2023-06-01
Soldi per armi a Kiev e caos territori. Le fratture multiple del Pd di Schlein
La leader piddina minaccia su Instagram: «Siamo qui per restare». E dice no alle munizioni agli ucraini pagate con il Pnrr. Al voto di oggi a Strasburgo i suoi però sono divisi. Intanto la segretaria ligure molla.L’effetto Elly si è fatto sentire anche in Liguria, con il risultato di una sonora batosta per il Pd alle comunali e le conseguenti dimissioni della segretaria regionale, la deputata Valentina Ghio, che annuncia il suo passo indietro a Repubblica Genova: «Mi faccio da parte», dice la Ghio, ma il processo di rinnovamento politico del partito continua, non si interrompe, è anzi adesso che deve iniziare. Il risultato è indubbiamente negativo. Abbiamo perso. Nelle amministrative si sommano dinamiche locali e tendenze nazionali. Sono cicli, in alcuni casi gli uscenti difficilmente perdono, in altri il tema del cambiamento orienta e decide il percorso». Fatale è stata la visita della Schlein a Sestri Levante, ex roccaforte della sinistra, Comune del quale la Ghio era sindaco uscente: «Bisogna dare continuità alla buona amministrazione condotta dalla mia amica Valentina Ghio, che ha dato vita a un comune virtuoso», aveva detto Elly lo scorso 28 aprile, nel corso di una passeggiata elettorale con la stessa Ghio e il candidato sindaco dem Marcello Massucco, manco a dirlo sconfitto al ballottaggio. La Schlein ieri è tornata a parlare, scegliendo una diretta su Instagram a dire il vero assai artigianale: chiunque si occupi della comunicazione della leader dem dovrebbe aiutarla almeno a maneggiare gli strumenti tecnologici, per evitare l’effetto caverna e i grotteschi quanto vani tentativi di premere il pulsante giusto al momento giusto. Deve essersi dimessa pure la famosa armocromista da 300 euro l’ora, visto il disastroso abbinamento camicia bianca-parete bianca. Cornice a parte, la Schlein inizia subito a minacciare i pochi elettori del Pd rimasti: «A chi pensa sia finita», dice la Schlein, «abbiamo solo cominciato. Abbiamo davanti un lavoro lungo». Sembra di sentire gli applausi scroscianti e i sospiri di sollievo del centrodestra: non c’è da nulla da temere, la Schlein per ora resta al suo posto e per recuperare qualche consenso affronta, al solito in maniera ambigua, il tema della guerra in Ucraina. Premessa: oggi il Parlamento europeo voterà l’Act in support of ammunition production (Asap), norma promossa dal commissario al Mercato interno, Thierry Breton, che prevede un finanziamento da 500 milioni di euro per aumentare la capacità dell’industria della difesa europea e raggiungere una produzione di un milione di proiettili l’anno da fornire all’Ucraina. «Abbiamo», dice la Schlein, «due punti fermi. Primo, non abbiamo alcun dubbio sul pieno supporto all’Ucraina con ogni mezzo, come siamo favorevoli all’avanzamento di una difesa comune europea. Secondo, non è per noi accettabile utilizzare le risorse del Pnrr e dei fondi di coesione per produrre munizioni e armamenti, soprattutto in Italia dove c’è un governo che è sempre stato ambiguo sul Pnrr. Non possiamo accettare che i fondi vengano sottratti dalle finalità previste per andare in un’altra direzione. Non è accettabile che si pensi di togliere fondi dai nidi per metterli nella produzione di munizioni e armamenti. Il Pd ha presentato emendamenti, adottati e sostenuti da tutto il gruppo socialista. Mi auguro che anche gli altri eurodeputati sostengano questi emendamenti. Inoltre», aggiunge la leader del Pd, «al Senato al governo di Giorgia Meloni chiederemo di non dirottare fondi nella direzione della produzione di munizioni e armamenti». Parole, parole, parole, ma come spesso accade i fatti raccontano una storia assai più complessa. È vero che il gruppo dei Socialisti europei potrebbe sostenere l’emendamento del Pd che dice no all’utilizzo dei fondi del Pnrr per finanziare la produzione di armamenti e munizioni, ma è vero pure che l’emendamento in questione molto difficilmente verrà approvato. Che farà a quel punto il Pd? Voterà lo stesso la risoluzione sull’Asap? «Votiamo comunque a favore», dice alla Verità una fonte assai autorevole dei dem, «e saremo compatti». Una previsione o una speranza. Le voci su una spaccatura del gruppo Pd al Parlamento europeo si rincorrono: «Elly Schlein», attaccano gli eurodeputati Nicola Danti di Iv e Giosi Ferrandino di Azione, «manda la palla in tribuna. Per coprire le divisioni del Pd sull’Ucraina, la segretaria ipotizza un trasferimento di risorse nel Pnrr dagli asili alle munizioni. È una possibilità che è solo nella testa della Schlein, ed esclusa da tutti in Italia». Divisioni che esplodono già nella serata di ieri: «Per me», dice all’Adnkronos l’eurodeputato piddino Massimiliano Smeriglio, «l’atto, così come è stato pensato, è irricevibile. Se dovessero passare i nostri emendamenti come gruppo dei Socialisti e democratici, che limiterebbero le parti più gravi, valuterò cosa fare. È inaccettabile che fondi del Pnrr e di coesione pensati per infrastrutture e transizione ecologica siano destinati alla produzioni di armi. E poi riarmare 27 Stati e 27 eserciti non è la strada per cercare la pace, né ci fa avvicinare a una Difesa comune europea perché appunto si tratta di riempire gli arsenali dei singoli Stati». In grande sofferenza viene segnalato anche Pietro Bartolo. L’ipotesi di una astensione fa saltare sulla sedia la deputata dem Lia Quartapelle: «Il Pd», spiega a Repubblica, «ha sempre votato sì, mutare orientamento non romperebbe solo l’unità dei Socialisti europei, da sempre schierati a favore, ma pure l’unità del Pd: significherebbe cambiare la linea del partito sul conflitto in Ucraina senza averlo mai discusso da nessuna parte». Neanche su Instagram.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)