2020-09-27
Dal reddito alla cassa integrazione un anno e mezzo di disastri dell’Inps
L'assegno caro ai pentastellati erogato pure ai pregiudicati (e per Tito Boeri, metà va agli evasori); il sito in tilt sui 600 euro agli autonomi; i ritardi nel sussidio ai disoccupati. Il presidente è strapagato per sbagliare tutto. Se fosse un computer avrebbe sempre la stessa schermata. Quella che compariva all'esercito di italiani che il 31 marzo si collegò al sito dell'Inps per chiedere i 600 euro, finiti anche a parlamentari, spacciatori e killer della mafia. Pasquale Tridico, il microchip con il ciuffo, non si ferma a questi spiacevoli dettagli. Il raddoppio di stipendio fa comprendere al Paese una volta per tutte anche il famoso principio di Peter: «In una gerarchia si tende a salire di grado fino al proprio livello massimo di incompetenza». Raymond Hull, che lo elaborò nel 1969, non era un economista ma un umorista.Ora tutti si lamentano per l'incedere sgangherato del presidente, custode dei 235 miliardi di contributi di aziende e lavoratori (un Recovery fund all'anno gestito da uno Schettino di terraferma). Ma lui non ha mai barato e neppure si è mai nascosto. E se il reddito di cittadinanza finisce nelle case di 101 boss della 'ndrangheta, se l'Inps perde 5,5 miliardi, se a giugno 400.000 lavoratori non avevano ancora incassato tutta la cassa integrazione, se l'istituto rischia 5.000 cause legali per cambi di mansione e non è mai stato così impopolare, la colpa non è sua. Ma dei leader grillini che lo hanno inventato andandolo a cercare sulla spiaggia di Brighton.Tridico si forma lì, fra spume bianche e architettura Regency, dove ottiene il master in Economia nel 2003, upgrade che gli consente di valorizzare la laurea in Scienze politiche e di fregiarsi del titolo di economista keynesiano secondo la moda del momento. Pur non rendendosene conto, anche oggi applica il motto più celebre del maestro: «A medio termine saremo tutti morti». Quando torna sale in cattedra all'Università di Roma Tre, approdo prestigioso per il ragazzo del Sud (nato 45 anni fa a Scala Coeli, Cosenza) che vanta un passato nella Federazione giovani comunisti, una tesi di laurea sulla ex Jugoslavia e una prodigiosa memoria per i testi di Francesco De Gregori. Negli ultimi due anni i rigori li ha sbagliati tutti.Per la carriera è decisivo l'incontro con un Luigi Di Maio al quale mostra alcuni testi scritti in inglese; l'altro si impressiona e lo nomina consigliere permanente. Al varo del Conte 1, l'ex steward del San Paolo gli chiede di diventare sottosegretario al Lavoro, ma Tridico ha un sogno postmarxista nel cassetto: reintrodurre l'articolo 18. E poiché nel programma di governo l'ideona non passa per il catenaccio leghista, lui si smarca e comincia a elucubrare quel mostro economico-sociale che ha nome reddito di cittadinanza. Approfondisce anche gli studi sulle diseguaglianze di reddito e con il gesto di ieri dimostra con coerenza che si possono ampliare senza alcun merito: basta essere burocrati d'alto livello. I critici gli contestano di avere capito poco di John Maynard Keynes e di continuare a confondere assistenza e politiche occupazionali. Ma lui tira dritto e nel maggio 2019 conquista la poltrona dell'Inps. Da Palazzo Wedekind vede le finestre di Di Maio a Palazzo Chigi e può perfino salutarlo con deferenza. Nei mesi di lockdown riesce a mettere insieme più gaffe del suo mentore agli Esteri, ma già prima aveva lasciato il segno inventando il camper dell'Inps. Non per tornare a Brighton in campeggio ma per cercare nelle periferie italiane chi non vuole il reddito e offrirglielo. Quando i media scoprono che il sussidio premia anche pregiudicati e malviventi, Tridico si pavoneggia: «Non mi aspettavo un successo così grande». L'ex presidente Tito Boeri lo gela: «Metà del reddito va agli evasori». Lui replica nel merito: «Castronerie». Durante il lockdown dà il meglio di sé. Il governo vara il decreto con i 600 euro di primo aiuto ai lavoratori autonomi; a lui sembra brutto distribuirli a pioggia così li distribuisce a caso. «Dal primo aprile li avranno tutti», promette. Ovviamente è uno scherzo, il click day del 31 marzo è un fallimento, il sistema costato 100 milioni va in tilt, finisce che il commercialista di Aosta compili format con i dati dell'agricoltore di Barletta. Il presidente incolpa gli hacker, poi si accorge dell'insostenibile sciocchezza e cambia strategia: «Abbiamo avuto problemi nella gestione degli accessi digitali». Fedele al dogma grillino del dire oggi il contrario di ciò che si farà domani, in aprile lancia l'allarme: «Ci sono i soldi per pagare le pensioni solo fino a maggio». Panico. Dopo una notte insonne per le urla di Giuseppe Conte al telefono, rettifica con lo stesso tono napoleonico: «L'Inps ha tutta la liquidità necessaria per far fronte ai bonus e alle indennità». Bisogna riconoscere che l'impassibilità da monsieur Hulot è di teatrale grandezza. Quando l'esecutivo vara il bonus asilo nido, Tridico riesce a complicare a tal punto la procedura che l'istituto rifiuta centinaia di domande alle famiglie perché «devono essere compilate dai titolari». Vale a dire da bambini di due anni. La popolarità scende ai minimi termini, bisogna reagire. Allora inventa la campagna: «Scattatevi un selfie». Riguarda i 25.000 dipendenti esterrefatti, che ricevono una mail con l'invito di farsi una fotografia in mascherina per mostrare agli italiani che stanno lavorando per loro senza risparmiare energie.Il colpo finale arriva in giugno quando le casse integrazioni continuano ad essere anticipate dagli imprenditori. L'Inps è in grave ritardo, i vertici sembrano i marinai sul vascello fantasma, ma il numero uno crede di avere individuato i responsabili del disastro. «Molte aziende non riaprono per pigrizia e opportunismo». Invece di ringraziare le piccole imprese, gli artigiani, i commercianti - tessuto connettivo del Paese - che si sobbarcano l'onere di sostituire lo Stato, li prende a schiaffi. L'uscita crea sconcerto, nessuno ha più voglia di scherzare. Si fa largo l'ipotesi che Tridico sia proprio incapace. L'opposizione chiede le dimissioni e lo stesso premier Conte è costretto ad ammettere con un eufemismo: «Sono fortemente insoddisfatto». Il malumore serpeggia anche negli uffici dove per la prima volta i dipendenti alzano la voce: «Il presidente dovrebbe registrare i rapporti con i media. Fa affermazioni che non possono essere rispettate». Puro marketing a cinque stelle. Una catastrofe. Fino al corto circuito finale: mentre si scopre che gli assassini di Willy Monteiro Duarte percepiscono il Reddito, lui si raddoppia lo stipendio. Error 504 permanente. Spegni e riaccendi, ma non succede niente. Un giorno luminoso il figlio del welfare disse: «Senza lo stato sociale avrei fatto il lavapiatti in Germania o forse, con un po' di fortuna, il cameriere caposala». I danni sarebbero stati minori.
(Ansa)
L'ad di Cassa Depositi e Prestiti: «Intesa con Confindustria per far crescere le imprese italiane, anche le più piccole e anche all'estero». Presentato il roadshow per illustrare le opportunità di sostegno.
Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)