2023-05-09
Cottarelli lascia il Pd della Schlein. Un bel ceffone in faccia agli elettori
Carlo Cottarelli (Imagoeconomica)
Il senatore vuole mollare il seggio perché il partito «è troppo a sinistra». Per farlo gli servono i voti della destra. Andrà a dirigere un programma della Cattolica per le scuole. Con ricchi sponsor come per il suo Osservatorio?Carlo Cottarelli annuncia le sue dimissioni da senatore, e gli elogi piovono copiosi: «Finalmente uno che rinuncia alla poltrona! Bravo professore! Avercene!». La spiegazione del nobile gesto? «Avrei potuto trovare un altro spazio all’interno del Senato», spiega Cottarelli, «ma non potevo cambiare gruppo. L’ho detto più volte, è sbagliato. L’altra considerazione è stata lo spostamento del Pd un po’ più lontano dai livelli liberal democratici che sono i miei, e poi decisiva è stata l’offerta dell’Università Cattolica per il programma di educazione nelle scuole superiori».Dunque, Cottarelli lascerà il Senato perché il Pd, con la elezione di Elly Schlein alla segreteria, si sarebbe spostato troppo a sinistra. Ma c’è un ma grande quanto Palazzo Madama: un senatore della Repubblica, così come un deputato, non può dimettersi di punto in bianco, poiché la nostra Costituzione prevede in questi casi un iter molto preciso e complesso. Se un parlamentare viene eletto o nominato in un ruolo incompatibile con la carica di parlamentare, le dimissioni sono un atto dovuto: vengono comunicate alla Camera di appartenenza che ne prende atto e proclama al suo posto il primo dei non eletti nel collegio del dimissionario. Non è questo il caso di Cottarelli, il cui nuovo incarico all’Università Cattolica non ha alcuna incompatibilità con il ruolo di parlamentare. Dunque, la richiesta di dimissioni di Cottarelli dovrà essere calendarizzata e poi approvata a maggioranza dal Senato, con voto a scrutinio segreto. Il destino di Cottarelli è quindi nelle mani del centrodestra, che ha la maggioranza a Palazzo Madama e potrebbe decidere di bocciare le sue dimissioni, stoppando così l’approdo in Senato della subentrante in pectore, Cristina Tajani, pugliese, proveniente dalla sinistra radicale, assessore a Milano per dieci anni nelle giunte di centrosinistra, prima con il sindaco Giuliano Pisapia e poi con Beppe Sala.Il caso più famoso di dimissioni da parlamentare respinte dall’Aula ha avuto come protagonista l’attuale ministro della Difesa, Guido Crosetto, che nel 2019 vide la Camera dei deputati bocciare per ben due volte la sua richiesta di lasciare lo scranno di Montecitorio per «motivi personali». Crosetto voleva dedicarsi a tempo pieno al suo ruolo di presidente dell’Aiad, la federazione che riunisce le aziende del comparto Difesa, aerospazio e sicurezza, ma riuscì a dimettersi solo al terzo tentativo, chiedendo ai suoi colleghi del centrodestra di astenersi e di non votare più contro le sue dimissioni. Detto ciò, il professor Cottarelli, pure se le sue dimissioni da senatore venissero accettate, non avrà problemi a sbarcare il lunario: il nostro dal 2014, ovvero da quando aveva 59 anni, percepisce una pensione di tutto rispetto dal Fondo monetario internazionale: 220.000 euro l’anno. Il suo nuovo incarico alla Cattolica è gratuito, e porterà certamente benefici alla sua università, poiché il suo compito, insegnare l’educazione delle scienze sociali ed economiche, è rivolto agli studenti delle scuole superiori, ed è prevedibile che convincerà molti studenti ad iscriversi all’ateneo presso il quale Cottarelli ha tra l’altro ricoperto fino allo scorso agosto il ruolo di direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani, incarico dal quale si è autosospeso in seguito alla candidatura al parlamento, e che potrà quindi tornare a ricoprire. Tra i finanziatori dell’Osservatorio, per il 2022/23, ci sono colossi del sistema bancario e finanziario: Allianz, Arca fondi, Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici, Deutsche bank, Intesa Sanpaolo, Unicredit.Al di là di ogni altra considerazione, c’è un aspetto tutto politico e di senso delle istituzioni che rende le dimissioni (annunciate) di Cottarelli un pessimo esempio. Il professore è un protagonista di primo piano della vita sociale del Paese: il 28 maggio 2018 il presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli conferì l’incarico, accettato con riserva, di formare un governo tecnico provvisorio per portare l’Italia a nuove elezioni, prima che Lega e M5s risolvessero la crisi seguita al voto dando vita al primo governo guidato da Giuseppe Conte. Non un passante, dunque: eppure è bastato che il Pd eleggesse un segretario, la Schlein, di cui non condivide la linea, per spingere Cottarelli a voltare le spalle a quegli elettori che magari lo scorso settembre hanno votato i dem proprio perché convinti dalla sua candidatura, e che ora si ritroveranno al suo posto una senatrice di idee molto diverse. Che pensava, Cottarelli? Che il Pd fosse un partito di centro? Non sarebbe il caso, per rispetto degli elettori, di condurre la battaglia per le sue idee dall’interno, come accade in tutti i partiti? Domande alle quali Cottarelli dovrebbe dare una risposta.