2022-09-28
Dalla Castelli alla Vezzali a Nobili. Nomi roboanti senza lo strapuntino
Da sinistra: Luciano Nobili, Valentina Vezzali, Laura Castelli (Ansa)
A fondo i fedelissimi di Luigi Di Maio. Tra i dem restano fuori Andrea Marcucci, Stefano Ceccanti e Filippo Sensi.Si sapeva che, con 200 parlamentari in meno, queste elezioni sarebbero state un bagno di sangue mai visto prima. Nonostante ciò, l’esclusione per molti non è stata meno dolorosa, soprattutto per chi era convinto, forse perché troppo fiducioso nei sondaggi, di avere la poltrona già pronta a Montecitorio o Palazzo Madama. E così, dopo il primo giro di psicodrammi a cui si è assistito nelle ultime ore, è giunto il momento della seconda ondata di disperazione di quelli che - almeno per il momento perché in politica non si sa mai - dovranno dire addio o quanto meno rinviare l’appuntamento col Palazzo. La lista di nomi roboanti rimasti senza strapuntino si è dunque allungata, dopo che i dati sono divenuti più certi, e per qualcuno il dolore è insostenibile, perché nelle ore immediatamente successive alla chiusura dei seggi aveva magari creduto di essersi salvato.Abbiamo già ampiamente trattato il caso del «Principe dei trombati» Luigi Di Maio, autore di una rovinosa performance al collegio uninominale di casa della sua Napoli, il quale ha trascinato con sé fuori dalla politica che conta un manipolo di fedelissimi, come il suo sottosegretario Manlio Di Stefano, l’ex-ministra Lucia Azzolina e la sottosegretaria Laura Castelli, il cui nome in un primo momento non figurava nella black list. E molto si è detto del Pd e degli errori di Enrico Letta, che non a caso si presenterà dimissionario al prossimo congresso. A un clima gia agitato dovuto alle polemiche in sede di formazione delle liste, si è aggiunta una manciata di esclusioni che fanno rumore, come quella dell’ex-capogruppo al Senato di provenienza renziana Andrea Marcucci, che in un primo momento sembrava essersi salvato, ma che purtroppo per lui va a fare compagnia al costituzionalista Stefano Ceccanti, che già aveva avuto modo di manifestare il proprio malumore per la problematica collocazione in lista, a Monica Cirinnà, e a Emanuele Fiano, sconfitto nettamente da Isabella Rauti a Sesto San Giovanni. Escluso anche Filippo Sensi, deputato del Pd e storico portavoce di Francesco Rutelli, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Tornando a Roma, il ritorno del centrodestra nella Capitale continua a mietere vittime illustri: dopo l’estromissione di Emma Bonino, che ha chiesto il riconteggio dei voti ottenuti da +Europa nella quota proporzionale dove per poche migliaia di suffragi il partito è rimasto sotto la soglia di sbarramento del tre per cento, spicca nel Terzo Polo l’esclusione del responsabile romano di Azione Luciano Nobili, che si aggiunge così alla compagna di partito, ex-ministra e fedelissima renziana Teresa Bellanova. Arrivando a Forza Italia, ha destato un certo stupore la mancata elezione di Valentina Vezzali, olimpionica della scherma, sottosegretario uscente con delega allo Sport, già parlamentare montiana ai tempi di Scelta Civica e recentemente convertita al berlusconismo nel tentativo di rientrare alla Camera, che però si è rivelato infruttuoso. Nelle sue Marche, infatti, i voti ottenuti da Fi nel proporzionale non sono stati sufficienti per farle scattare il seggio nel listino. Sempre in Forza Italia, risulta escluso anche il responsabile Sanità del partito e vicepresidente della Camera Andrea Mandelli, sconfitto di misura a Milano dall’highlander centrista Bruno Tabacci, unico eletto di Impegno civico e pronto ad affrontare la sua settima legislatura da parlamentare. Chissà se un giorno anche lui assaporerà il gusto beffardo della «trombatura».
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