2021-08-01
Da «il Pd fa il palo» a «Lega pistolera». Fine del cessate il fuoco Salvini-Letta
L'ex ministro attacca il segretario dem: «Sulla giustizia copre il sabotatore Conte». La replica: «Linguaggio degno dei suoi consiglieri armati». Alessia Morani diserta la festa del Carroccio, che sfotte: «Adesso scappate?»Non è un'aria propriamente serena quella che tira nella maggioranza. E infatti, neanche a dirlo, è scoppiato l'ennesimo (accesissimo) scontro tra Matteo Salvini ed Enrico Letta. Era l'altroieri quando il leader del Carroccio aveva espresso dal Papeete un giudizio particolarmente aspro sul segretario del Pd, definendolo «palo» di Giuseppe Conte in un'opera di «sabotaggio» ai danni del governo. «È una banderuola che non controlla il suo partito», aveva aggiunto il segretario leghista. Parole che non sono state state digerite dal diretto interessato. «Sì, questo è il linguaggio con il quale probabilmente sei abituato a parlare con i tuoi consiglieri facili di pistola, Adriatici a Voghera o Aronica a Licata», ha scritto ieri il capo del Nazareno su Twitter, rivolgendosi al rivale. Una posizione fatta propria da ampi settori del Pd. «Letta palo di Conte sabotatore? Il leader della Lega usi questo linguaggio coi suoi amici facili di pistola e con le piazze no vax. Il Papeete evidentemente continua a dargli alla testa», hanno dichiarato a pappagallo fonti del Nazareno interpellate dall'Ansa. «Salvini più volte ha sabotato Draghi e il governo. Noi tutti abbiamo dato un contributo a migliorare la riforma della giustizia», hanno aggiunto. Reazioni dure sono arrivate anche da singoli esponenti, a partire dalla capogruppo dei senatori democratici al Senato, Simona Malpezzi, che ha accusato Salvini di usare un «linguaggio da far west», mentre il presidente della commissione Lavoro della Camera, Romina Mura, ha parlato di «aggressione personale a Enrico Letta». «La smetta Salvini di fare da palo ai suoi troppi esponenti che vanno in giro con le pistole», ha dal canto suo ribadito il deputato dem Walter Verini. «Salvini, in evidente difficoltà nel suo stesso partito, non trova di meglio che sfornare falsità e usare toni inaccettabili verso il Pd e il suo segretario», ha dichiarato la capogruppo dem alla Camera, Debora Serracchiani. Parole severe sono pervenute anche dalla deputata piddina Alessia Morani, che ha annullato la propria partecipazione alla festa della Lega. «Il governo ha approvato il green pass e la Lega va nelle piazze contro. Chi boicotta chi?», ha twittato. Secca la replica del Carroccio. «Spiace per le polemiche del Pd: avremmo accolto con piacere l'onorevole Alessia Morani… Non vorremmo che Letta passasse dal fare il palo a Conte a uomo in fuga», ha dichiarato il segretario della Lega Romagna, Jacopo Marrone. Insomma, il clima all'interno della maggioranza non sembra esattamente quello dei tempi migliori. Ricordiamo, d'altronde, che questo nuovo scontro si sia di fatto verificato subito dopo il raggiungimento del difficile compromesso sulla riforma della giustizia in Consiglio dei ministri. E, proprio in quel frangente, va sottolineato che Pd e Movimento 5 stelle avessero nuovamente giocato di sponda, irritando non poco le forze di centrodestra. Se è quindi probabile che la giustizia abbia costituito la causa scatenante dell'alterco, è al contempo plausibile ritenere che questa baruffa vada in realtà inserita in un contesto più ampio. Le parole di Salvini possono infatti essere state dettate da svariate motivazioni. In primo luogo, lo stesso Letta non si è mostrato in passato troppo tenero nei confronti dell'avversario-alleato: basti ricordare che, appena due settimane fa, lo aveva accusato apertamente di omofobia sulla questione del ddl Zan. Non è quindi escludibile che il leader del Carroccio abbia voluto rendergli pan per focaccia. In secondo luogo, si scorge forse una questione di natura più strutturale. Soprattutto dopo che alcuni esponenti del Carroccio hanno preso parte alle manifestazioni di protesta contro il green pass, Salvini vuole probabilmente ribadire la propria fedeltà all'esecutivo, puntando al contempo il dito contro un Pd che, al netto delle dichiarazioni di facciata, non esita talvolta ad assumere posizioni quantomeno ambigue in termini di tenuta della maggioranza. Una posizione, quella dem, aggravata proprio dalla linea, fortemente auspicata da Letta, di apertura ai grillini. Del resto, nonostante il capo del Nazareno non faccia che ribadire la propria fedeltà a Draghi, è improbabile che il premier veda troppo di buon occhio la convergenza giallorossa. Non foss'altro perché Draghi non