2024-05-31
Meloni cancella i lockdown di Conte: crescono gli occupati e le partite Iva
Gli autonomi, falcidiati dalle chiusure imposte dal premier M5s, tornano ad aumentare: in un anno +150.000. L’obiettivo è incrementare la produttività, evitando le polemiche di chi (come «Di Martedì») dà numeri parziali.Puntuale come il ciclo lunare, l’Istat diffonde i dati sull’occupazione e sul lavoro. Ad aprile il Paese ha raggiunto un record importante. In un sol mese abbiamo registrato ben 84.000 lavoratori in più, portando il numero complessivo degli occupati appena sotto alla soglia delle 24 milioni di unità. Tanta roba che tradotto fa circa 516.000 nuovi occupati rispetto ad aprile dell’anno scorso. Cresce l’occupazione maschile e pure la femminile, quelli a tempo indeterminato e persino gli inattivi (che spesso bilanciano una spinta così forte degli occupati) restano al medesimo livello del 2023. L’analisi dei numeri ci porta stavolta a segnare con l’evidenziatore due dati interessanti e nuovi rispetto ai precedenti rilevamenti. Uno in chiaro e scuro su cui vale la pena riflettere cioè il boom di occupati nella fascia degli over 50, l’altro riguarda le partite Iva ed è per fortuna tutto in luce. In un anno il numero degli autonomi è salito di poco più di 150.000 unità, arrivando al numero di 5 milioni e 150.000. L’anno scorso, il calcolo è semplice erano 5 milioni tondi e quindi in rialzo di 110.000 unità rispetto al dato peggiore degli ultimi 15 anni, quello del marzo 2021. L’anno prima le politiche del Covid ma soprattutto il lockdown imposto dal governo Conte avevano fatto strage. Si erano perse 345.000 partite Iva soffocate pure dall’ideologia euro grillina che ha inchiodato la libera impresa immaginando di diffondere la politica dei sussidi su larga scala. Con il dato di ieri, gli effetti del lockdow e la moria di autonomi, possiamo dire di esserceli definitivamente lasciati alle spalle. E in questo un merito va dato al governo di centro destra. Innanzitutto il dato di rilancio degli ultimi 12 mesi supera ampiamente la crescita del precedente biennio. Poi ad agevolare i piccoli ci sono i decreti attuativi che hanno portato la riforma fiscale targata Maurizio Leo al primo giro di boa. L’idea della cosiddetta flat tax funziona. E lo Stato deve capire che se rinuncia a succhiare un po’ di sangue e imposte lascia più linfa al micro tessuto economico che storicamente rende l’Italia un Paese diverso dagli altri. Le partite Iva e le piccole imprese, tanto avversate dalla sinistra e dall’Unione europea, danno vivacità e - non se ne parla mai - migliorano la base democratica di una nazione. Chi poco dipende dal pubblico, dai sussidi e dagli incentivi, vota nel segreto delle urne con maggiore indipendenza. Semplice, quanto logico. Da un governo di centro destra, dunque, ci aspettavamo proprio che lasciasse briglia sciolte alla categoria più criticata dai turisti della lotta all’evasione fiscale. Quelli che ne fanno una bandiera quando stanno all’opposizione e quando stanno a Palazzo Chigi sanno solo alzare la pressione fiscale per spremere il gettito. È chiaro, i dati del lavoro e dell’economia sono buoni e ciò da fastidio a molti. Il caso di Di Martedì di Giovanni Floris, che pur di dare addosso a Giorgia Meloni sembra inanellare una serie di macro errori. Mostrati in trasmissione dati dell’export fermi al 2022 pur di sminuire, analizzate dichiarazioni del premier sullo spread mai diffuse da Palazzo Chigi. Ha spiegato bene un articolo de Il Giornale di ieri. Alla Meloni che rivendica di aver abbattuto lo spread, Floris risponde che è tra i più alti d’Europa. Omettendo che in queste ore viaggia intorno ai 130 punti base rispetto al bund tedesco e che nel corso dei due precedenti governi viaggiava tra i 200 e i 300 punti. E così via sull’inflazione e sui salari. Ora siamo i primi da queste colonne e l’abbiamo scritto innumerevoli volte a raccontare che c’è un problema di produttività, legato però a tanti fattori. Alcuni esterni al Paese, altri collegati al modello industriale e altri ancora riconducibili a contratti nazionali che non vengono rinnovati da anni, da prima che il costo del denaro mosso dalla Bce schizzasse in sù. I numeri sono buoni e vale la pena dirlo. Certo su tutto incombe il debito pubblico e i tagli in arrivo con il nuovo Patto di stabilità. Ma su questo l’Italia tecnicamente non può fare da sola. Purtroppo a pesare è Bruxelles e pure Francoforte dove c’è la sede Bce. E Roma su quest’ultimo aspetto può fare ben poco. Per questo invece corre l’obbligo di evidenziare quel dato sull’occupazione over 50, questo sì un tema da risolvere tutto dentro i confini nazionali. Depurati dalla componente demografica, i numeri dell’Istat spiegano che l’occupazione cresce soprattutto tra chi comincia a vedere l’obiettivo della pensione. Gli over 50 hanno la quota relativamente maggiore di occupati e minore di disoccupati e pure di inattivi. Il che significa che c’è un quadro complessivo di invecchiamento dei lavoratori italiani. Da un lato è l’effetto della riforma Fornero che ha spinto ben in là l’età dell’assegno di ritiro, dall’altro è la necessità di assumere che evidentemente soffre la difficoltà di gestire un corretto incontro tra domanda e offerta dal punto di vista dei profili e della competenza. Lavoratori sempre più vecchi possono diventare un problema per mercati industriali che hanno cicli di rinnovo molto brevi. Su questo bisognerebbe fare dibattito e non trasmissioni di parte.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.