
I consiglieri della fondazione l’hanno scelta all’unanimità come sostituta di Fabrizio Palenzona, che ha lasciato in polemica. La nomina sarà votata ufficialmente il 21 maggio.Dopo il terremoto è stata trovata la quadra. Sarà la giurista Anna Maria Poggi il nuovo presidente della Fondazione Crt. Sul suo nome c’è stata la convergenza dell’unanimità dei 22 consiglieri di indirizzo. La nomina verrà deliberata dal consiglio di indirizzo il prossimo 21 maggio. La Poggi è professoressa ordinaria di diritto costituzionale presso l’università di Torino. Sostituisce Fabrizio Palenzona che si è dimesso lo scorso 23 aprile in polemica con il board. Già nei giorni scorsi era stata indicata come in pole position per l’incarico grazie al suo profilo: giurista, estrazione cattolica - è stata allieva di Franco Pizzetti - e con esperienza nella gestione di una fondazione (dal 2016 al 2020, infatti, è stata nel comitato di gestione della Compagnia di San Paolo). Sarà poi lei a proporre il nuovo segretario generale che sostituirà Andrea Varese, uomo vicino a Palenzona, che ha già lasciato la fondazione, sfiduciato dal consiglio di amministrazione. La nomina spetterà al cda. Resta ancora da chiudere la vicenda Mef: il ministero guidato da Giancarlo Giorgetti ha chiesto un’informativa e il consiglio di amministrazione ha deliberato l’invio degli ultimi documenti. Intanto, ieri si è riunito il consiglio di indirizzo dell’ente che ha approvato all’unanimità la nomina di Patrizia Polliotto in qualità di componente dell’organismo, in attuazione del nuovo statuto che prevede 22 consiglieri di indirizzo. «Le proposte a sostegno del territorio approvate oggi dal cda confermano la piena attività degli organi e l’impegno del personale della fondazione nel portare avanti le finalità filantropiche e di utilità sociale dell’istituzione», hanno commentato il presidente ad interim, Maurizio Irrera, e il segretario generale ad interim, Annapaola Venezia.Sempre ieri il cda dell’ente torinese ha deliberato lo stanziamento di nuove risorse (oltre 14 milioni) destinate alle erogazioni in ambito culturale e sociale e nei settori di istruzione e ricerca. Nel dettaglio, sono state approvate 16 nuove linee di intervento del progetto Diderot, rivolto a oltre 110.000 studenti, ed è stata incrementata l’iniziativa Il mio posto nel mondo che coinvolgerà sette province del Piemonte. Il cda ha inoltre deliberato lo stanziamento di 200.000 euro per il prossimo triennio dedicati al progetto Never alone, per un domani possibile, dedicato all’inclusione dei minori stranieri non accompagnati. Ulteriori 200.000 euro sono stati assegnati all’Università degli studi di scienze gastronomiche di Pollenzo: 120.000 euro per il diritto allo studio dei ragazzi con difficoltà economiche e 80.000 euro per iniziative legate al ventennale dell’ateneo. Quanto all’impegno per il recupero e la valorizzazione del patrimonio storico, artistico, architettonico, paesaggistico del Piemonte e della Valle d’Aosta, attraverso il bando Restauri Cantieri diffusi, il cda ha deliberato per la prima di due sessioni 47 contributi per un ammontare pari a 900.000 euro.Nel frattempo, restando sul fronte delle fondazioni, sempre ieri sono arrivate novità da Firenze: due nuovi membri entrano, infatti, a far parte della commissione investimenti di Fondazione Cr Firenze. Si tratta di Matteo Laterza, direttore generale del gruppo Unipol, e Alberto Luchini, responsabile degli investimenti del gruppo assicurativo Poste vita. L’organismo consultivo dell’ente fiorentino, che opera a supporto del cda e del comitato di indirizzo, si è riunito per la prima volta ieri nella sua nuova composizione. I due consulenti vanno ad aggiungersi agli altri componenti che ne fanno parte: due membri provenienti dal cda, il presidente Bernabò Bocca, e il consigliere Francesco Rossi Ferrini; e due membri dalla struttura, il direttore generale Gabriele Gori e Carmine Grimaldi, responsabile della gestione del patrimonio finanziario.
Francobollo sovietico commemorativo delle missioni Mars del 1971 (Getty Images)
Nel 1971 la sonda sovietica fu il primo oggetto terrestre a toccare il suolo di Marte. Voleva essere la risposta alla conquista americana della Luna, ma si guastò dopo soli 20 secondi. Riuscì tuttavia ad inviare la prima immagine del suolo marziano, anche se buia e sfocata.
Dopo il 20 luglio 1969 gli americani furono considerati universalmente come i vincitori della corsa allo spazio, quella «space race» che portò l’Uomo sulla Luna e che fu uno dei «fronti» principali della Guerra fredda. I sovietici, consapevoli del vantaggio della Nasa sulle missioni lunari, pianificarono un programma segreto che avrebbe dovuto superare la conquista del satellite terrestre.
Mosca pareva in vantaggio alla fine degli anni Cinquanta, quando lo «Sputnik» portò per la prima volta l’astronauta sovietico Yuri Gagarin in orbita. Nel decennio successivo, tuttavia, le missioni «Apollo» evidenziarono il sorpasso di Washington su Mosca, al quale i sovietici risposero con un programma all’epoca tecnologicamente difficilissimo se non impossibile: la conquista del «pianeta rosso».
