2019-02-21
Da Foggia a Porto Recanati lo Stato torna a vincere sotto il segno della ruspa
In Puglia smantellata una baraccopoli, nelle Marche giro di vite all'hotel House. Mentre la sinistra fa sfoggio di buone intenzioni, Matteo Salvini riporta la legalità concreta.Creano strade di montagna, puliscono il greto dei fiumi, scavano gallerie e stazioni della metropolitana. Sollevano polvere e sono ineleganti, ma in questa stagione italiana sono diventati sinonimo di legalità, o almeno di una politica che vorrebbe definirne il perimetro a favore dei cittadini: sono i D9RC Caterpillar, i Komatsu, i Trevi Benne, altrimenti noti come ruspe. E cominciano a funzionare quasi all'unisono, come ieri a Borgo Mezzanone in provincia di Foggia, dove sono comparse per radere al suolo parte della baraccopoli e abbattere immobili abusivi (un'officina, un capannone e un bar) utilizzati per ogni tipo di attività illecite dai clandestini, soprattutto prostituzione e spaccio di droga.Il luogo era fuori controllo, abitato da duemila migranti abbandonati a sé stessi da anni, lasciati in balia di malavita e caporalato, manovalanza a basso costo nei campi. Ieri all'alba, in quel porto franco di proprietà dell'Aeronautica militare dove la legalità e lo Stato si guardavano bene dal farsi vivi, duecento uomini fra polizia, carabinieri, guardia di finanza ed esercito hanno organizzato un blitz per dare una spallata all'illegalità. L'operazione, disposta dal gip del tribunale di Foggia su richiesta della procura, si chiama «Law and Humanity» per coniugare la legge con la dignità, le regole, i diritti quotidianamente calpestati. «Il sequestro non riguarda immobili o baracche adibiti ad abitazione», spiega un comunicato della Procura, ma ha una finalità più profonda: «Stroncare attività illecite, spezzare il circuito fra criminalità, sfruttamento delle persone e mancato riconoscimento dei diritti umani. È possibile coniugare l'accoglienza dei migranti con il rispetto della legalità e della dignità umana».L'ex pista è un esempio del fallimento della politica delle baraccopoli. Qui la gente vive in condizioni di assoluto degrado circondata da tutti i pericoli possibili, al di là della criminalità. Perché abitare in catapecchie realizzate con materiali infiammabili, rifornirsi di energia con cavi volanti che lambiscono pozze d'acqua, riscaldarsi con bombole a gas, significa rischiare un incendio e la vita in continuazione, dentro la routine quotidiana. Con i cumuli di rifiuti alla porta. Uno scenario disumano. Accogliere per poi far finta di non vedere tutto ciò non è misericordia. Così servono anche le ruspe. Dopo sei anni di parole al vento dei governi di centrosinistra e di proliferare della malavita autoctona e d'importazione, le ruspe hanno un loro rumoroso senso. Nel ghetto di Borgo Mezzanone - 165 ettari tra Foggia e Manfredonia, vicino al Cara - ci sono voluti due incendi con feriti e un morto (l'extracomunitario Bakary Seka del Gambia) per cambiare passo e adeguarsi alla strategia ruggente di Matteo Salvini. «Borgo Mezzanone chiude entro l'anno», ha detto a Bari il vicepremier «come chiuderanno il Cara di Mineo, San Ferdinando, come abbiamo chiuso Bagnoli, Castelnuovo. Stiamo mantenendo gli impegni presi grazie anche al lavoro delle forze dell'ordine. Quanto la Cara di Foggia, obiettivo è svuotarlo, prosciugarlo. Ad oggi gli sbarchi sono stati 225 a fronte dei 5000 dell'anno scorso e se riusciamo a mantenere questi numeri le domande saranno dimezzate».Comincia a farsi largo l'idea che non sia importante la percezione della legalità, ma la legalità vera. Nello stesso momento dell'operazione foggiana, all'hotel House di Porto Recanati vicino a Macerata, un altro scandaloso spicchio di Italia extraterritoriale, 40 carabinieri hanno suonato il campanello. E per la prima volta dopo anni, nel falansterio di 17 piani occupato da 1700 residenti ufficiali, con 480 appartamenti abitati da 32 etnie diverse africane e mediorientali, è entrato lo Stato. «C'è l'Arma in pressing», scrivono i siti locali. A pochi giorni dal sequestro di mezzo chilo di eroina, sono stati messi i sigilli a una discarica abusiva con carcasse di elettrodomestici e automobili, sono state denunciate quattro persone ed è stato portato a termine un intervento per stroncare l'attività di spacciatori appartenenti alla mafia nigeriana. Numerosi clandestini sono stati portati in caserma per l'identificazione. L'Hotel House è un sinistro e fatiscente condominio, un ghetto diventato simbolo delle fallimentari politiche di integrazione dove accoltellamenti, regolamenti di conti, roghi di auto e ragazzi morti di overdose hanno fatto fuggire da tempo i residenti normali. In quel luogo estremo a poche centinaia di metri dalle spiagge, recentemente sono stati ritrovati anche resti di cadaveri.Mentre in città come Torino da anni si discute di improbabili censimenti nei santuari del degrado e dello spaccio, altrove il cigolio dei cingoli otterrebbe un successo bipartisan. Come il Cara di Mineo, come l'ex pista di Foggia, come la baraccopoli di San Ferdinando a Reggio Calabria dove quattro giorni fa in un incendio è morto il giovane senegalese Moussa Ba, anche l'hotel House viene definito «un inferno da spegnere e poi risanare» da destra e sinistra. Con la differenza che il Pd si limita a individuare nuove linee di principio, mentre il Salvini lancia sfide più concrete. «Renderemo la vita impossibile ai criminali e ai balordi», promette. E avvia le ruspe. Come si diceva negli spaghetti western, è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo.