
L'ex nunzio ha detto il vero: una lettera della Segreteria di Stato dimostra che il caso del cardinale gay era noto a Roma da anni.Una data precisa e le circostanze presenti nel memoriale dell'ex nunzio negli Stati Uniti Carlo Maria Viganò trovano una conferma schiacciante. E non si tratta di un particolare minore. La lettera di denuncia sul conto di Theodore McCarrick scritta - secondo Viganò - il 22 novembre 2000 dal padre domenicano Boniface Ramsey, «a richiesta del compianto nunzio [negli Stati Uniti] Montalvo», ha trovato conferma in un'altra lettera partita direttamente dagli uffici del Vaticano. Come ha raccontato Viganò, in quella comunicazione del 2000 padre Ramsey, «che era stato professore nel seminario diocesano di Newark dalla fine degli anni '80 fino al 1996, afferma che era voce ricorrente in seminario che l'arcivescovo [McCarrick] “shared his bed with seminarians", invitandone cinque alla volta a passare il fine settimana con lui nella sua casa al mare. Ed aggiungeva di conoscere un certo numero di seminaristi, di cui alcuni furono poi ordinati sacerdoti per l'arcidiocesi di Newark, che erano stati invitati a detta casa al mare ed avevano condiviso il letto con l'arcivescovo».Ebbene venerdì sera, 7 settembre 2018, il Catholic News Service ha pubblicato sul Web la foto di una lettera datata 11 ottobre 2006, firmata dall'allora arcivescovo (oggi cardinale) Leonardo Sandri in qualità di sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato vaticana, e indirizzata proprio a Ramsey. In quella missiva Sandri, attualmente prefetto della congregazione per le Chiese orientali, chiedeva al padre domenicano informazioni su un prete dell'arcidiocesi di Newark che aveva studiato al seminario dell'Immacolata Concezione e che era in lizza per un posto in un ufficio del Vaticano. Attenzione però, perché nel testo la Segreteria di Stato faceva riferimento esplicito alla lettera che Ramsey aveva scritto nel 2000: «Chiedo», scriveva Sandri nel 2006, «con particolare riferimento alle gravi questioni che riguardano alcuni studenti del seminario dell'Immacolata Concezione, che lei nel novembre 2000 ha portato confidenzialmente all'attenzione dell'allora nunzio apostolico negli Stati Uniti, il defunto arcivescovo Gabriel Montalvo».Padre Ramsey ha confermato al Catholic News Service di avere effettivamente ricevuto la lettera dell'11 ottobre 2006 e ha specificato che la sua «lettera del 22 novembre 2000 parlava di McCarrick e non accusava i seminaristi di nulla: accusava McCarrick». Il motivo per cui Sandri nel 2006 non facesse riferimento diretto all'ex arcivescovo di Washington ma solo a «questioni serie che coinvolgono» seminaristi, dice oggi Ramsey, probabilmente è che le accuse contro il prelato erano ritenute «troppo sensibili».A questo punto l'affermazione di Viganò secondo la quale la Segreteria di Stato è a conoscenza del caso McCarrick almeno dal 2000, data della missiva di Ramsey, è provata. «L'ufficio che allora ricoprivo», scrive l'ex nunzio nel memoriale pubblicato dalla Verità, «non fu portato a conoscenza di alcun provvedimento preso dalla Santa Sede dopo quella denuncia del nunzio Montalvo alla fine del 2000, quando Segretario di Stato era il cardinale Angelo Sodano». Altre denunce sarebbero poi arrivate dal nunzio Pietro Sambi, successore di Montalvo, trasmesse al cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone nel 2006, raccogliendo una memoria di accusa contro McCarrick da parte del sacerdote Gregory Littleton della diocesi di Charlotte. Peraltro Viganò, che all'epoca lavorava in Segreteria di Stato, il 6 dicembre 2006 dice di aver scritto una appunto e di avrlo consegnato ai suoi superiori, ma di non aver mai ricevuto risposta. Il cardinale Sodano è stato Segretario di Stato fino al settembre 2006, poi è subentrato Bertone. E il dossier su McCarrick giacente alla congregazione dei vescovi? Esiste? Viganò è convinto di sì, al punto di averlo citato esplicitamente nel suo colloquio con papa Francesco del 23 giugno 2013. «McCarrick com'è?», chiese il Papa a Viganò. «Santo Padre», dice di aver risposto l'ex nunzio, «non so se lei conosce il cardinale McCarrick, ma se chiede alla congregazione per i vescovi c'è un dossier grande così su di lui. Ha corrotto generazioni di seminaristi e di sacerdoti e papa Benedetto gli ha imposto di ritirarsi ad una vita di preghiera e di penitenza».Tre Segretari di Stato, Sodano, Bertone e Pietro Parolin, hanno avuto per le mani notizie sulla condotta scorretta dell'allora arcivescovo e poi cardinale (infine ex cardinale) Theodore McCarrick. La lettera di Sandri è una prova in tal senso. E i papi? Ce ne sono tre in ballo: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Del primo non sappiamo se e cosa gli sia stato comunicato dall'allora Segretario di Stato Sodano. Benedetto XVI, secondo Viganò, avrebbe comminato (probabilmente nel 2009) sanzioni «segrete» e «informali» a McCarrick che però vennero disattese dal cardinale globetrotter ben inserito a livello internazionale e politico. E Francesco? Viganò sostiene che sapesse almeno dal 2013, eppure McCarrick scorazzava libero di qua e di là dal Tevere con rinnovato attivismo, definendosi anche grande elettore di papa Bergoglio.Poi ci sono gli attori minori. Il nunzio Montalvo e il sucessore Sambi, che avevano in mano le denunce di Ramsey dal 2000, dopo aver avvisato Roma non avevano mai avvertito nessuno negli Stati Uniti? E l'ausiliare di McCarrick a Washington dal 2001 al 2006, il cardinale Kevin Farrell, e il cardinale Donald Wuerl, successore di McCarrick nella capitale Usa, tuttora titolare dell'arcidiocesi, non hanno mai sentito niente sulla passione del loro mentore per i seminaristi? Il silenzio, per quanto nobile, non può più essere considerato una risposta.
