2019-11-20
Dal gruppo Toto 7 milioni ai renziani. L’accusa: «È finanziamento illecito»
Dal Riesame sospetti sui soldi all'avvocato Alberto Bianchi, già capo della fondazione Open, e al guru della Leopolda, Patrizio Donnini. Per i giudici si tratta di operazioni «dissimulatorie».La Verità ci aveva visto giusto. L'inchiesta sui fondi del gruppo Toto destinati al Giglio magico ha portato alla contestazione da parte dei pm di Firenze anche del finanziamento illecito alla politica. Ieri sono diventate pubbliche le motivazioni con cui i giudici del Tribunale del Riesame il 7 ottobre hanno bocciato la richiesta dei difensori dell'avvocato Alberto Bianchi di annullare il sequestro di alcuni apparecchi elettronici sottratti al proprio assistito, già ex presidente della fondazione renziana Open. E si è scoperto che al già noto capo di imputazione di traffico di influenze va aggiunto anche quello di finanziamento illecito. Il primo reato (che attualmente viene punito con pene sino a 4 anni e mezzo di reclusione) implica la presenza di un pubblico ufficiale, ma le carte emerse sinora non hanno ancora permesso di individuare il nome del personaggio politico presso il quale Bianchi avrebbe agito da facilitatore per conto dei Toto; in compenso le toghe indicano più volte la destinataria del presunto finanziamento illecito (reato punito con pene sino a 4 anni): la fondazione Open di cui Bianchi era rappresentante legale, un'associazione che nel tempo ha sostenuto l'attività politica di Matteo Renzi. Dunque anche per i pm fiorentini, come per quelli milanesi e romani, alcune fondazioni non sarebbero altro che strumenti per finanziare la politica.Al centro delle indagini toscane ci sono flussi di denaro importanti, superiori ai 7 milioni di euro, soldi che dalle aziende del gruppo Toto sarebbero finiti sui conti correnti di due renziani doc come Bianchi e Patrizio Donnini, uno degli organizzatori delle prime Leopolde con la sua agenzia di comunicazione Dot media. I magistrati che hanno dovuto giudicare la legittimità dei sequestri a carico dell'avvocato Bianchi hanno accostato i pagamenti effettuati al legale (quasi 3 milioni di euro) ai 4,3 milioni ricevuti da Donnini, sempre dal gruppo Toto. Una cifra monstre di cui avevano parlato due diverse fonti alla Verità e che l'imprenditore Alfonso Toto avrebbe svelato allo stesso Bianchi in un incontro a Cortina lo scorso Ferragosto: «Milioni all'uomo della Leopolda dati da Toto per il Giglio magico» avevamo titolato in prima pagina lo scorso 1 novembre. Nel pezzo avevamo calcolato la consistenza del tesoretto: «Una lunga teoria di dazioni che dentro al Giglio magico hanno quantificato a spanne in circa 4 milioni di euro». Più meno la stessa cifra che compare nelle motivazioni dei giudici. Donnini per ora è accusato ufficialmente solo di appropriazione indebita e autoriciclaggio, ma non si può escludere che anche a lui possa essere contestato il finanziamento illecito.Le toghe evidenziano come le operazioni di trasferimento di denaro a Bianchi e quelle successive alla Open «appaiono dissimulatorie di trasferimento diretto di denaro da “Toto costruzioni generali" a “Fondazione Open"». Bianchi il 12 settembre 2016 aveva elargito 200.838 euro in favore della fondazione Open e 200.000 al Comitato nazionale per il sì al referendum costituzionale. I magistrati ricordano che l'avvocato, un mese prima di quelle donazioni, e precisamente il 5 agosto, grazie ai «rapporti molto intensi» con il gruppo Toto, aveva incassato dalla società Costruzioni generali 801.600 euro. Soldi che sarebbero finiti sul conto personale di Bianchi che al 12 settembre 2016 «mostrava un saldo attivo pari a 1.096.550,35, formatasi proprio grazie al versamento effettuato dalla Spa “Toto costruzioni generali"». Con questi dati in mano i giudici arrivano alla seguente conclusione: «Dall'analisi temporale degli accrediti e degli addebiti sopra indicati emerge che i contributi volontari alla fondazione Open e al comitato referendario (entrambi orientati all'appoggio dell'attività politica di Matteo Renzi) erano stati elargiti utilizzando la provvista esistente sul conto di Bianchi Alberto». Insomma le elargizioni liberali dell'avvocato venivano effettuate con i fondi ricevuti dai costruttori abruzzesi. E che quei soldi possano nascondere un finanziamento illecito i magistrati lo deducono da una evidente contraddizione: Bianchi il 12 settembre invia i soldi alla Open a titolo «contributo volontario» e tra il 31 dicembre 2017 e il 28 febbraio 2018 li recupera con una causale diversa: «restituzione parziale prestito». In questo vorticoso giro di denaro, va ricordato che Bianchi nel 2016 aveva fatturato alla Toto Costruzioni generali altri 1.966.640 euro «quale pagamento di prestazioni professionali».Non è finita. Le toghe, pur dovendo esprimersi sulla vicenda Bianchi, notano «la singolare coincidenza per cui nello stesso periodo di tempo» in cui veniva finanziato Bianchi, anche Donnini attraverso tre società (la Pd consulting, la Dot media e la Immobil green) «aveva ricevuto una consistente somma di denaro (4.356.768,20 euro) in parte con operazioni di compravendita di quote societarie effettuate dalla Immobil green prive di valide ragioni economiche e in effetti dissimulatorie di un mero trasferimento di denaro». Inoltre i giudici evidenziano che la sua Dot media tra il 2012 e il 2016 aveva ricevuto pagamenti dalla Fondazione Open per 289.592 euro e per 122.000 euro dal Comitato per il sì al referendum costituzionale. In sostanza, mentre Bianchi sembra fare beneficenza alle associazioni renziane, Donnini offre ad esse prestazioni lavorative a pagamento. Ma entrambi mungono la mammella del gruppo Toto e lo fanno attraverso operazioni considerate «dissimulatorie». Per tutto questo il Tribunale ritiene sussista «il fumus dei reati contestati» e confermano la regolarità dei sequestri ai danni di Bianchi, a cui sono stati portati via un Iphone 6s, un Ipad pro12, un ipod, un computer e la cartella Spadoni (dal nome di un commercialista fiorentino) prelevata dal pc della segretaria dell'indagato.Nelle motivazioni il Riesame ricorda che la Fondazione Open «aveva organizzato l'ormai tradizionale manifestazione tenutasi nell'autunno alla Stazione Leopolda di Firenze, a sostegno dell'attività politica svolta nel corso degli anni da Matteo Renzi» e che «aveva aveva ricevuto contribuiti, anche per importi assai rilevanti, da persone fisiche e società». I giudici citano pure i 25.000 euro, già svelati dalla Verità, arrivati dalla Renexia Spa del gruppo Toto e poi tutte le altre somme erogate a Bianchi e Donnini. Per le toghe i sequestri erano giustamente motivati dall'esigenza di «verificare nel dettaglio la natura dei rapporti economici dell'indagato con il gruppo Toto», ma anche quella dei rapporti di Bianchi con la fondazione e della fondazione con Donnini. L'impressione è che l'inchiesta non si limiterà a valutare i soli finanziamenti provenienti dalla holding abruzzese, ma che verificherà anche quelli giunti da altri eventuali mecenati. Siamo di fronte a un'indagine che nei prossimi mesi potrebbe fare molto rumore, soprattutto per il suo convitato di pietra, al secolo Matteo Renzi.
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