2023-02-03
«La pandemia ha fatto da rompighiaccio al controllo di massa»
Nel riquadro, Fabio Vighi (Getty Images)
Il docente Fabio Vighi: «Le emergenze giustificano misure autoritarie. Con la valuta digitale si va verso la sorveglianza totale».La pandemia è stata un evento monetario, più che epidemiologico, che ha permesso la ristrutturazione di un sistema iper-finanziarizzato in gravissima difficoltà. Dopo il 2008, il sistema stava per saltare di nuovo nel 2019, e la pandemia gli è servita da «scudo». È la tesi di Fabio Vighi, docente di Teoria critica all’Università di Cardiff, il quale vede nella necessità di rinviare il crollo dei mercati del debito la causa della crisi permanente in cui siamo piombati da tre anni, passando senza soluzione di continuità dal Covid, alla guerra, all’emergenza energetica, a quella ecologica. Lei sostiene che siamo entrati in una fase terminale in cui il paradigma della meta-emergenza è ideologicamente dominante. Perché? « Da tempo la nostra economia non si fonda più sul lavoro, ma è trainata dalle bolle finanziarie. Un mondo rovesciato, in cui il settore speculativo non è un’appendice bensì la base dell’economia reale. E dove il denaro è sempre più «autonomo» rispetto al valore che dovrebbe rappresentare attraverso la mediazione del lavoro. Siamo ormai dipendenti da masse astronomiche di denaro creato con un «click» del computer delle banche centrali quali prestatori di ultima istanza. Questo denaro senza sostanza valoriale, da tempo circolante come credito a basso costo, gonfia bolle speculative che ogni tanto scoppiano per poi tornare a clonarsi: pensiamo alla bolla tecnologica del «dot.com» saltata a inizio millennio e sostituita da quella immobiliare, poi scoppiata nel 2008 col collasso dei subprime. Un meccanismo che stava per incepparsi di nuovo nel 2019, con conseguenze devastanti. In quel frangente il Covid è servito da scudo per salvare, almeno temporaneamente, la bolla del debito».In che modo?«La pandemia ha permesso di iniettare nel sistema enormi quantità di denaro creato dal nulla per coprire le voragini che si erano create; contemporaneamente, con i lockdown ha “raffreddato” l’economia reale evitando ondate iper-inflattive dagli esiti drammatici. Siamo ormai entrati nell’epoca della Grande Svalutazione - da cui non sarà facile uscire poiché il sistema non riesce più a gestirsi senza creare denaro dal nulla - il cui effetto è svilire le valute. L’attuale inasprimento dei tassi d’interesse è una misura disperata rispetto al doping monetario di sistema. Per questo non potrà durare a lungo».Quindi il Covid è solo il primo di una serie di eventi di manipolazione globale legati a un cambio di paradigma, con cui un sistema imploso crede di poter rinascere a nuova vita accentrando potere e ricchezza e prescindendo da masse di cittadini divenute ormai un intralcio?«I padroni del vapore hanno capito due cose: primo, che è impossibile fermare il flusso di liquidità verso i mercati, giacché è funzionale alle bolle finanziarie; secondo, che è necessaria una “demolizione controllata” delle nostre società. La massa astronomica di denaro iniettato nel settore finanziario ormai entra giocoforza in contatto con la domanda reale, creando spontaneamente le condizioni per l’erosione inflattiva del potere d’acquisto. Per questo le nostre élite sanno di dover controllare il meccanismo implosivo, perché l’alternativa sarebbe un evento svalutativo violento - un crash di mercato - che creerebbe tensioni sociali difficili da arginare. Serve dunque distruggere gradualmente la domanda reale. Il ridimensionamento impatta soprattutto le classi medio-basse, che perdono parte del potere d’acquisto concesso loro da decenni di credito a basso costo. Covid, crisi climatica e guerra sono esempi di “demolizione controllata”».L’esito sarà comunque un impoverimento collettivo in una società dalle grandi disparità, dove una piccola minoranza si permetterà ciò che è precluso agli altri. Andiamo verso un neo-feudalesimo?«Questa è la direzione presa dalla civiltà capitalistica nella sua fase senile. A causa dell’automazione tecnologica, il capitalismo elimina quantità sempre più ingenti di lavoro produttivo, compensando con doping monetario e speculazione finanziaria, laddove non è l’essere umano ma il denaro che viene messo “al lavoro”. Quale che sia l’esito di tale crisi strutturale, andiamo verso un paradigma autoritario, non più fondato sull’utopia del consumo e della piena occupazione, ma su iniezioni monetarie ed emergenzialismo di sistema, che le legittima. A quello consumistico sta subentrando dunque un modello di capitalismo neofeudale basato su signoraggio monetario e controllo tecno-biopolitico di masse impoverite. Il Covid ha inaugurato questo cambio di paradigma del “capitalismo di crisi”. Non dimentichiamo però che se le emergenze aiutano a raffreddare la rabbia sociale, una volta scoperto il trucco possono anche scatenarla».I discorsi sulla valuta digitale vanno in questa direzione?«La valuta digitale gestita centralmente permetterebbe quel controllo di cui parlavo. Un’infrastruttura di questo tipo creerebbe una sorta di schiavitù monetaria, con i consumi legati a condizionalità di vario tipo. Ma servirà un evento molto traumatico per giustificare le CBDC (Central Bank Digital Currency); qualcosa di più clamoroso rispetto al Covid. In questo senso la pandemia ha fatto da rompighiaccio, ci ha preparato anche psicologicamente alle emergenze che verranno».Si va verso una direzione distopica? «Purtroppo, la tendenza è quella. L’irrigidimento autoritario è tipico di ogni civiltà in fase implosiva. Tuttavia, l’esito finale dipenderà anche dalla nostra volontà di opporci alle tecniche di asservimento già in atto. Credo che il controllo totalitario della vita sia impossibile, per la nostra innata (e anche inconscia) tendenza alla libertà, ovvero alla capacità di dire di “no”».
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