2019-08-08
Cresce la volatilità, picchi ribassisti. Meglio esigere ora i profitti di Borsa
A Piazza Affari il settore maggiormente penalizzato è quello bancario, con Bpm unico titolo ieri in positivo. Stentano anche i beni rifugio. E il taglio dei tassi Usa ha avuto ripercussioni sul mercato obbligazionario.Il mese di agosto è assai interessante per le proiezioni che può fornire relativamente all'andamento dei mercati per i prossimi mesi del 2019. Infatti luglio, che aveva portato gli indici Usa a registrare nuovi massimi assoluti, si è chiuso con la mossa della Federal reserve di procedere al taglio di 25 punti base del tasso di interesse (il primo dal dicembre 2008), generando sui mercati azionari mondiali il cosiddetto effetto «buy on rumors and sell on news» (compra sulle voci e vendi sulle notizie). Risultato: in sole tre sessioni operative le quotazioni dei principali indici azionari sono ridiscese sui valori di giugno. La velocità del movimento ribassista è stata amplificata dalla anomala situazione di stallo dei prezzi che da metà luglio stazionavano in range risibili. A Piazza Affari il settore maggiormente penalizzato è quello bancario: l'indice settoriale è in trend negativo da inizio 2018 (-41% in 17 mesi) e si trova ora sui livelli di dicembre 2018 e a ridosso dei minimi toccati nel 2016 (6.43). Su tutti spicca il momento no di Unicredit, scesa ieri sino a 9.80 euro (-16% in sole 9 sessioni operative), area supportiva che sinora è riuscita a contenere le vendite. Ma la pressione ribassista non è esaurita e, premendo sul supporto settimanale a 9.80/9.60 euro, lo renda sempre più debole, esponendo quindi il titolo ad ulteriori ribassi (sotto i 9 euro) qualora tale supporto ceda. Unicredit era già sotto scacco delle vendite dal 22 luglio; la notizia di ricavi sotto le attese, con contestuale revisione al ribasso delle prospettive di crescita per il 2019 hanno solo accentuato una situazione già penalizzante. Intesa ha subìto meno contraccolpi ma non riesce a recuperare stabilmente quotazioni sopra 2.10 euro e tuttora è sotto quota 2.00 euro, schiacciata sul supporto settimanale a 1.80 euro. Ricordiamo altresì le difficili situazioni di Creval, che quota attualmente 0.05550 euro, minimi assoluti di sempre (quotazioni di zerovirgolazero possono facilmente consentire recuperi verso la resistenza settimanale - da monitorare - che si trova a 0.080 euro) e di Monte Paschi che dopo la fiammata rialzista da 1.00 euro a 1.75 euro in 10 giorni (+75%) sta ripiegando in area 1.30/1.20 euro (supporto settimanale a 0.90 euro; rimbalzi in area 1.45 euro). La sessione di ieri ha avuto però anche un titolo bancario protagonista positivo: Bpm che, con un rialzo intraday sino a +7%, è passato da 1.67 euro ad 1.82 euro in poche ore sulla notizia di aver realizzato utili netti per 443 milioni, migliori delle aspettative. I risultati semestrali, comunicati martedì sera a mercati chiusi, hanno consentito un parziale recupero della flessione dell'ultimo periodo (-26.8% da aprile a maggio, poi laterale nel range 1.50/2.00 euro). A prima vista, tale situazione deporrebbe a favore di investimenti in titoli «rifugio» quale, per esempio, Enel ma così non è: il prolungato rialzo avutosi sul nostro listino da inizio anno segnala che anche questo titolo ha completato una struttura rialzista sui massimi di periodo a 6.61 euro toccati a luglio e che storni veloci potranno coinvolgerlo per riportarne le quotazioni inizialmente in area 5.50 e poi sotto quota 5 euro. Inoltre, il taglio dei tassi Usa ha avuto ripercussioni anche sul mercato obbligazionario spingendo il bund sino a 177.50 (massimi assoluti di sempre e rendimento negativo), un vero controsenso che illustra una situazione fortemente anomala e rende tale mercato altamente pericoloso - e il nostroBpt nuovamente sopra quota 140.50, mentre il rendimento del decennale Usa sulla scadenza a 10 anni è sceso sotto l'1.9%. Lo spread Btp/bund è risalito a 210, prossimo step: il raggiungimento di 230 (supporto: 130 punti). Passando al mercato valutario è il dollaro la valuta che continua ad attirare gli investimenti, seguita dallo yen e si nota altresì il rafforzamento (oltre il 7% anno su anno) di franco svizzero contro euro, mentre la sterlina paga tuttora le incertezze della Brexit e scende sia contro dollaro (area 1.21) che contro euro (0.92, cioè su livelli che non si vedevano da agosto 2017). Il cambio euro/dollaro, pur muovendosi assai lentamente, ha mantenuto costante la sua impostazione ribassista (forza di dollaro/debolezza di euro) scendendo recentemente sino a 1.1030. In un anno l'euro ha perso 8 figure (-6.78%). La struttura superiore è tuttora ribassista per il raggiungimento di obiettivi che si pongono sotto quota 1.10. Tra le commodities, il risveglio dell'oro che in poche settimane ha raggiunto i 1505 dollari/oncia - target individuato un anno fa - depone a favore di ripiegamenti quantomeno a 1430/1380 dollari, mentre l'argento è rimasto per ora alla sbarra. Il petrolio conferma la fase laterale e a breve sono attesi ribassi sotto i 50 dollari. Riassumendo possiamo quindi attenderci per i prossimi mesi, su tutti i mercati, un aumento della volatilità e quindi una fase caratterizzata da picchi ribassisti con recuperi anche ampi ma di breve durata, sia in ambito azionario che obbligazionario. Le opportunità di acquisto si potranno presentare ma più avanti, per cui sui livelli attuali è opportuno prendere profitto, così da poter disporre del proprio capitale per cogliere le future opportunità.