2023-03-04
Naufragio di Cutro, la Guardia costiera vuole querelare «Fatto» e «Domani»
Sia Frontex che l’autorità marittima ribadiscono: «Si trattava di un’operazione di polizia, la nave non sembrava in emergenza».Nonostante le polemiche, e le accuse degli ultimi giorni dopo la tragedia di Steccato di Cutro, la Guardia costiera continua a svolgere il suo lavoro, più che mai complesso anche perché le condizioni del mare sono difficili in questi giorni. Nella notte di ieri ha soccorso 211 migranti che sono stati salvati mentre tentavano di raggiungere le coste italiane. Le motovedette Sar Cp 324 e Cp 303 sono intervenute in zona Sar (search and rescue) italiana per poi fare rotta verso il porto di Lampedusa, «dove i naufraghi sono giunti in sicurezza, tra cui anche il presunto scafista, poi affidato alle forze di polizia». Il comando generale delle Capitanerie di porto e le operazioni «sono risultate particolarmente complesse per le condizioni meteo-marine avverse, il numero elevato di persone a bordo e le condizioni precarie dell’imbarcazione alla deriva, che iniziava a imbarcare acqua». Il salvataggio della scorsa notte è una risposta alle accuse piovute in queste ore sul corpo statale, che dipende dal ministero dei Trasporti e che si occupa della sicurezza in mare. Tanto che, a quanto apprende La Verità, la Guardia costiera avrebbe intenzione di querelare per diffamazione i quotidiani Domani e il Fatto per le ricostruzioni del dramma del 26 febbraio. L’autorità marittima, che nel 2022 ha salvato quasi 60.000 persone e nel 2023 già 9.000, si sarebbe rivolta all’avvocatura dello Stato per difendere la propria reputazione, cosa mai accaduta nella storia. Del resto le accuse di aver lasciato morire i migranti, non sono accettabili né tollerabili per il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. «Faccio un appello a certa politica e a certo giornalismo: limitate la polemica alla politica e ai palazzi parlamentari, non coinvolgete pezzi di Stato di cui siamo orgogliosi. Perché gli uomini e le donne della Guardia costiera anche stanotte erano per mare soccorrendo, salvando e portando in sicurezza», ha ribadito ieri Salvini. D’altra parte, chi ha responsabilità in tutta questa vicenda sono senza dubbio gli scafisti che hanno deciso di affrontare il mare in condizioni pessime, in un tratto di costa privo di approdi. Ma anche Frontex potrebbe dover chiarire la sua posizione, anche perché, come ha già riportato il nostro giornale, il sistema di rilevamento europea aveva evidenziato il fatto che ci fosse una sola persona sul ponte superiore e di come la barca galleggiasse bene. Nel team Multipurpose Aereal Surveillance di Varsavia, infatti, all’interno del Frontex Situation Center, dove arrivano le immagini del velivolo Eagle 1 che monitora le cose, c’è anche un rappresentante dei diritti umani della stessa Frontex che ha il compito di promuovere «la piena applicazione dei diritti soggettivi delle persone viste dai sistemi di bordo e delle procedure applicate». Quando arrivano le immagini delle imbarcazioni vengono valutate dal team di esperti. Nella notte tra il 25 e 26 febbraio, la segnalazione è quella di un’ «imbarcazione» che non viene «ritenuta in una condizione di emergenza» e dove «la presenza di migranti è solamente presunta, infatti il dispositivo ha come obiettivo l’avvistamento di imbarcazioni dirette verso il territorio europeo adibiti a qualsiasi traffico illecito (droga, immigrazione, traffico di carburante ecc). Viene evidenziato che il natante è di possibile interesse per le conseguenti attività di law enforcement, viene avvistata a bordo una sola persona in coperta e vengono comunicati gli elementi cinematici del mezzo diretto verso le coste nazionali».La procura di Crotone ha aperto un fascicolo per fare luce sulla macchina dei soccorsi di quella maledetta notte, ma non ci sono indagati né ancora un’ipotesi di reato. Nel frattempo, però, i carabinieri hanno iniziato a raccogliere documenti e registrazioni audio su quanto avvenuto quella notte. Tra questi c’è anche la relazione della Guardia costiera che aveva assegnato alla barca Summer Love con a bordo 180 migranti il codice «Ev. Imm. 533/2023». Nella relazione c’è il racconto, minuto per minuto, di quanto accaduto la notte tra il 25 e il 26 febbraio scorsi davanti alle coste di Cutro, nel crotonese. Nel testo emerge in modo chiaro come la Guardia costiera abbia seguito passo per passo quanto stava accadendo. «Ore 23.37», si legge, «la Guardia di finanza di Vibo Valentia contattava la Capitaneria di porto di Reggio Calabria chiedendo se fossero a conoscenza della segnalazione dell’Eagle 1 precisando che si trattava di un’attività di polizia che stava seguendo la Gdf, la stessa precisava altresì che c’era una loro unità in mare (V5006), uscita da Crotone e pianificata sino alle ore 6 che avrebbe atteso l’arrivo del target. Mrsc Reggio Calabria manifestava la disponibilità ad avvisare Roccella e Crotone (sorgitori della Cp 321 e Cp 326) ma al telefono Roan Gdf precisava che per il momento “l’attività viene gestita” dalla Gdf». Così alle 23.39, si legge ancora nella relazione, «Mrsc Reggio Calabria (cioè il Centro di soccorso) riportava a Mrcc di Roma che erano state allertate le vedette Cp 321 (su Crotone) e Cp 326 (su Roccella) e veniva riferito che la Gdf aveva fatto sapere: di avere classificato l’operazione con “attività di polizia marittima”, che in mare c’era la V5006 pianificata fino alle 6 dell’indomani e che avrebbe atteso l’imbarcazione “sotto costa”, condizioni meteo marine permettendo». Era quindi un’attività di polizia, non di soccorso. Alle 3.48 la Guardia di finanza avvertiva che stava facendo rientro per le condizioni avverse, «ma che sarebbero state impiegate in caso di richieste di soccorso». In particolare, da quanto era emerso fino a quell’ora, «non c’erano elementi d criticità, anche perché era visibile una sola persona a bordo». Pochi minuti e la barca si sarebbe spezzata con 180 persone a bordo.
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