iniettarsi un farmaco che non immunizza e di cui non si conoscono gli effetti a distanza è stato un atto di grande imprudenza e negligenza. Siamo inoltre ancora in attesa dell’elenco delle patologie che controindicano l’inoculazione di questo farmaco, elenco promesso nell’agosto del 2021 dal dottor Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione al ministero della Salute. Pensi che nell’attesa hanno obbligato all’inoculazione anche i guariti: grave imprudenza». In tutto ciò come si son comportati gli Ordini professionali? «Avrebbero dovuto difendere il giuramento d’Ippocrate che vieta al medico la pura obbedienza. Invece chi non ha obbedito è stato sospeso». Ma come funziona l’Ordine? I vertici non sono eletti?«Il fatto è che per il rinnovo degli Ordini votano solo il 20% degli aventi diritto e in particolare gli iscritti ai sindacati. Mi auguro che alla prossima tornata elettorale l’80% dei colleghi che ha subito e subirà obblighi faccia sentire la propria voce». Perché mai i medici disertano le urne? «Il sistema elettorale non rispetta le minoranze. Si possono dare tanti voti quanti sono i candidati. È come se nelle nostre città fosse possibile dare tante preferenze quanti sono i candidati al consiglio comunale. Non esisterebbe una minoranza. Quando ci fu la riforma degli Ordini feci presente a tutti i ministri competenti che era essenziale la modifica del sistema elettorale in termini democratici, ma naturalmente i sindacati erano ostili». In tutto ciò i media non hanno alcun ruolo di stimolo?«Ho avuto l’opportunità di confrontarmi su La 7 e su Mediaset con giornalisti, colleghi e politici; per esempio, con Roberto Arditti, Fabrizio Pregliasco, e Davide Faraone. Alle mie affermazioni che fosse dovere del medico informare i propri pazienti e diritto del paziente essere informato sui vantaggi e sugli svantaggi della inoculazione di un farmaco sperimentale, che fra l’altro necessitava obbligatoriamente di un loro consenso scritto, mi hanno accusato di essere un cattivo maestro, perché dicendo io la verità alcuni avrebbero rifiutato la puntura. Allo stesso modo quando ho definito inaccettabile l’inoculazione di 1.000 giovanotti su una spiaggia senza alcun accertamento preventivo, mi è stato replicato che “siamo in guerra e in guerra non si va tanto per il sottile”. Non potevo non notare la scarsa pietà per la povera Camilla Canepa e le altre vittime del “vaccino”. Il collega Bassetti addirittura chiedeva di togliere la patria potestà ai genitori che rifiutavano di inoculare i minorenni. Lo stesso Bassetti pochi giorni fa – credo unico medico al mondo – ha ribadito che lo Spike vaccinale rimane nel muscolo deltoide e viene subito eliminato. Ma è vero esattamente il contrario! Tutti ricordiamo l’enorme bugia di Mario Draghi sull’efficacia del farmaco (poi bizzarramente definito vaccino) e sulla utilità del green pass, un provvedimento che alla fine s’è rivelato essere la prima causa della diffusione dell’infezione». Ci furono anche altre misure minori…«Ah, sì, quella delle mascherine fu un capolavoro di comicità, come comiche furono misure tipo: nei locali, seduti no, in piedi sì, in ginocchio forse. Multe anche a chi all’aperto teneva le distanze e rispettava la legge. Tuttora una ordinanza in alcuni reparti ospedalieri la impone e in altri la raccomanda, lasciando la decisione su come le persone debbano respirare alla sensibilità o alla ipocondria di singoli funzionari». Però io ancora non capisco perché è stato praticamente vietato curare i malati…«I farmaci a mRna sono tutt’ora sperimentali e coperti da segreto militare e nulla si sa sui contratti e sulla qualità dei lotti inoculati anche se abbondantemente scaduti e nelle combinazioni più disparate. Potevano essere permessi solo a scopo caritatevole in assenza di qualsiasi terapia. Voglio rammentare la tragica sorte del dottor Giuseppe De Donno che osò infrangere il dogma». Cosa ci ha insegnato questa esperienza? «Che bisognava ascoltare tutti i medici, alcuni per di più illustri (Didier Raoult, Peter Doshi, John Ioannidis, Luc Montagnier e altri) e non i propagandisti con enormi conflitti di interesse. E anche ci ha insegnato ad avere più umiltà: è documentato che i Paesi che hanno protetto e curato gli anziani e lasciato correre il virus fra i giovani hanno avuto meno danni economici e meno morti». È vero che sono stati nascosti gli effetti collaterali del vaccino? Se sì, cosa pensa della cosa?«I documenti dell’Aifa hanno provato senza ombra di dubbio che l’ente di controllo ha nascosto volutamente gli effetti collaterali del farmaco e che il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, si adeguava alle decisioni del ministro Speranza. In questi tre anni chiunque avesse voluto ragionare con proposte diverse, anche se possibilmente migliori, è stato volutamente ignorato o censurato. Penso che sia stato un insulto alla medicina rifiutarsi di indagare il perché dell’aumento anormale delle morti improvvise (le dicevano “morti per malore”), specialmente fra i giovani, e di altre innumerevoli nuove patologie. Penso che fosse compito dei medici segnalare all’Aifa l’insorgenza di nuove patologie nei vaccinati e questo non è stato fatto. Penso alle raccomandate sottoscritte da migliaia di firme e inviate ai direttori delle Asl e ai centri vaccinali con una semplice domanda: questo farmaco è o non è sperimentale? Immunizza o non immunizza? Mai ricevuta alcuna risposta. Penso al Comitato medico scientifico indipendente composto da medici più che titolati che hanno cercato un confronto e un dialogo e ancora oggi sono rifiutati. Penso che il problema non sia medico, ma tutto politico ed economico». Come mai le persone hanno obbedito? «Per terrore: se ti dicono ossessivamente che senza il “vaccino” morirai sicuramente e che nonostante il vaccino ti possono uccidere i non vaccinati si entra in un delirio cognitivo». Cosa pensa ci riservi il futuro? «Intanto stanno continuando a consigliare questo farmaco a bambini e a donne gravide senza nessuna plausibile motivazione sanitaria. L’impressione è che prevalga lo strapotere economico di Big Pharma e degli azionisti della stessa. Migliaia di persone sono morte sole, senza che un familiare o un sacerdote stringesse loro la mano. Credo che mai nella storia sia stato commesso un crimine così grave contro l’umanità».