Bill Emmott (Ansa)
Giannini su «Rep» favoleggia di un mondo parallelo di complotti neri, mentre sulla «Stampa» Emmott minimizza il video manipolato di The Donald. Quando giova ai loro obiettivi, indulgono su bavagli e odio.
S’avanza la Cosa Nera. Un orrore primordiale simile all’It evocato da Stephen King, entità oscura che stringe la città di Derry nelle sue maligne grinfie. Allo stesso modo agiscono le «tenebre della destra mondiale» descritte ieri su Repubblica da Massimo Giannini, che si è preso una vacanza dal giornalismo per dedicarsi alla narrativa horror. E ci è riuscito molto bene, sceneggiando una nuova serie televisiva: dopo Stranger Things ecco Populist Things. Una narrazione ambientata in un mondo parallelo e totalmente immaginario in cui «populisti e estremisti deridono le istituzioni democratiche, avvelenano i nostri dibattiti, traggono profitto dalla paura». Un universo alternativo e contorto in cui «gli autocrati possono spacciare le loro verità alternative a community scientemente addestrate a un analfabetismo funzionale coerente con lo spirito del tempo».
Maurizio Landini (Ansa)
- Aumentano gli scontenti dopo il divorzio dalla Uil. Ma il leader insiste sulla linea movimentista e anti Meloni In vista di elezioni e referendum è pronto a imporre il fedelissimo Gesmundo come segretario organizzativo.
- Proteste contro l’emendamento che chiede di comunicare 7 giorni prima l’adesione.
Lo speciale contiene due articoli.
Da mesi, chi segue da vicino le vicende del sindacato e della politica economica del Paese si pone una domanda, se vogliamo banale: ma è possibile che di fronte alla trasformazione della Cgil in una sorta di movimento d’opposizione al governo, ai continui no rispetto a qualsiasi accordo o contratto di lavoro che possa coinvolgere la Meloni e a cospetto di un isolamento sempre più profondo, non ci sia nessuno che dall’interno critichi o comunque ponga qualche domanda a Maurizio Landini?
2025-11-16
Borghi: «Tassare le banche? Sostenibile e utile. Pur con i conti a posto l’Ue non ci premierà»
Claudio Borghi (Ansa)
Il senatore della Lega: «Legge di bilancio da modificare in Aula, servono più denari per la sicurezza. E bisogna uscire dal Mes».
«Due punti in più di Irap sulle banche? È un prelievo sostenibilissimo e utile a creare risorse da destinare alla sicurezza. Le pensioni? È passato inosservato un emendamento che diminuisce di un mese l’età pensionabile invece di aumentarla. La rottamazione? Alla fine, anche gli alleati si sono accodati». Claudio Borghi, capogruppo della Lega in commissione Bilancio del Senato e relatore alla legge di bilancio, sciorina a raffica gli emendamenti di «bandiera» del suo partito con una premessa: «Indicano una intenzione politica che va, poi, approfondita». E aggiunge: «Certo, la manovra avrebbe potuto essere più sfidante ma il premier Giorgia Meloni non ha fatto mistero di volerci presentare nella Ue come i primi della classe, come coloro che anticipano il traguardo di un deficit sotto il 3% del Pil. Io, però, temo che alla fine non ci daranno alcun premio, anche perché, ad esempio, la Bce ha già premiato la Francia che ha un deficit superiore al nostro. Quindi, attenti a non farsi illusioni».
Roberto Fico (Ansa)
Dopo il gozzo «scortato», l’ex presidente della Camera inciampa nel box divenuto casa.
Nella campagna elettorale campana c’è un personaggio che, senza volerlo, sembra vivere in una sorta di commedia politica degli equivoci. È Roberto Fico, l’ex presidente della Camera, candidato governatore. Storico volto «anticasta» che si muoveva in autobus mentre Montecitorio lo aspettava, dopo essere stato beccato con il gozzo ormeggiato a Nisida, oggi scaglia anatemi contro i condoni edilizi, accusando il centrodestra di voler «ingannare i cittadini». «Serve garantire il diritto alla casa, non fare condoni», ha scritto Fico sui social, accusando il centrodestra di «disperazione elettorale». Ma mentre tuona contro le sanatorie, il suo passato «amministrativo» ci racconta una storia molto meno lineare: una casa di famiglia (dove è comproprietario con la sorella Gabriella) è stata regolarizzata proprio grazie a una sanatoria chiusa nel 2017, un anno prima di diventare presidente della Camera.






