2025-06-24
Corruzione a Prato. I pm: Bugetti può condizionare il vice
Ilaria Bugetti (Imagoeconomica)
La mossa delle dimissioni forse per evitare i domiciliari. Il suo secondo, Simone Faggi, indagato per false dichiarazioni.Ci sarebbe il «rischio concreto» che Ilaria Bugetti, la sindaca dem di Prato per la quale la Procura ha chiesto gli arresti domiciliari con divieto di comunicazione, «possa esercitare un condizionamento nei confronti del vicesindaco Simone Faggi», ora ufficialmente indagato per false dichiarazioni rese al pm per le risposte «evasive» che avrebbe fornito durante una convocazione come persona informata sui fatti. E forse questo è uno dei motivi che ha spinto la Bugetti a protocollare le sue dimissioni venerdì scorso. Una mossa che tra gli investigatori è stata letta come un tentativo di far venire meno le esigenze cautelari e tra i banchi dell’opposizione, invece, come una strategia chirurgica per restare in sella. Perché le dimissioni, solo protocollate, aprono una finestra procedurale: 20 giorni di tempo per ritirarle. E finché non diventano definitive, finché il commissario prefettizio non viene nominato, il Comune resta sospeso. E Bugetti resta, formalmente, ancora al suo posto. Per la difesa, però, quel gesto basta a dimostrare che non esiste più alcun ruolo da cui poter reiterare. Ma questa è solo la prima carta del tris d’assi che la Bugetti ha calato dalla manica. La strategia difensiva, per ora, passa tutta per protocolli e firme: c’è una memoria difensiva da una quindicina di pagine che, come dichiarazione spontanea, ha letto ieri mattina al gip Alessandro Moneti, dopo essersi avvalsa della facoltà di non rispondere, per respingere le accuse di corruzione, e c’è un comunicato stampa diffuso proprio dal Comune. «Rendendo dichiarazioni nel corso della udienza di oggi e producendo documentazione a supporto ho ritenuto di confrontarmi puntualmente con tutti gli addebiti che mi vengono mossi dall’accusa», è spiegato nella nota. La sua posizione è questa: «Ho ribadito di non aver mai percepito alcuna utilità illecita e di aver operato perseguendo sempre l’interesse pubblico». Ma il nuovo nodo che si è stretto in corso d’opera è legato al vicesindaco, dem pure lui, che, si legge nella documentazione giudiziaria, «nella» sua «relazione interpersonale con la Bugetti ha assunto un ruolo subordinato e come tale anch’egli appare certamente condizionabile». Al centro dell’inchiesta, nata da un fascicolo sulla criminalità cinese, c’è l’imprenditore del tessile Riccardo Matteini Bresci, interrogato ieri prima della sindaca. È l’uomo che sarebbe riuscito, secondo l’accusa, ad «asservire completamente» la Bugetti ai suoi interessi e a quelli del colosso tessile Gruppo Colle a lui riconducibile, e che nei colloqui intercettati non ha esitato a definirla «il mio attrezzo da una vita» e «la mia creatura», rivendicando di averle garantito circa 4.000 preferenze alle elezioni regionali, anche con il sostegno di una Loggia della massoneria toscana. L’imprenditore, che nel 2023 era stato arrestato con l’accusa di aver corrotto un ufficiale dei carabinieri, e per il quale è stata chiesta la detenzione in carcere, ha risposto alle domande e si è trattenuto in aula per circa due ore. Da quanto si apprende, gran parte delle domande del gip (ma anche dei pm Lorenzo Gestri, Lorenzo Boscagli e Antonio Nastasi) miravano a comprendere il contenuto di alcune intercettazioni ma anche il rapporto che tra i due si sarebbe formalizzato anche attraverso un contratto part-time sottoscritto dalla Bugetti con una società riconducibile al Gruppo Colle per quasi 50.000 (reddito non dichiarato agli uffici regionali). L’imprenditore avrebbe avuto come obiettivo la costruzione di una «fognatura separata» a vantaggio del Gruppo Colle, per evitare di dover installare un costoso impianto privato. Non solo: chiedeva che i costi della depurazione fossero abbattuti. E Bugetti avrebbe promesso di mediare con Regione e Comune. Poi, secondo gli inquirenti, si sarebbe mossa direttamente sugli uffici comunali per ottenere la concessione di un terreno pubblico, l’area «ex Memorino», dove sarebbe dovuto partire lo scavo per la fognatura industriale. È in questo snodo dell’indagine che sarebbe finito sul registro degli indagati anche Alessio Bitozzi, funzionario del Consorzio Progetto acqua, che secondo gli inquirenti avrebbe fatto da intermediario tra Bugetti e Matteini Bresci quando quest’ultimo era sotto inchiesta per la corruzione dell’ufficiale dell’Arma. Il legame tra i due, insomma, a leggere gli atti dell’accusa, sarebbe «strutturato e patologico» e anche, al momento della richiesta di misure cautelari, «ancora attivo». Una ricostruzione che l’imprenditore ha cercato di chiarire e che la sindaca ha respinto nella dichiarazione spontanea. La decisione ora tocca al gip, che si è riservato. «Non staremo certo ad attendere le decisioni del giudice», affermano dall’opposizione il commissario provinciale della Lega Elisa Montemagni e il vicepresidente del Consiglio comunale Claudiu Stanasel, «ma ci mettiamo al lavoro per cercare, per quanto possibile, di limitare i disagi che il prossimo commissariamento determinerà alla città, sperando di dare ai cittadini la possibilità di tornare al voto prima possibile e dare alla città un nuovo sindaco». Tra le righe c’è una richiesta di dimissioni diretta ai consiglieri comunali per evitare il commissario. Una mossa che rischia di far saltare i piani della Bugetti. Gip permettendo.