2024-10-02
Dal biglietto al panino. Così la Nord faceva 1,5 milioni in un anno
A San Siro valanghe di nero, perfino sui concerti. I compagni di tifo erano polli da spennare. Andrea Beretta collabora coi magistrati.C’è una montagna di soldi che ruota intorno al secondo anello verde di San Siro, storico avamposto della Curva Nord dell’Inter. Nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere i vertici della tifoseria interista (come quelli del Milan) non si parla d’altro che di come gestire «la contabilità», come spartirsi i soldi, ma anche di come scoprire chi ha sottratto fondi creando ammanchi da centinaia di migliaia di euro. Secondo i magistrati la gestione della curva altro non è altro che «una macchina per produrre soldi». La vita da capo ultrà di sicuro conviene. Gli incassi potevano arrivare anche a 1 milione e mezzo di euro l’anno, per di più con una parte in nero, grazie alla gestione di biglietti, merchandising (magliette e gadget) e dei parcheggi intorno allo stadio, non solo durante le partite ma anche in occasione dei concerti. Poi questi soldi vanno divisi. C’è chi prende di più, chi di meno. Ci sono quelli da versare alla ‘ndrangheta. Ma ci sono anche quelli che entrano dalla finestra da chi ha in mano gli appalti dei parcheggi. Non è facile far quadrare i conti. E ci sono dei rischi. Che gli ex capi nerazzurri Vittorio Boiocchi e Antonio Bellocco, entrambi morti ammazzati, hanno scontato sulla loro pelle. Del resto a controllare i profitti è niente meno che la ‘ndrangheta, che grazie a Bellocco comanda e decide. In una conversazione del 25 luglio del 2023, il capo della Nord Marco Ferdico parla proprio con Bellocco della situazione contabile. Ci sono dei sospetti su possibili buchi. L’indiziato numero uno è Andrea Beretta - detto «Berro» - ora in carcere proprio per l’omicidio di Bellocco. Il 25 luglio, a un paio di settimane dalla finale di Champions tra Inter e Manchester City, sono proprio Bellocco e Ferdico a «spiegare» alle forze dell’ordine che li ascoltano le varie voci di entrata e uscita del bilancio della curva. «[…] 20.000 più o meno. Quindi per sette mesi sono 140.000 euro, 530 in tutto [...]. Paninaro stadio mi sono dimenticato: 13. Se tu hai paninaro stadio, gruppi, Festa a San Siro e la bancarella dello stadio, minimo con questo qua hai fatto 650.000 euro» si dicono i due capi della curva dell’Inter. «Scrivi scrivi… magliette, cappellini, felpe. Vuol dire che fa il doppio... senza contare che i giubbotti li vende a 120 euro. […] Apriamo un negozio a Milano. Lo gestisco io. Ti faccio vedere come ti faccio guadagnare 300.00 euro all’anno, con questo online, che tu non sei buono a mandarlo avanti». Bellocco ha dei sospetti su Beretta. «Perché è impossibile che hai fatto i soldi del black e dove sono i soldi del pulito», spiega al compagno di stadio. «Tu hai detto questi qua sono soldi del nero [...]. E i soldi del pulito dove sono? Hai speso 100.000 euro di coreografie, dove sono gli altri 200.000? Hai fatto 1,5 il guadagno (1 milione e mezzo di euro, ndr). Perché qualcuno lo vendi al triplo, qualcuno lo vendi al doppio, vuol dire che hai fatto 1,5 minimo». Bellocco è categorico con Ferdico: «Dove cazzo sono andati a finire ‘sti soldi? O mi porti i guadagni, o vuoi che andiamo a vedere nero su bianco tutte le entrate e tutte le uscite». Oppure andiamo «dal mio commercialista poi ti faccio fare il buco di culo quadrato. [...] Così gli devi dire…».Il problema è che il commercialista di Bellocco è proprio la sua famiglia collegata alla ‘ndrangheta, che controlla anche i profitti. È uno dei fratelli di Bellocco ad avvertirlo persino della mancanza di 1.500 euro dal totale. Durante la conversazione si scopre che la famiglia calabrese vorrebbe intervenire per sistemare le cose. Un passaggio che diventa di interesse investigativo su quanto avverrà un anno dopo, quando Beretta ucciderà a coltellate Bellocco fuori da una palestra di Cernusco sul Naviglio. «Berro» aveva capito di avere una taglia sulla testa. D’altra parte, i sospetti di Ferdico e dello stesso Bellocco su di lui avevano portato i due persino a usare un hacker per entrare nella contabilità di We Are Milano, marca di vestiti e merchandising vario di cui si occupavano Beretta e la compagna. Avevano un negozio a Pioltello per la distribuzione dei prodotti ufficiali dell’Inter e avevano depositato il marchio «CN69». Ora Beretta si trova in carcere a Opera e, a quanto apprende La Verità, avrebbe cominciato a collaborare con la magistratura, venendo così escluso da tutto il resto dei tifosi in arresto. Anche su merchandising e magliette la curva voleva avere l’ultima parola. È Beretta a impegnarsi per fermare i «magliettari» fuori dallo stadio, cioè quelli che vendono magliette non originali, persino durante i concerti, come quello dei Coldplay dello scorso anno. Facevano concorrenza ai titolari delle bancarelle ambulanti regolarmente presenti allo stadio. «Dobbiamo schiacciarli come scarafaggi», dice Beretta. Ma oltre ai soldi da magliette, paninari e parcheggi ci sono quelli che arrivano dalle creste sui biglietti che vengono dati dalla società Inter. Come noto proprio Ferdico aveva insistito persino sull’allenatore Simone Inzaghi per ottenere più tagliandi in vista della finale di Istanbul. Dopo averne avuti 1.500, grazie anche alla mediazione del presidente Beppe Marotta, il 6 giugno il gruppo della Nord si ritrova a casa di Bellocco per discutere della divisione delle quote degli introiti derivanti dagli affari della curva. Nei dialoghi si parla della spartizione dei guadagni tra i membri del direttivo e dei conteggi. Ferdico spiega di voler riconoscere 5.000 euro a Debora Turriello, «addetta alla vendita dei biglietti per la Curva Nord». E poi continua. «Allora stagione calcistica: 265.000 fatti, puliti! 5.000 euro glieli ho dati a Debora per tutto il lavoro che ha fatto, perché hanno speso di stampanti, di cose». Poi aggiunge a Bellocco come avrebbero suddiviso i 260.000 euro costituenti l’avanzo degli incassi della stagione (al netto di quelli correlati alla Champions), precisando che 90.000 euro sarebbero stati suddivisi in parti uguali tra lui, Bellocco e un non precisato «Lungo». Spiega di avere a casa altri 50.000 euro, di cui bisognava dare una parte a Mauro Nepi, per farlo stare zitto. Alla fine, anziché dargliene 35.000, gliene consegneranno 25. Anche gli ultras a volte sono oculati nelle spese.