Creato nel 1974 dal professore ungherese Erno Rubik, il Cubo di Rubik è diventato un'icona della cultura popolare, un simbolo di ingegnosità e sfida intellettuale che ha affascinato milioni di persone in tutto il mondo.
Un rompicapo capace di incuriosire il mondo della scienza e della matematica, ed entrare nel cuore di milioni di persone, il Cubo di Rubik — che oggi compie 50 anni — nasce come un oggetto di legno scomponibile; uno strumento didattico che doveva servire agli studenti di architettura per comprendere i concetti matematici tridimensionali in modo più intuitivo. «Non mi era mai passata per la mente l’idea che stessi creando un rompicapo» avrebbe in seguito raccontato il suo ideatore nell’autobiografia Il Cubo e io. Anzi, Erno Rubik arriva persino ad affermare di averci impiegato un mese per risolvere il Cubo, sottolineando come più che «inventarlo» lo avesse «scoperto», lanciando inconsapevolmente una sfida a tutto il mondo.
Il Cubo di Rubik divenne rapidamente popolare in Ungheria e in altri paesi dell'Europa orientale, ma fu solo dopo che fu presentato al mercato internazionale che la sua fama esplose a livello globale. Nel 1980, il rompicapo fu finalmente importato negli Stati Uniti sancendone il definitivo successo e diventando in poco tempo un fenomeno di culto, con milioni di unità vendute in tutto il mondo.
Ciò che rende il Cubo di Rubik così affascinante è la sua semplicità apparente e la sua incredibile complessità. Nonostante ci siano solo sei colori distinti sul cubo, risolverlo richiede un'enorme quantità di logica, strategia e intuizione.Nel corso di 50 anni, il rompicapo ha infatti ispirato una vasta gamma di persone, dai giovani agli anziani, dagli amanti della matematica ai dilettanti, diventando un simbolo di creatività, perseveranza e ingegnosità. A lui viene dedicata la copertina del Scientific American insieme a centinaia i libri che vantano la sua soluzione, alcuni dei quali conquistarono la vetta nelle classifiche dei più venduti, come nel caso di Simple solution to Rubik's Cube di James Nourse, con oltre 6 milioni di copie soltanto nel 1981.
L’anno seguente il sedicenne Minh Thai vince il primo campionato mondiale dedicato al Cubo di Rubik, dando il via alle celebri competizioni di «speedcubing». A detenere oggi il record mondiale di velocità è il ventunenne Max Park, di Long Beach in California, che ha completato il Cubo di Rubik in 3,134 secondi. Nato nello spettro autistico, i medici avevano consigliato a Max l’utilizzo del Cubo all’età di due anni come terapia, un modo per imparare a gestire le emozioni e la tensione pre gara o la delusione dopo una sconfitta.
La sua forma essenziale, i suoi colori, le sue numerose combinazioni hanno reso il Cubo di Rubik capace di ispirare artisti, registi, pubblicitari. Alla fine degli anni Novanta, grazie all’artista urbano Invader e i suoi ritratti a mosaico nasce persino il «Rubikcubismo», cui si è ispirato anche Josh Chalom nel 2012 per realizzare il mosaico più grande al mondo con oltre 85.000 Cubi di Rubik.
Negli anni 2000 il rompicapo sbarca sia in tv, in serie cult come I Simpson, Rick & Morty e The Big Bang Theory, sia al cinema, che è stato, per citare lo stesso Erno Rubik, «il più entusiasmante piedistallo culturale del Cubo»: da La Ricerca della Felicità di Gabriele Muccino con Will Smith — diventato un ottimo speedcuber anche nella vita reale — a The Imitation Game di Morten Tyldum con Benedict Cumberbatch e Keira Knightley, fino ad Armageddon di Michael Bay con Bruce Willis, Ben Affleck e Liv Tyler, sono moltissime le pellicole che hanno inserito il Cubo di Rubik nella narrazione.
Oggi, il Cubo di Rubik continua a essere un'icona della cultura popolare, una testimonianza del potere della mente umana e della sua capacità di risolvere problemi e superare sfide.