2023-06-25
«Sono cresciuta a pane e bonsai. Il ficus millenario è uno di famiglia»
La titolare dell’azienda attiva da generazioni: «Fin da piccola sono stata sempre circondata da alberelli in miniatura, sembrava una magia. Ora vogliamo diffondere questa arte, unendo tradizione e modernità».Susanna Crespi è nata Milano, figlia di Luigi e Luisa Crespi, fondatori di Crespi bonsai, si è laureata nel 1996 al Politecnico di Milano ed è entrata nell’azienda di famiglia. Grazie al suo apporto, la produzione e vendita di bonsai è stata affiancata da una casa editrice, Crespi editori, che pubblica la più seguita rivista del settore e guide per praticanti bonsaisti, dall’Università del bonsai che offre workshop e corsi annuali e dal Crespi bonsai museum, sede di una ricca collezione che ospita alcuni dei più noti e ammirati esemplari presenti in Europa.Cresciuta tra i bonsai, non poteva che finire a lavorarci in mezzo. O da ragazza pensava che avrebbe fatto altro?«Lavorare nell’azienda di famiglia non è sempre una decisione scontata, ma per me è accaduto tutto in modo naturale. Ho vissuto da giovanissima gli anni in cui, attorno ai bonsai, si stava creando un grande fermento, gli anni in cui si iniziavano ad organizzare le prime mostre, i corsi e i primi maestri giapponesi cominciavano ad arrivare nel nostro Paese. Nel 1983 mio padre aveva organizzato una convention a Campione d’Italia dove Shinji Ogasawara, grande maestro del secolo scorso, fu ospite: erano i tempi in cui nessuno aveva mai visto trasformare una semplice pianta in un bonsai, sembrava una magia. Sin da ragazza, quindi, ho respirato quest’aria, hanno detto di me che sono cresciuta a “pane e bonsai” e mi è stato praticamente impossibile resistere a questo mondo».Attualmente Crespi bonsai è una realtà economica affermata e consolidata. Come e quanto è cambiata l’azienda rispetto a quando ha iniziato a lavorarci, sul finire del millennio scorso?«L’ambizione di Crespi bonsai è sempre stata quella di porsi come punto d’incontro fra la nostra cultura e quella orientale, contribuendo a diffondere l’arte del bonsai non come un semplice modo alternativo di coltivazione delle piante, ma come espressione di una tradizione millenaria che affonda le sue radici nel mondo orientale. Gli anni Novanta sono stati dedicati ai grandi progetti come la fondazione del Crespi bonsai museum e dell’Università del bonsai che, guidata dal maestro giapponese Nobuyuki Kajiwara, propone corsi brevi e annuali, ma anche all’apertura dei nostri due negozi, uno a Milano e uno a Brescia, che si sono aggiunti alla sede storica di Parabiago. Abbiamo iniziato a proporre manifestazioni per sensibilizzare il pubblico, come il Satsuki e lo Shohin festival dedicati alle azalee e ai bonsai di piccola dimensione, ma, soprattutto, il raduno internazionale del Bonsai&suiseki che a settembre, dal 15 al 17, vedrà la sua quattordicesima edizione con ospite il maestro Kunio Kobayashi, una leggenda del bonsai. Gli anni 2000 sono stati quelli del consolidamento del marchio, abbiamo potuto lavorare a fianco di importanti brand quali Ermenegildo Zegna, Honda, Subaru e Tom Ford. Inoltre, sono gli anni dell’ampliamento strutturale, con investimenti importanti per la realizzazione di nuovi depositi e nursery quanto della ricerca di nuovi mercati quali Corea, Thailandia e Indonesia. L’aspirazione di Crespi bonsai è di continuare a portare arte emozionale nella vita delle persone, combinando tradizione e modernità in un ambito di sviluppo che guardi al futuro sempre con grande attenzione per la diffusione culturale di quest’arte».Il museo ospita il noto ficus millenario, la cui compravendita da parte di suo padre è entrata quasi nella leggenda: lunghissime contrattazioni e una cifra misteriosa mai dichiarata. Per non parlare del viaggio in nave dalla Cina all’Italia. Che cosa rappresenta questo investimento, economico ed affettivo, per voi e per il bonsaismo italiano?«Il nostro ficus millenario è un albero conosciuto in ogni continente, appartiene alla storia del bonsai alla quale ha contribuito proprio per le sue eccezionali caratteristiche, in primis legate alla sua veneranda età. È a tutti gli effetti anche un membro della nostra famiglia, è come un vecchio e saggio patriarca che veglia su di noi al quale siamo profondamente legati».Un settore importante, strategico, è stato l’editoria. Quali saranno i prossimi sviluppi?«Abbiamo in cantiere due libri. Il primo sarà dedicato ai principianti, sarà una vera e propria guida illustrata alla coltivazione, corredata da disegni esplicativi per rendere più facile la lettura e soprattutto la spiegazione delle tecniche. Autore dei disegni sarà Kyosuke Gun, un esperto bonsaista e illustratore. Il secondo progetto sarà dedicato agli appassionati e collezionisti che hanno già una buona esperienza e tratterà il kazari, l’arte di esporre il bonsai, e il suiseki. Non molti sanno che, in realtà, il fine ultimo di coltivare un bonsai è l’esposizione: è in quel momento che il paesaggio che il tuo bonsai vuole suggerire si può condividere con chi osserva».Si sta assistendo a un’attenzione quasi maniacale nei riguardi del Giappone: tutto quel che rappresenta il Sol levante pare essere diventata parte della nostra cultura. Secondo lei da cosa nasce questa fascinazione? Ha avuto ricadute positive per le vostre vendite e attività?«L’Esposizione universale di Osaka del 1970 è stato uno degli eventi con maggiore affluenza al mondo, è stata una tappa fondamentale per il Giappone che, da quel momento, è diventato uno dei protagonisti a livello globale del mondo economico e culturale. Abbiamo iniziato, così, ad apprezzare sempre di più questo Paese dotato di un senso estetico certamente superiore alla media. Per non parlare della cultura pop: chi, come me, era bambina negli anni Settanta, non poteva certo mancare alla visione delle puntate di Goldrake o di Candy Candy! Il dualismo che vede da una parte l’incredibile evoluzione tecnologica, dall’altra un profondo rispetto per le tradizioni, lo hanno reso ancora più interessante. Tutto ciò ha giovato anche al bonsai perché, se ami il Giappone, ami quasi tutto quello che da quel Paese proviene. Nel corso degli anni l’interesse verso quest’arte è aumentato, di pari passo anche col crescere dell’esigenza di un rapporto più autentico con l’ambiente in cui viviamo. Per noi occidentali il bonsai ha sicuramente perso parte del suo significato mistico-religioso che, per estrazione, culturale non ci appartiene, ma ci offre l’occasione di un riavvicinamento alla natura, contribuisce enormemente ad amarla e a rispettarla».
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.