Il settore farmaceutico in Borsa è da sempre considerato una roccaforte. I motivi sono chiari: questo comparto soffre meno degli altri della volatilità, offre una certa stabilità nei dividendi e non è ciclico. Ciò significa che, trattando il bene più prezioso che abbiamo, la salute, riesce a offrire una buona marginalità anche in momenti di crisi. L'unico vero punto a sfavore del mondo farmaceutico è quello legato alla politica. Può infatti accadere che l'arrivo di una nuova legge possa mettere il turbo o tarpare le ali al settore.
I timori per i titoli farmaceutici, di recente, sono stati alimentati ancora una volta da fattori quali l'agenda politica, i documenti normativi e i tweet del presidente americano Donald Trump, tutti indicanti in vario modo potenziali controlli sui prezzi da parte del governo statunitense.
In realtà gli investitori si sono dimostrati cauti circa il rischio di un intervento legislativo sul controllo dei prezzi dei farmaci (o su un'alternativa analoga sotto forma di ordini esecutivi o interventi delle agenzie statali), anche se questa intonazione negativa si è tradotta di fatto in un deflusso di capitali dal settore.
Per bilanciare, però, questo elemento negativo per il mercato, va detto che nel secondo semestre 2018 sono arrivati alla fase III (quella che precede la messa in vendita) importanti farmaci che promettono di smuovere le acque dei mercati americani ed europei. Prodotti contro la depressione post parto, la leucemia mieloide acuta recidivante, per l'abbassamento del colesterolo e per la lotta ad alcuni tumori. Tutti fattori che promettono di dare una mano alle quotazioni in Borsa.
A ogni modo, guardando con una prospettiva di lungo periodo, i grandi gruppi farmaceutici sono oggi tra i candidati migliori per prossimi rialzi, prospettati da una costante espansione delle spese mediche e da una domanda che si annuncia sempre crescente nei mercati globali del ventunesimo secolo.
Con queste premesse, non è un caso che gli strumenti di investimento focalizzati su questo settore non manchino. Molti colossi del risparmio gestito e molte reti di consulenti finanziari non vogliono infatti perdersi la succulenta fetta di commissioni in arrivo da questi prodotti.
Tra i titoli azionari Bb biotech è cresciuta di oltre il 55%. Ci sono poi le azioni di Novartis che nel 2018 hanno fatto particolarmente bene e che in tre anni hanno fruttato oltre l'11%.
Sono stati in grado di dare soddisfazioni agli investitori anche i fondi comuni o gli Etf che investono sul comparto farmaceutico.
L'Etf Invesco health care S&P Us selection in tre anni è cresciuto di otre il 21% (in un anno di oltre iI 17%). Bene anche il Bgf world healthscience che dal 2015 è salito del 15,2% e in 12 mesi di oltre il 17%.
Anche un altro Etf, il Lyxor msci world health care, è stato in grado di far felici i risparmiatori con un +11,43% in tre anni e una crescita del 14% in 12 mesi.
Insomma, quello del pharma, come chiamano il settore gli addetti ai lavori, si preannuncia come un comparto in crescita. Soprattutto perché le valutazioni di molti titoli sono ancora basse. E soprattutto ben lontane dai massimi del periodo 2016-2017. Inoltre, sono in molti ad attendersi importanti operazioni di fusione e acquisizione che potrebbero rafforzare ancora di più alcuni colossi del comparto.






