2024-09-01
Cuneo vieta l’alcol contro il degrado
Patrizia Manassero (Ansa)
Per mettere un freno a risse e caos, il sindaco del Pd porta il proibizionismo nella città piemontese. Il crack spacciato dagli stranieri nelle stesse zone, invece, resta «libero». Per onorare tardivamente la sua «estate militante», suggeriamo a Elly Schlein un pirotecnico comizio in piazza Galimberti, nella pulsante Cuneo. Non è stata la segretaria del Pd, poco prima della stagione torrida, ad attaccare la premier, Giorgia Meloni, perché «cancella la libertà delle persone»? Ebbene: è proprio nelle Langhe che si consuma l’ultimo attentato all’arbitrio. Con un crudele contrappasso, tra l’altro: nella terra del Barolo e del Barbaresco, la sindaca cuneese decide di proibire l’alcol, da mane a sera, in diverse zone della città. Solo che Patrizia Manassero è una fervente piddina. Un’ex senatrice, per giunta. Peggio ancora: il suo cuore ha sempre palpitato per Elly. Senza dimenticare che è pure la città di Chiara Gribaudo: deputata dem, fu coordinatrice nazionale dei comitati di Schlein, già sua coinquilina a Roma, dunque vice presidente del partito.Già, che peccato. Pensa se, invece, quella sindaca fosse stata una meloniana. Invece, no: è una piddina in purezza, come le uve da cui nascono quegli indimenticabili vini. La sua ordinanza dovrebbe servire a combattere l’emergenza sicurezza. Ci sono zone fuori controllo. Gli extracomunitari vendono crack. E visto che, evidentemente, il problema non si riesce a debellare, cosa s’inventa la sindaca? Vietare l’alcool. Perché può essere consumato assieme alla droga, che resta la causa principale di violenza e degrado. Insomma, una sharia etilica nei quartieri dove i clandestini spacciano. Che però possono continuare a smazzare dosi senza tanti problemi. Mentre un povero diavolo che vorrebbe farsi un birretta è costretto a cambiar aria. La brillante trovata, in effetti, sembra unica nel suo genere. È un’idea tutta cuneese «pensata in casa nostra», spiega orgogliosa Manassero. Cosa c’è di meglio, per evitare disordini pubblici, che limitarsi a chinotto e aranciata? La decisione era già stata presa qualche tempo fa. Ma visti i risibili risultati, la sindaca piddina ha giustamente deciso di aumentare le zone del divieto da metà agosto: per «equilibrio di convivenza civile tra esercenti, residenti ed avventori». Nella zona attorno alla stazione viene bandito il consumo di alcol per un anno: sedici luoghi tra vie, piazze e parchi. E nei locali è vietato l’asporto dalle 21 alle 7. Si rischiano multe notevoli: da 25 a 500 euro. La polizia locale, intanto, dall’inizio 2024 ne ha già staccate 96. Ecco, dunque, un imperdibile stralcio dell’ordinanza: «Il consumo di alcolici contribuisce significativamente ad incrementare lo stato di euforia e ilarità degli avventori, decrementandone i freni inibitori». E, in particolare, potrebbero capitare: «Mancanza di controllo del tono della voce e delle espressioni verbali; la necessità di espletare i bisogni fisiologici che la predetta perdita di controllo non rende limitati ai luoghi ad essi deputati; il ripetuto abbandono di bottiglie di vetro, che rischiano di diventare strumenti di offesa in caso di colluttazione e che possono costituire pericolo, laddove si verifichino movimenti incontrollati di folla». La vera emergenza, però, non viene nemmeno menzionata nel provvedimento: lo spaccio e il consumo di crack, appunto. «Dal primo giorno in cui abbiamo emesso l’ordinanza» ammette difatti Manassero «c’è stata la consapevolezza che il tema vero sia un altro: la prevenzione all’uso di sostanze che, mischiate all’alcol, possono far alterare le persone con ricadute in termini di disordine pubblico». E dunque: meglio rimuovere la causa, piuttosto che l’effetto. Con il rischio, magari, di spostare il degrado qualche centinaio di metri più in là. A quel punto, che si fa? Cuneo diventa la prima città dove non si può bere per strada nemmeno uno spritzetto? I radicali cuneesi commentano basiti: «Nonostante la sicurezza sia un tema politico centrale, è deludente vedere come misure illiberali, inefficaci e giustizialiste non abbiano colore politico. È evidente che ci siano alcuni problemi da gestire in città, ma lo è ancora di più il fatto che le precedenti ordinanze si siano dimostrate totalmente inutili». Insomma: mentre Elly si batte a Roma per liberalizzare la cannabis, a Cuneo negano perfino un goccetto. Ma anche la segretaria adora tracannare all’aperto. Una volta, in un’intervista, le domandarono: da universitaria, a Bologna, ha vissuto «la fase delle birrette sotto i portici»? E lei: «Credo di non averla mai terminata». E se dovesse passare in città per salutare la vecchia coinquilina? Si prepari all’epocale multa. La sharia cuneese non perdona.