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La consulenza super partes parla chiaro: il profilo genetico è compatibile con la linea paterna di Andrea Sempio. Un dato che restringe il cerchio, mette sotto pressione la difesa e apre un nuovo capitolo nell’indagine sul delitto Poggi.
La Casina delle Civette nel parco di Villa Torlonia a Roma. Nel riquadro, il principe Giovanni Torlonia (IStock)
Dalle sue finestre vedeva il Duce e la sua famiglia, il principe Giovanni Torlonia. Dal 1925 fu lui ad affittare il casino nobile (la villa padronale della nobile casata) per la cifra simbolica di una lira all’anno al capo del Governo, che ne fece la sua residenza romana. Il proprietario, uomo schivo e riservato ma amante delle arti, della cultura e dell’esoterismo, si era trasferito a poca distanza nel parco della villa, nella «Casina delle Civette». Nata nel 1840 come «capanna svizzera» sui modelli del Trianon e Rambouillet con tanto di stalla, fu trasformata in un capolavoro Art Nouveau dal principe Giovanni a partire dal 1908, su progetto dell’architetto Enrico Gennari. Pensata inizialmente come riproduzione di un villaggio medievale (tipico dell’eclettismo liberty di quegli anni) fu trasformata dal 1916 nella sua veste definitiva di «Casina delle civette». Il nome derivò dal tema ricorrente dell’animale notturno nelle splendide vetrate a piombo disegnate da uno dei maestri del liberty italiano, Duilio Cambellotti. Gli interni e gli arredi riprendevano il tema, includendo molti simboli esoterici. Una torretta nascondeva una minuscola stanza, detta «dei satiri», dove Torlonia amava ritirarsi in meditazione.
Mussolini e Giovanni Torlonia vissero fianco a fianco fino al 1938, alla morte di quest’ultimo all’età di 65 anni. Dopo la sua scomparsa, per la casina delle Civette, luogo magico appoggiato alla via Nomentana, finì la pace. E due anni dopo fu la guerra, con villa Torlonia nel mirino dei bombardieri (il Duce aveva fatto costruire rifugi antiaerei nei sotterranei della casa padronale) fino al 1943, quando l’illustre inquilino la lasciò per sempre. Ma l’arrivo degli Alleati a Roma nel giugno del 1944 non significò la salvezza per la Casina delle Civette, anzi fu il contrario. Villa Torlonia fu occupata dal comando americano, che utilizzò gli spazi verdi del parco come parcheggio e per il transito di mezzi pesanti, anche carri armati, di fatto devastandoli. La Casina di Giovanni Torlonia fu saccheggiata di molti dei preziosi arredi artistici e in seguito abbandonata. Gli americani lasceranno villa Torlonia soltanto nel 1947 ma per il parco e le strutture al suo interno iniziarono trent’anni di abbandono. Per Roma e per i suoi cittadini vedere crollare un capolavoro come la casina liberty generò scandalo e rabbia. Solo nel 1977 il Comune di Roma acquisì il parco e le strutture in esso contenute. Iniziò un lungo iter burocratico che avrebbe dovuto dare nuova vita alle magioni dei Torlonia, mentre la casina andava incontro rapidamente alla rovina. Il 12 maggio 1989 una bimba di 11 anni morì mentre giocava tra le rovine della Serra Moresca, altra struttura Liberty coeva della casina delle Civette all’interno del parco. Due anni più tardi, proprio quando sembrava che i fondi per fare della casina il museo del Liberty fossero sbloccati, la maledizione toccò la residenza di Giovanni Torlonia. Per cause non accertate, il 22 luglio 1991 un incendio, alimentato dalle sterpaglie cresciute per l’incuria, mandò definitivamente in fumo i progetti di restauro.
