2020-01-16
«Repubblica» svela il suo odio:
Salvini va cancellato
I censori del «truce», che accusano di fomentare la violenza, giocano sporco sullo stop ai decreti sicurezza. E ci marciano.Che cosa sarebbe successo se io avessi aperto la prima pagina della Verità con un titolo a caratteri cubitali con scritto «Cancellare Zingaretti»? Beh, come minimo sarebbero arrivati i carabinieri a consegnarmi un avviso di garanzia per istigazione allo Zingaretticidio. Di sicuro dalla stampa, dai partiti di sinistra e financo dalle sardine - che sebbene in natura siano mute, da settimane parlano senza tregua su giornali e in tv - sarebbero piovute condanne di ogni tipo e di certo si sarebbero mossi i guardiani dell'Ordine dei giornalisti, quelli che ti convocano per ogni virgola fuori posto e pretendono di insegnare anche alla Treccani come si debba scrivere una parola. Sì, ne sono certo, sarebbe successo un putiferio e qualche simpatico collega avrebbe raccolto online le firme per farmi bandire dalla professione, come già ha provato a fare in passato.Io però non ho aperto il giornale strillando: «Cancellare Zingaretti». In compenso Repubblica, noto quotidiano dei buoni sentimenti, da sempre specializzato nella difesa dei diritti, colonna portante della società civile che si contrappone a quella incivile e rozza di centrodestra, ha titolato «Cancellare Salvini». Per opporsi alle leggi volute dall'ex ministro dell'Interno e alle sue idee «pericolose» in tema di immigrazione, il quotidiano diretto da Carlo Verdelli non ha trovato di meglio che questa sintesi di pensiero. Dovendo titolare un'intervista al capogruppo del Pd Graziano Delrio sui decreti Sicurezza, il giornale non si è limitato a dire che quelle leggi devono essere cambiate, come sostiene l'ex ministro dei Trasporti. Né ha riportato le testuali parole di Delrio, il quale a domanda risponde che si devono accogliere le modifiche suggerite dal presidente della Repubblica, scrivendo una nuova legge sull'immigrazione. No,Repubblica non mette nel titolo le legittime critiche dell'esponente del Pd, ma sintetizza il tutto con un «Cancellare Salvini». Non «Cancellare i decreti Salvini» o «la Salvini». Il quotidiano dice proprio che bisogna cancellare lui, il capo del partito che non piace al giornale ex debenedettiano. Certo, gli esegeti del pensiero democratico e progressista diranno che il senso era chiaro, che leggendo poi l'intervista non si poteva equivocare, e dunque non esiste alcun incitamento all'odio come pensa Salvini e men che meno si propugnava la cancellazione fisica del capo della Lega. Ma a leggere il titolo si capisce proprio così. Quelli che si lamentano per il linguaggio truce dell'ex ministro dell'Interno, che lo accusano di fascismo e di razzismo un giorno sì e l'altro anche, hanno stampato in prima pagina un perentorio invito a cancellare una persona.Ora, tornando alla Treccani (magari all'Ordine dei giornalisti non piace, ma sarebbe consigliabile che i colleghi ne facessero buon uso), il verbo cancellare deriva dal latino «chiudere con un cancello». Già questo non è un bel proposito da esprimere sul quotidiano dell'amore universale. Ma a leggere i diversi usi che si possono fare di cancellare si trova anche di peggio. Oltre a «coprire con tratti di penna o in diverso modo», che è il meno, per estensione può anche significare altro, «cioè far scomparire e perfino uccidere o annientare», se vi si aggiunge o si sottintende «dalla faccia della terra», per non parlare poi di «ripulire» quando si tratti di qualche cosa che non va.Sì, insomma, scrivere che bisogna cancellare Salvini, come è stato stampato sulla prima pagina di Repubblica, non vuol dire che si intende modificare una legge fatta da Salvini e ritenuta sbagliata, ma nel migliore dei pensieri che lo si vuole far svanire. Che i colleghi del quotidiano di Verdelli volessero fare un titolo che forzasse la mano anche a Delrio (il quale criticava i decreti Sicurezza), andando oltre le sue frasi, lo si capisce dal fatto che non hanno usato le virgolette. Hanno fatto invece una sintesi originale di ciò che ha detto il capogruppo del Pd, il quale non parla mai di cancellare le leggi, anche se il giornalista che lo intervista vorrebbe strappargli un sì. E in effetti ne è uscito un titolo forte, anzi urlato. Naturalmente immaginiamo che a Repubblica negheranno qualsiasi cattiva intenzione nei confronti di Salvini, professando la loro buona fede. E alla fine saranno pure creduti. Anzi, si dichiareranno loro vittime di aggressione per le critiche subite. Con un po' di aiuto dei guardiani della professione forse spunterà anche un premio per la libertà di stampa. Perché, come scrive sotto ogni articolo Carlo Verdelli, «La Repubblica si batterà sempre in difesa della libertà di informazione, per i suoi lettori e per tutti coloro che hanno a cuore i principi della democrazia e della convivenza civile». Applausi.
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