Il programma iniziò nel 1960, vale a dire un anno prima del lancio del progetto «Gemini» da parte della Nasa, che sarebbe poi evoluto nelle missioni Apollo. Dalla base di Baikonur in Kazakhistan partiranno tutte le sonde dirette verso Marte, per un totale di 9 lanci dal 1960 al 1973. I primi tentativi furono del tutto fallimentari. Le sonde della prima generazione «Marshnik» non raggiunsero mai l’orbita terrestre, esplodendo poco dopo il lancio. La prima a raggiungere l’orbita fu la Mars 1 lanciata nel 1962, che perse i contatti con la base terrestre in Crimea quando aveva percorso oltre 100 milioni di chilometri, inviando preziosi dati sull’atmosfera interplanetaria. Nel 1963 sorvolò Marte per poi perdersi in un’orbita eliocentrica. Fino al 1969 i lanci successivi furono caratterizzati dall’insuccesso, causato principalmente da lanci errati e esplosioni in volo. Nel 1971 la sonda Mars 2 fu la prima sonda terrestre a raggiungere la superficie del pianeta rosso, anche se si schiantò in fase di atterraggio. Il primo successo (ancorché parziale) fu raggiunto da Mars 3, lanciato il 28 maggio 1971 da Baikonur. La sonda era costituita da un orbiter (che avrebbe compiuto orbitazioni attorno a Marte) e da un Lander, modulo che avrebbe dovuto compiere l’atterraggio sulla superficie del pianeta liberando il Rover Prop-M che avrebbe dovuto esplorare il terreno e l’atmosfera marziani. Il viaggio durò circa sei mesi, durante i quali Mars 3 inviò in Urss preziosi dati. Atterrò su Marte senza danni il 2 dicembre 1971. Il successo tuttavia fu vanificato dalla brusca interruzione delle trasmissioni con la terra dopo soli 20 secondi a causa, secondo le ipotesi più accreditate, dell’effetto di una violenta tempesta marziana che danneggiò l’equipaggiamento di bordo. Solo un’immagine buia e sfocata fu tutto quello che i sovietici ebbero dall’attività di Mars 3. L’orbiter invece proseguì la sua missione continuando l’invio di dati e immagini, dalle quali fu possibile identificare la superficie montagnosa del pianeta e la composizione della sua atmosfera, fino al 22 agosto 1972.
Sui giornali occidentali furono riportate poche notizie, imprecise e incomplete a causa della difficoltà di reperire notizie oltre la Cortina di ferro così la certezza dell’atterraggio di Mars 3 arrivò solamente dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991. Gli americani ripresero le redini del successo anche su Marte, e nel 1976 la sonda Viking atterrò sul pianeta rosso. L’Urss abbandonò invece le missioni Mars nel 1973 a causa degli elevatissimi costi e della scarsa influenza sull’opinione pubblica, avviandosi verso la lunga e sanguinosa guerra in Afghanistan alla fine del decennio.
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Il presidente torna dal giro in Francia, Grecia e Spagna con altri missili, caccia, radar, fondi energetici. Festeggiano i produttori di armi e gli Stati: dopo gli Usa, la Francia è la seconda nazione per export globale.
Il recente tour diplomatico di Volodymyr Zelensky tra Atene, Parigi e Madrid ha mostrato, più che mai, come il sostegno all’Ucraina sia divenuto anche una vetrina privilegiata per l’industria bellica europea. Missili antiaerei, caccia di nuova generazione, radar modernizzati, fondi energetici e contratti pluriennali: ciò che appare come normale cooperazione militare è in realtà la struttura portante di un enorme mercato che non conosce pause. La Grecia garantirà oltre mezzo miliardo di euro in forniture e gas, definendosi «hub energetico» della regione. La Francia consegnerà 100 Rafale F4, sistemi Samp-T e nuove armi guidate, con un ulteriore pacchetto entro fine anno. La Spagna aggiungerà circa 500 milioni tra programmi Purl e Safe, includendo missili Iris-T e aiuti emergenziali. Una catena di accordi che rivela l’intreccio sempre più solido tra geopolitica e fatturati industriali. Secondo il SIPRI, le importazioni europee di sistemi militari pesanti sono aumentate del 155% tra il 2015-19 e il 2020-24.
Imagoeconomica
Altoforno 1 sequestrato dopo un rogo frutto però di valutazioni inesatte, non di carenze all’impianto. Intanto 4.550 operai in Cig.
La crisi dell’ex Ilva di Taranto dilaga nelle piazze e fra i palazzi della politica, con i sindacati in mobilitazione. Tutto nasce dalla chiusura dovuta al sequestro probatorio dell’altoforno 1 del sito pugliese dopo un incendio scoppiato il 7 maggio. Mesi e mesi di stop produttivo che hanno costretto Acciaierie d’Italia, d’accordo con il governo, a portare da 3.000 a 4.450 i lavoratori in cassa integrazione, dato che l’altoforno 2 è in manutenzione in vista di una futura produzione di acciaio green, e a produrre è rimasto solamente l’altoforno 4. In oltre sei mesi non sono stati prodotti 1,5 milioni di tonnellate di acciaio. Una botta per l’ex Ilva ma in generale per la siderurgia italiana.
2025-11-20
Mondiali 2026, il cammino dell'Italia: Irlanda del Nord in semifinale e Galles o Bosnia in finale
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Getty Images
Gli azzurri affronteranno in casa l’Irlanda del Nord nella semifinale playoff del 26 marzo, con eventuale finale in trasferta contro Galles o Bosnia. A Zurigo definiti percorso e accoppiamenti per gli spareggi che assegnano gli ultimi posti al Mondiale 2026.





