2024-10-06
Ue e Cina pensano al tetto all’import. «Dai dazi danni all’agroalimentare»
Luigi Scordamaglia (Ansa)
Si cerca un prezzo minimo a vettura. Luigi Scordamaglia (Filiera Italia): «Meglio negoziare». Il ribaltone sperato dal governo di Pechino non c’è stato ma ugualmente l’Europa esce a pezzi sul tema dei dazi alle auto elettriche cinesi. Il voto finale conteggia dieci voti a favore (fra cui Italia e Francia), cinque astenuti e dodici astensioni fra cui spiccano quelli di Germania e Spagna, che a luglio aveva votato a favore ma, dopo un viaggio di Pedro Sánchez a Pechino, ha cambiato posizione. Un voto così frammentato impone la ricerca di una ricomposizione che eviti una guerra commerciale. Una posizione condivisa, ovviamente, dai mercati finanziari. Dice Laurent Denize , capo degli investimenti della banca d’affari franco-tedesca Oddo Bhf: «L’introduzione di dazi punitivi potrebbe danneggiare i settori dipendenti dalle esportazioni, come la produzione automobilistica, soprattutto in Europa». Dopo il voto di venerdì, la Commissione europea ha fatto sapere di essere impegnata in una trattativa per trovare una soluzione «nel rispetto delle regole dell’Organizzazione del commercio mondiale (Wto)».Una posizione condivisa da ministro Adolfo Urso quando auspica che «si arrivi a una soluzione condivisa: siamo contrari a ogni ipotesi di guerra commerciale». Un portavoce del ministero del Commercio cinese fa sapere che «i team tecnici di entrambe le parti stanno negoziando un accordo su un prezzo flessibile e stanno facendo tutto il possibile per raggiungere un’intesa prima che l’Ue prenda una decisione definitiva sui dazi». Il tempo a disposizione, però, non è moltissimo. Senza fatti nuovi la Commissione europea, alla scadenza del 30 ottobre, renderà i dazi definitivi.C’è una soluzione attualmente sul tavolo, che sarebbe quella dei prezzi minimi volontari per annullare l’eccessivo effetto dei sussidi statali. Per rendere più incisivo il provvedimento si potrebbe aggiungere anche un tetto annuale alle importazioni. Si tratta di un’opzione di cui si discuteva fin dall’inizio delle indagini, che ora torna d’attualità per lo stringere dei tempi, e per la volontà delle parti di trovare un accordo ed evitare lo scontro commerciale. Secondo i cinesi, i prezzi minimi renderebbero non necessari i dazi ma, dal lato europeo, ci sono forti preoccupazioni su due punti centrali: le modalità di applicazione del prezzo minimo e, soprattutto, sull’individuazione del soggetto deputato a decidere, per i vari marchi, quanto i sussidi possano aver influito nel ribassare i prezzi di vendita. I diversi marchi cinesi, infatti, sono soggetti a dazi differenti, tanto più alti quanto più alti sono i vantaggi ottenuti dal governo e considerati sleali in ottica di mercato.La questione assume particolare rilevanza vista la posizione assunta dal governo tedesco, che si oppone ai dazi temendo ripercussioni per le sue aziende, che hanno interessi in Cina.Dopo il voto non sono mancate le reazioni. Innanzitutto dalla Cina dove il Gruppo Geely (proprietario tra gli altri di Volvo, Polestar e Lotus) ha espresso il suo disappunto per le decisioni assunte dalla Ue. Nettamente contrario ai dazi è Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia, secondo cui l’intervento è «un errore»: «Siamo stufi che sia sempre il settore agroalimentare a pagare il conto», dice Scordamaglia , «è successo con i dazi di Donald Trump sull’Airbus, è successo con le sanzioni russe: adesso è inaccettabile che succeda ancora con i dazi minacciati sui nostri formaggi. Si negozi invece di fare la voce grossa a fronte di una sostanziale debolezza negoziale».
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