2023-11-06
Segnali di fumo dal Cremlino: «Con gli Usa torneremo a parlare»
Paolo Gentiloni (Imagoeconomica)
Il portavoce di Vladimir Putin apre. Paolo Gentiloni, che loda il Patto di stabilità, frena su Kiev nella Ue.Gli Stati Uniti e l’Europa si stanno stancando della questione ucraina e dell’onere finanziario di dover sostenere Kiev. È quanto ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in un’intervista al canale televisivo Rossiya-1. «Le relazioni sono a zero o, direi, addirittura sotto zero. Tuttavia, poiché sia noi sia l’America abbiamo una responsabilità speciale per la stabilità mondiale e strategica, in un modo o nell’altro dovremo riprendere questa conversazione», sono state le sue parole. Aperture di dialogo, non stallo, a patto che si chiuda l’appoggio a postato sul canale Telegram del giornalista Pavel Zarubin e ripreso dalla Tass. Il «fardello» è diventato eccessivo anche per l’Occidente, sostiene Peskov. «Mi riferisco al sostegno finanziario al regime ucraino e alla fornitura di armi», ha precisato. In ritardo, ci si accorge che una certa parte dei fondi forniti «vengono semplicemente saccheggiati», spiega il portavoce, mentre per i Paesi occidentali sarebbe stato «più vantaggioso» tenerne conto prima di accordare un sostegno su larga scala. La questione Ucraina va risolta rapidamente, in un momento critico della guerra e mentre l’attenzione del mondo è ormai spostata sul conflitto mediorientale. Volodymyr Zelensky lo sa, anche se continua a fare discorsi di resilienza. «Nessuno crede nella nostra vittoria come me. Nessuno», ha dichiarato nell’intervista a Time, che gli ha dedicato la copertina dopo il suo viaggio negli Stati Uniti. Ma in America il sostegno pubblico agli aiuti all’Ucraina è in declino da mesi e la visita del presidente non ha fatto nulla per rilanciarlo. Sabato, Zelensky ha smentito l’ipotesi del comandante in capo dell’esercito ucraino, Valerii Zaluzhnyi, secondo cui la guerra con la Russia avrebbe raggiunto una fase di stallo. Lamentandosi con la numero uno della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il presidente ucraino ha detto che le truppe ucraine non hanno altra alternativa che continuare a combattere e hanno bisogno di maggiore sostegno da parte degli alleati occidentali, soprattutto per quanto riguarda le difese aeree. Si sente trascurato, in realtà è la percezione del conflitto in Ucraina che sta cambiando. Lo ha rivelato lo spesso premier Giorgia Meloni, nella telefonata rubata dai due comici russi. «C’è stanchezza», in relazione al sostegno a Kiev, «siamo vicini al momento in cui tutti capiranno che abbiamo bisogno di una via d’uscita», ha detto. Anche le riserve espresse dal commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni, ospite ieri della trasmissione In mezz’ora su Rai 3, confermano un atteggiamento diverso. Dopo aver rilanciato la propria visione sul patto di stabilità e sul controllo dei conti ha spiegato: «Non è solo “aggiungi un posto a tavola”», far entrare lo Stato di Zelensky nell’Unione europea, ha osservato Gentiloni, «anche perché il posto a tavola non può essere solo per l’Ucraina». Mercoledì il collegio dei commissari si riunisce per fare raccomandazioni al Consiglio europeo sull’apertura o meno di negoziati con alcuni Paesi candidati, poi il Consiglio deciderà a dicembre. «Far entrare nell’Unione europea un Paese come l’Ucraina, che diventerebbe il Paese più grande come superficie, ma anche il più povero in termini di reddito medio», non è questione di poco conto, ha tenuto a sottolineare. Fino a pochi mesi fa, un atteggiamento così prudente, per non dire critico, sarebbe stato impensabile. Così pure l’ammissione di Gentiloni che «non abbiamo dato la migliore prova della politica europea», sul conflitto in Israele. In realtà, nemmeno sulla guerra tra Russia e Ucraina.
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