Ma la civetta seppe trasformarsi in fenice, rinascendo dalle ceneri che l’incendio aveva generato. Dopo 8 miliardi di finanziamenti, sotto la guida della Soprintendenza capitolina per i Beni culturali, iniziò la lunga e complessa opera di restauro, durata dal 1992 al 1997. Per la seconda vita della Casina delle Civette, oggi aperta al pubblico come parte dei Musei di Villa Torlonia.
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Oltre quaranta parlamentari, tra cui i deputati di Forza Italia Paolo Formentini e Antonio Giordano, sostengono l’iniziativa per rafforzare la diplomazia parlamentare sul corridoio India-Middle East-Europe. Trieste indicata come hub europeo, focus su commercio e cooperazione internazionale.
È stato ufficialmente lanciato al Parlamento italiano il gruppo di amicizia dedicato all’India-Middle East-Europe Economic Corridor (IMEC), sotto la guida di Paolo Formentini, vicepresidente della Commissione Affari esteri, e di Antonio Giordano. Oltre quaranta parlamentari hanno già aderito all’iniziativa, volta a rafforzare la diplomazia parlamentare in un progetto considerato strategico per consolidare i rapporti commerciali e politici tra India, Paesi del Golfo ed Europa. L’Italia figura tra i firmatari originari dell’IMEC, presentato ufficialmente al G20 ospitato dall’India nel settembre 2023 sotto la presidenza del Consiglio Giorgia Meloni.
Formentini e Giordano sono sostenitori di lunga data del corridoio IMEC. Sotto la presidenza di Formentini, la Commissione Esteri ha istituito una struttura permanente dedicata all’Indo-Pacifico, che ha prodotto raccomandazioni per l’orientamento della politica italiana nella regione, sottolineando la necessità di legami più stretti con l’India.
«La nascita di questo intergruppo IMEC dimostra l’efficacia della diplomazia parlamentare. È un terreno di incontro e coesione e, con una iniziativa internazionale come IMEC, assume un ruolo di primissimo piano. Da Presidente del gruppo interparlamentare di amicizia Italia-India non posso che confermare l’importanza di rafforzare i rapporti Roma-Nuova Delhi», ha dichiarato il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea.
Il senatore ha spiegato che il corridoio parte dall’India e attraversa il Golfo fino a entrare nel Mediterraneo attraverso Israele, potenziando le connessioni tra i Paesi coinvolti e favorendo economia, cooperazione scientifica e tecnologica e scambi culturali. Terzi ha richiamato la visione di Shinzo Abe sulla «confluenza dei due mari», oggi ampliata dalle interconnessioni della Global Gateway europea e dal Piano Mattei.
«Come parlamentari italiani sentiamo la responsabilità di sostenere questo percorso attraverso una diplomazia forte e credibile. L’attività del ministro degli Esteri Antonio Tajani, impegnato a Riad sul dossier IMEC e pronto a guidare una missione in India il 10 e 11 dicembre, conferma l’impegno dell’Italia, che intende accompagnare lo sviluppo del progetto con iniziative concrete, tra cui un grande evento a Trieste previsto per la primavera 2026», ha aggiunto Deborah Bergamini, responsabile relazioni internazionali di Forza Italia.
All’iniziativa hanno partecipato ambasciatori di India, Israele, Egitto e Cipro, insieme ai rappresentanti diplomatici di Germania, Francia, Stati Uniti e Giordania. L’ambasciatore cipriota ha confermato che durante la presidenza semestrale del suo Paese sarà dedicata particolare attenzione all’IMEC, considerato strategico per il rapporto con l’India e il Medio Oriente e fondamentale per l’Unione europea.
La presenza trasversale dei parlamentari testimonia un sostegno bipartisan al rapporto Italia-India. Tra i partecipanti anche la senatrice Tiziana Rojc del Partito democratico e il senatore Marco Dreosto della Lega. Trieste, grazie alla sua rete ferroviaria merci che collega dodici Paesi europei, è indicata come principale hub europeo del corridoio.
Il lancio del gruppo parlamentare segue l’incontro tra il presidente Meloni e il primo ministro Modi al G20 in Sudafrica, che ha consolidato il partenariato strategico, rilanciato gli investimenti bilaterali e discusso la cooperazione per la stabilità in Indo-Pacifico e Africa. A breve è prevista una nuova missione economica guidata dal vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Tajani.
«L’IMEC rappresenta un passaggio strategico per rafforzare il ruolo del Mediterraneo nelle grandi rotte globali, proponendosi come alternativa competitiva alla Belt and Road e alle rotte artiche. Attraverso la rete di connessioni, potrà garantire la centralità economica del nostro mare», hanno dichiarato Formentini e Giordano, auspicando che altri parlamenti possano costituire gruppi analoghi per sostenere il progetto.
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