
La pentastellata rientra alla Link, dove è assunta dalla società di gestione guidata dalla compagna dell'uomo che ha ospitato il prof in fuga. In passato lavorò per un ente satellite che si occupava anche di sicurezza privata.La Russia nel destino. Ieri per la tesi di laurea in scienze politiche (luglio 1994, «Problemi e prospettive dello sviluppo del settore agroindustriale della Russia», voto 106/110) oggi per la tempesta che sta scuotendo l'università dove è tornata a lavorare, smessi i panni di ministro della Difesa. La traiettoria della carriera di Elisabetta Trenta incrocia in diversi punti gli snodi strategici del Russiagate, la spy story che vede coinvolti il collega docente Joseph Mifsud e il mondo dei doppiogiochisti di Stato che avrebbero offerto materiale mail compromettente, attribuito a Hillary Clinton, all'entourage di Donald Trump in vista delle presidenziali Usa del 2016. Dal curriculum vitae dell'esponente cinquestelle - finita sott'attacco per aver mantenuto la disponibilità del super appartamento ministeriale, non più assegnato a lei ma al marito - scopriamo infatti che dal maggio 2015 è assunta a tempo indeterminato (part time) dalla «Gem spa Global management education - società di gestione dell'università Link campus Roma» che dovrebbe essere la stessa società (ma la Trenta parla di una Spa e non, correttamente, di una Srl) su cui sta indagando la guardia di finanza per un misterioso aumento di capitale da 9 milioni di euro concordato con una società maltese, la Suite Finance Scc Plc. Di cui è rappresentante legale il senese Simone Rossi, a sua volta sott'inchiesta - come rivelato dal nostro giornale - a Spoleto per una storia di presunti finanziamenti truffa a imprenditori umbri. La Gem è una creatura di Vanna Fadini, compagna di Alessandro Zampini, l'uomo che ha ospitato il fuggiasco Mifsud nel suo appartamento di Esanatoglia (Marche) a fine 2017, e collaboratrice dell'ex ministro Dc Vincenzo Scotti di cui detiene anche fiduciariamente quote della stessa sigla. La Fadini ha ruoli di responsabilità in una mezza dozzina di società gemmate dall'ateneo romano come la Link international srl di cui è socio (35 per cento) proprio Joseph Mifsud. Nella Global educational management la Trenta ha ricoperto l'incarico di «responsabile dei progetti speciali» e di docente e direttore scientifico (2015-2017) del «master per la pubblica amministrazione per l'European fund managers» oltre che di «coordinatrice didattica e vicedirettore del master in intelligence and security». Risale, invece, più indietro nel tempo (1997) il rapporto di lavoro tra l'ex ministra grillina e un'altra società della galassia Link campus university, la Sudgest Aid scarl. Anch'essa con Vanna Fadini amministratore e consigliere Achille Patrizi, che ritroviamo socio della Gem. La Trenta ne è stata dirigente negli anni in cui - con Vincenzo Scotti sottosegretario alla Farnesina - fioccavano appalti e commesse da milioni di euro da parte di enti legati alla cooperazione internazionale e al complesso mondo della sicurezza. Come quelli per finanziare la ricerca nel settore petrolifero per gli italiani in Argentina o ancora per formare i nuovi addetti della Pubblica amministrazione in Iraq o per rendere più efficiente la tracciabilità dei richiedenti asilo nello Yemen. La Sudgest Aid scarl - che è un ente non profit con un capitale sociale di 50.000 euro e sede nello stesso quartier generale dell'università, in Via del Casale di San Pio V- ha ottenuto fondi cospicui anche per incrementare la redditività nel settore della carne in Perù e per insegnare ai tunisini come sviluppare le piccole e medie imprese del Sahara e, infine, per migliorare il grado di autonomia della magistratura egiziana. Peccato però che molti di questi lavori siano oggi impossibili da recuperare e da studiare causa sparizione del sito web da Internet. Nel 2012, come ha scritto la Repubblica, la cooperativa a responsabilità limitata ha vinto pure una gara da 500.000 euro per «incoraggiare il disarmo dei combattenti libici». La Sudgest Aid risulta però aver ingaggiato anche il contractor Gianpiero Spinelli, che arruolò i quattro italiani rapiti in Iraq e liberati dopo l'uccisione di Fabrizio Quattrocchi nel 2004, per recuperare i missili terra-aria che erano stati trafugati dagli arsenali di Gheddafi e che rappresentavano l'incubo delle agenzie di intelligence di mezza Europa. Progetto poi naufragato non senza polemiche e sostituito, sempre con la supervisione dell'ente no profit - da un contratto per l'addestramento di 130 miliziani iracheni a cui affidare la sorveglianza delle zone archeologiche del Paese infestato dalle bande terroristiche di Al Qaeda prima e del Califfato poi. La Sudgest Aid è partecipata da quattro società: Tree srl, Geocart spa, Consedin spa e Società per la gestione della Link campus university of Malta srl (capitale sociale 1 milione di euro interamente versato). Che, a sua volta, è controllata per il 97 per cento dalla «Sistina 23 srl». Amministratore della Società per la gestione della Link campus university è Pasquale Russo, direttore generale dell'Ateneo romano e socio «occulto» della Gem insieme a Vincenzo Scotti. Un gioco dell'oca di nomi e ragioni sociali che s'incastrano uno nell'altro come insidiose matrioske.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