può ovviamente ignorare il fatto che l'ex avvocato del popolo abbia ancora il dente avvelenato a causa della defenestrazione da Palazzo Chigi. Ecco che allora, con le sue parole, Salvini vuole sottolineare al premier la vicinanza di Letta ai grillini, lanciando magari al contempo un segnale distensivo all'ala più governista della stessa Lega (che negli scorsi giorni ha mostrato qualche sintomo di malumore). Senza poi contare che, rimarcando la sponda Letta-Conte, il leader del Carroccio potrebbe anche puntare a creare fibrillazioni nello stesso Pd, soprattutto alla luce del fatto che le aree di tendenza renziana non abbiano mai digerito la mano tesa al Movimento 5 stelle. Infine, al di là dei battibecchi tra gli schieramenti interni alla maggioranza, c'è un ulteriore dato, più generale, da tenere in considerazione. Martedì prossimo scatterà infatti il semestre bianco e il capo dello Stato non potrà quindi più sciogliere le Camere. Un elemento che, secondo molti, spingerà i partiti di governo ad alzare ulteriormente il livello dello scontro. Quanto si è verificato negli ultimi giorni sulla giustizia e nel (già di per sé tormentato) rapporto Salvini-Letta potrebbe insomma essere soltanto l'antipasto del clima che si registrerà nei prossimi mesi.
Richard Gere con il direttore di Open Arms Oscar Camps (Getty Images)
Mahmoud Abu Mazen (Getty Images)
(Guardia di Finanza)
I Finanzieri del Comando Provinciale di Varese, nell’ambito di un’attività mirata al contrasto delle indebite erogazioni di risorse pubbliche, hanno individuato tre società controllate da imprenditori spagnoli che hanno richiesto e ottenuto indebitamente oltre 5 milioni di euro di incentivi per la produzione di energia solare da fonti rinnovabili.
L’indagine, condotta dalla Compagnia di Gallarate, è stata avviata attraverso l’analisi delle società operanti nel settore dell’energia elettrica all’interno della circoscrizione del Reparto, che ha scoperto la presenza di numerose imprese con capitale sociale esiguo ma proprietarie di importanti impianti fotovoltaici situati principalmente nelle regioni del Centro e Sud Italia, amministrate da soggetti stranieri domiciliati ma non effettivamente residenti sul territorio nazionale.
Sulla base di tali elementi sono state esaminate le posizioni delle società anche mediante l’esame dei conti correnti bancari. Dall’esito degli accertamenti, è emerso un flusso finanziario in entrata proveniente dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), ente pubblico responsabile dell’erogazione degli incentivi alla produzione di energia elettrica. Tuttavia, le somme erogate venivano immediatamente trasferite tramite bonifici verso l’estero, in particolare verso la Spagna, senza alcuna giustificazione commerciale plausibile.
In seguito sono state esaminate le modalità di autorizzazione, costruzione e incentivazione dei parchi fotovoltaici realizzati dalle società, con la complicità di un soggetto italiano da cui è emerso che le stesse avevano richiesto ad un Comune marchigiano tre diverse autorizzazioni, dichiarando falsamente l’installazione di tre piccoli impianti fotovoltaici. Tale artificio ha consentito di ottenere dal GSE maggiori incentivi. In questi casi, infatti, il Gestore pubblico concede incentivi superiori ai piccoli produttori di energia per compensare i maggiori costi sostenuti rispetto agli impianti di maggiore dimensione, i quali sono inoltre obbligati a ottenere l’Autorizzazione Unica Ambientale rilasciata dalla Provincia. In realtà, nel caso oggetto d’indagine, si trattava di un unico impianto fotovoltaico collegato alla stessa centralina elettrica e protetto da un’unica recinzione.
La situazione è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Roma, competente per i reati relativi all’indebita erogazione di incentivi pubblici, per richiedere il sequestro urgente delle somme illecitamente riscosse, considerati anche gli ingenti trasferimenti verso l’estero. Il Pubblico Ministero titolare delle indagini ha disposto il blocco dei conti correnti utilizzati per l’accredito delle somme da parte del GSE e il vincolo su tutti i beni nella disponibilità degli indagati fino alla concorrenza di oltre 5 milioni di euro.
L’attività della Guardia di Finanza è stata svolta a tutela del corretto impiego dei fondi pubblici al fine di aiutare la crescita produttiva e occupazionale. In particolare, l’intervento ispettivo ha permesso un risparmio pari a ulteriori circa 3 milioni di euro che sarebbero stati erogati dal GSE fino al 2031 alle imprese oggetto d’indagine.
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