2023-03-20
Daniela Santanchè: «Basta stagioni, borghi sempre aperti»
Daniela Santanchè (Getty Images)
Il ministro: «Il nostro turismo deve essere attivo tutto l’anno. Puntiamo su fiere, sagre, cultura e eventi sportivi. Così riusciremo a stabilizzare il lavoro. Nel mondo tanta voglia di Italia. Io più sobria? Le istituzioni educano».Si racconta che il segretario particolare preoccupato ammonisse Camillo Cavour: «Eccellenza i repubblicani pretendono seggi in Parlamento». Il Cavour rispose: «Che vengano, si metteranno la cravatta!». Daniela Santanchè, ministro per il Turismo, fino a pochi mesi fa rappresentata come la pasionaria della destra, che in tv non disdegna la polemica, con un look molto deciso, affine a Dolce&Gabbana nello stile, da mesi ha un profilo sobrio: outfit severo, pochissime dichiarazioni, ancora più diluite presenze televisive. È di Cuneo e forse ha tenuto a mente la lezione di Cavour. Concede alla Verità una delle rare interviste e non si può che cominciare da lì.Ministro, perdoni l’entrata a gamba tesa, ma questa rivoluzione d’immagine, questa prossemica del tutto istituzionale, a cosa sono dovute?«Le istituzioni educano e bisogna avere rispetto del ruolo che si ricopre: quando si fa il ministro della Repubblica per forza si deve avere una certa postura. Le fasi della vita sono diverse e si deve avere rispetto dei canoni delle istituzioni. Cavour era un visionario e così io sono convinta che bisogna dire solo le cose che si sono fatte e lavorare tanto. Vuol dire parlare il meno possibile e non sprecare tempo: servirebbero giornate di 48 ore e mesi di 60 giorni. E bisogna studiare».È un mantra delle donne di destra essere «secchione»? Anche di Giorgia Meloni si dice che studia ogni documento…«Le donne sono secchione in generale, per natura e per obbligo. Anche a scuola le ragazze studiano di più. Sappiamo dalla nascita che dobbiamo lavorare il doppio. E noi di destra forse anche il triplo, ma ci riesce bene».Ministro ora parliamo di turismo, partendo dal ponte di Messina. Si fa: è una scommessa anche per lo sviluppo turistico del Sud?«Le infrastrutture sono fondamentali. La connettività non è solo quella di Internet, un luogo, un monumento non diventano prodotto turistico se non sono accessibili. La mobilità è un vantaggio competitivo indispensabile per il turismo e io sono contentissima quando si fanno strade, ferrovie, porti: ne abbiamo bisogno. Quanto al ponte sullo Stretto è una grande opera e per cinquanta anni gli italiani sono stati presi in giro con gli annunci: ora si fa con noi al governo e per il Sud, per il turismo, ma anche per l’ambiente, è fondamentale».Non è un luogo comune dire che lo sviluppo del Sud dipende dal turismo? Peraltro Time ha promosso Napoli tra le mete esclusive mondiali…«Vorrei che si capisse che siamo una penisola e abbiamo sul Tirreno e lungo l’Adriatico due autostrade del mare che dobbiamo sfruttare come mai si è fatto e con questo governo abbiamo finalmente un ministero del Mare. Il Mediterraneo è un’opportunità immensa e Napoli deve diventare l’hub del Mediterraneo. Va considerato che il turismo è prima di tutto occupazione. Ho fatto un tavolo con tutte le categorie e viene fuori che serve coprire subito 50.000 posti di lavoro. Lo scorso anno sono mancati 250.000 addetti. Nel turismo non ci sono le macchine per fare accoglienza. Certo sono lavori di sacrificio e passione perché non ci sono sabato e domenica, si lavora per le feste. Sto operando col ministro del Lavoro per una decontribuzione ampia per chi lavora in questo settore. Un primo passo l’ho fatto con la detassazione delle mance, ma bisogna andare oltre. Bisogna rendere conveniente lavorare nel e per il turismo».I giovani però si lamentano che il lavoro è solo stagionale…«Anche per questo è indispensabile la destagionalizzazione. Bisogna puntare sugli eventi, sulle manifestazioni sportive, sulle sagre e gli appuntamenti culturali dei borghi che sono la nostra ricchezza. Bisogna rilanciare le terme. Le abbiamo inventate noi e non è possibile che ci abbiano superato altre nazioni, ho in mente un grande rilancio del termalismo che oltretutto richiede una filiera di professionalità specifiche. Destagionalizzando si rende l’occupazione nel turismo stabile e qualificata». Ma c’è un serio problema di formazione. Come intende affrontarlo?«Non è nelle mie competenze dirette, sto lavorando con tutti i ministri per arrivare alla massima professionalizzazione nel turismo. Con il ministro Anna Maria Bernini operiamo per qualificare la formazione alta, non è possibile che la migliore università per il turismo stia in Svizzera. Dobbiamo lavorare sugli istituti tecnici e sui professionali. Credo che lì la sinistra abbia fatto i più gravi danni all’Italia. Quando ero ragazza io o andavi al liceo o non eri nessuno e la sinistra pensava che non servisse l’istruzione tecnica, è stata miope. Invece gli istituti tecnici hanno fatto grande l’Italia».Con i ministri Lollobrigida (Sovranità alimentare) e Sangiuliano (Cultura) state costruendo un pacchetto Italia?