2025-05-30
Così la sinistra «lotta» contro il dl Sicurezza
Gli scranni di Elly Schlein e di Giuseppe Conte vuoti durante il voto al dl Sicurezza
Dopo aver definito la norma «fascista» e «medievale», evocando la dittatura e la tortura, i membri dell’opposizione disertano la maratona notturna. Schlein e Conte in testa. Come al solito, per i progressisti la narrazione vale sempre più della realtà.Piazze piene, poltrone vuote. L’opposizione permanente contro il dl Sicurezza, la falange rossa che invita alla disobbedienza civile nelle manifestazioni di ieri, oggi e domani, trasforma i ruggiti in sbadigli e quando si fa notte ha altro a cui pensare. Abbandonati i peones al loro destino, i leader si arrendono al primo abbiocco e disertano alla Camera la maratona del «grande ostruzionismo», immediatamente trasformato in una grande fuga. Risultato delle votazioni: Elly Schlein assente, Giuseppe Conte assente, Nicola Fratoianni presente fino all’una circa, Angelo Bonelli che resiste fino a poco prima delle 3, poi molla. In trincea qualche soldato, in branda i generali.Così, davanti alle fotografie della desolazione in Aula, diventa difficile credere all’indignazione verbale in corteo, allo sconcerto tarantolato nei confronti del decreto che la sinistra in coro definisce «dl fascistissimo» (copyright il Manifesto). La segretaria del Pd era stata la prima a opporsi alla seduta fiume (conclusa alle 5 abbondanti di mattina) per l’esame dei 151 ordini del giorno. Aveva rimarcato che «questa legge è uno sfregio giuridico, ci porta più indietro del codice Rocco». Per questo aveva previsto le barricate e aveva minacciato: «Useremo ogni minuto a disposizione». Lei, evidentemente, per fare altro.Anche Giuseppe Conte, pur essendo lo storico titolare del «favore delle tenebre» (riguardo al Mes al tempo delle quattro sinistre di governo), aveva annunciato battaglia contro la maratona notturna. Si pensava perché «andiamo nella direzione di uno Stato repressivo che vuole mettere un tappo addirittura alle libere manifestazioni democratiche». O perché «gli inasprimenti di pena colpiscono il malcontento sociale che si sta diffondendo». Invece il motivo del dissenso doveva essere ben altro, per esempio un appuntamento in pizzeria. Dalle parti di Fratoianni la situazione non cambia. Aveva detto che l’Italia stava scivolando verso «una deriva medioevale determinata dall’introduzione di pratiche che richiamano pene corporali in palese contrasto con la Costituzione e i principi dello Stato di diritto». E aveva aggiunto con pathos che «queste sono norme liberticide e inutili». Un simile pacchetto di provvedimenti avrebbe meritato una notte insonne, un salto sui banchi con gli stivali infangati di Aboubakar Soumahoro, un ostruzionismo gandhiano da Ultima Generazione. Invece niente, via di corsa a cambiare il ticket del parcheggio della Tesla. Sono priorità. Quanto a Bonelli, il leader Verde è indignatissimo pure il giorno dopo: «Questo è un golpe contro la democrazia, introduce 48 nuovi reati con aggravanti, è una svolta autoritaria che avvicina l’Italia alla Turchia di Erdogan e all’Ungheria di Orbán». Se ne deduce che il suo boicottaggio dev’essere stato granitico e la sua notte insonne per significare la contrarietà. Morale, scranno pieno solo fino a metà nottata. Se è comprensibile che i leader di partito non piantino le tende sotto la luna per vedersi bocciare gli emendamenti in situazioni normali (un compito di solito lasciato ai peones silenti), è meno giustificabile il vuoto pneumatico in Aula mentre la democrazia trema, lo Stato di diritto vacilla, gli stivaloni si avvicinano e la Guardia è stanca. Quei posti vuoti stanno a dimostrare una volta di più che la narrazione conta più della realtà. E che la sfilata in piazza a favore di telecamere è ritenuta molto più importante e scenica del sacrificio stazzonato delle ore piccole. Altro che barricate, qui quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a ronfare. Gli sbadigli sono segnali subliminali e vanno interpretati. Tutto ciò significa che il dl Sicurezza è tutt’altro che pericoloso o liberticida. A guardarlo in controluce tutto diventa più chiaro perché, prima o poi, il sole sorge. E occupare abusivamente le case, fermare i treni per «salvare il pianeta», borseggiare i lavoratori nelle metropolitane, mandare i minori a fare accattonaggio, distruggere le carceri nelle rivolte, tendere agguati alle forze dell’ordine non sono «spazi di libertà» e neppure «esercizi democratici del dissenso» ma curiosamente reati. Forse è difficile farlo comprendere a chi ha mandato Ilaria Salis a Bruxelles. Ma è probabile che il cittadino comune, quello che si sorprende nel vedere un’ambulanza bloccata dai teppisti green, arrivi a cogliere il valore della legalità prima di Elly Schlein.Piazze piene, poltrone vuote. Ma niente paura, dopo il primo tempo alla Camera si profila il secondo tempo al Senato. Dove vorremmo vedere i leader dell’opposizione all’altezza delle loro parole e delle loro paure. Senza guardare l’ora sul Rolex Submariner, senza la palpebra declinante, finalmente aderenti alle pulsioni del cuore e non a quelle di Morfeo. La difesa della democrazia merita una notte in bianco, non un tortellino al ragù.
Roberto Burioni ospite a «Che tempo che fa» (Ansa)
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