«Si, ma non solo con loro, anche con il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Abbiamo 80 milioni di italiani all’estero e dobbiamo riannodare i fili con la nostra cultura, le nostre tradizioni, con la Patria. Il turismo è prima di tutto scambio, incontro, noi dobbiamo ricostruire l’orgoglio italiano. Tutto il mondo desidera la nostra cucina, le nostre città d’arte, la moda, il design italiani. Dobbiamo costruire una postura degli italiani che quando vanno in giro per il mondo si fanno promotori del nostro Paese. Nel mondo c’è tanta voglia d’Italia. Basterebbe pensare che la nostra è la quarta lingua più studiata. O che il 55% dei superyacht sono costruiti in Italia. Abbiamo l’artigianato da promuovere e dobbiamo tener conto che il Covid ha cambiato la percezione del turismo: ora si chiede incontro e consapevolezza delle culture. Si chiedono percorsi lenti, esperienze rassicuranti e confortanti. E noi in questo siamo maestri».Abbiamo avuto fulgidi esempi di promozione sbagliata: dalla Netflix tricolore di Franceschini a Visit-Italia. Che intende fare?«Dobbiamo anche insieme agli assessori regionali che hanno ragione a promuovere le loro specificità far capire che abbiamo il terzo brand al mondo. E su quello dobbiamo lavorare. Vanno promossi il marchio e il sistema Paese. Un dato: ho fatto un bando per i 5.600 borghi italiani, da lì viene il 90% dei nostri prodotti agroalimentari di eccellenza, da lì viene uno stile di vita. Quello va promosso, va alimentato il desiderio d’Italia. Per esempio vorrei che la Rai con i canali esteri promuovesse l’Italia vera: quella dei cammini religiosi, dei borghi, che disegnasse itinerari con i treni storici, con le bici e i cavalli, che promuovesse l’andar lento attraverso cui scoprire l’Italia autentica. E così bisogna portare le nostre fiere all’estero. Tra pochi giorni c’è Vinitaly e io ci sarò con Lollobrigida, ma vorrei che il Vinitaly andasse nel mondo, così come il Salone del mobile, così come tutto quello che costituisce il brand e lo stile Italia».C’è anche l’Enit; che fa? Lo cambia?«Di sicuro, così com’è non mi piace e non funziona. Ci sto lavorando, ma finché non ho concluso il progetto non dico come».Lei ha anche una fetta di Pnrr da gestire, ma non sarà che noi abbelliamo l’Italia poi vengono gli stranieri e si comprano gli alberghi? «Ho fatto un bando da un miliardo e 380 milioni per l’ammodernamento di alberghi, strutture, per le terme, per l’efficientamento energetico. Il turismo è cambiato e chiede standard molto più elevati e le strutture vanno migliorate. Quanto agli stranieri io vorrei avere ancora di più capitali che investono in Italia: più For Season e più Mandarin. Puntare al target altissimo per riqualificare anche il basso. Però le gestioni devono essere italiane; lo stile e le professionalità italiane sono le migliori al mondo».Per recuperare manodopera bisogna puntare sugli immigrati?«E perché no? Abbiamo fatto il decreto flussi con una pianificazione triennale. Non è giusto che in Italia si arrivi solo illegalmente. Dobbiamo andare nei Paesi di origine, fare formazione anche insegnando l’italiano e poi far venire i collaboratori che ci servono. Sono molto contenta che Giorgia Meloni abbia riaperto i flussi, non si può gestire sempre e solo l’emergenza».Lei ha convinto Giorgia Meloni che il turismo è decisivo?«Non ho bisogno di convincerla. Giorgia Meloni ha sempre creduto nella centralità del turismo di cui è anche molto competente. Per le giunte regionali la prima casella che ha chiesto per Fratelli d’Italia è stata quella del turismo perché sa quanto è importante per il Pil, per il sostegno del made in Italy e lo sviluppo dei territori. Nella nostra visione quello del turismo è un ministero strategico».L’Europa però non rende la vita facile. Lei parla di borghi: come si fa a farli diventare green? E gli alberghi storici? E girare l’Italia con solo l’elettrico?«Una donna di destra è ambientalista nel Dna quindi non è in questione se bisogna o no occuparsi dell’ambiente. Qui serve buonsenso e mi dispiace, ma in queste scelte europee buonsenso non ce n’è. Si capisce che sono fatte da burocrati lontani dalla realtà. Con le case green che facciamo? Diciamo agli italiani pagate almeno 50.000 euro? Oppure li mandiamo a piedi perché l’elettrico non è la risposta? Se dobbiamo adeguare gli edifici cominciamo con quelli pubblici. Poi cerchiamo le soluzioni senza intaccare la nostra identità. Ma ho un sospetto: il semaforo sugli alimenti, la polvere di grilli, le auto a pila e via discorrendo, ho come l’impressione che questa Europa proprio amica dell’Italia non sia. Noi ci dobbiamo battere per un’Europa diversa e più forte che abbia in comune la difesa, la politica estera, l’esercito e che sia l’Europa delle nazioni e non delle imposizioni».Domanda delle cento pistole: come andrà il turismo quest’anno?«Alla grandissima. Già l’invernale è andato oltre le attese. Ci aspettiamo una grande stagione. L’Italia è tornata e noi faremo in modo che si sviluppi sempre di più».