2024-12-03
Caos in Corea del Sud: legge marziale e Parlamento blindato. Kim guarda e ride
Maggioranza e opposizione bocciano la mossa del presidente. Preoccupazione dagli Usa: «Non siamo stati avvisati prima».La Corea del Sud rischia di scivolare nel caos. Il presidente, Yoon Suk-yeol, ha decretato ieri la legge marziale, accusando il Partito democratico di Corea di svolgere attività anti statali e fondamentalmente favorevoli al regime di Pyongyang. «L’Assemblea nazionale è diventata un mostro che mina la democrazia liberale e la nazione è in uno stato precario, barcollando sull’orlo del collasso», ha dichiarato Yoon Suk-yeol. «Elimineremo le forze anti Stato e ripristineremo la normalità nel Paese il più rapidamente possibile», ha aggiunto. Nonostante il dispiegamento di forze dell’ordine nei pressi del palazzo del Parlamento, l’Assemblea nazionale ha votato per bloccare la legge marziale. Tutto questo, mentre la mossa del presidente, forse caldeggiata dal ministero della Difesa, è stata criticata non solo dal Partito democratico di Corea ma anche dal Partito del potere popolare, di cui lo stesso Yoon Suk-yeol fa parte. Dal canto suo, l’esercito ha fatto sapere che le disposizioni di emergenza resteranno in vigore fin quando non saranno revocate dal capo dello Stato. E adesso si rischia lo stallo. Secondo la Bbc, la legge marziale proclamata ieri consentirebbe l’arresto senza mandato di chi dovesse violarla e aprirebbe anche a un maggiore controllo sui media. Questa crisi viene a inserirsi in un quadro politico interno assai polarizzato. Come detto, Yoon Suk-yeol è esponente del Partito del potere popolare, che è uno schieramento conservatore, mentre la maggioranza all’Assemblea nazionale è detenuta dal Partito democratico di Corea, che è invece di orientamento progressista. Questa situazione ha recentemente creato numerosi attriti politico-istituzionali. In primis, non si è trovato un accordo tra le parti sul bilancio. In secondo luogo, nelle scorse settimane i partiti avversi a Yoon Suk-yeol avevano invocato un’indagine su sua moglie, Kim Keon-hee, accusata di aggiotaggio, oltre che di aver ricevuto regali compromettenti. Nel frattempo, la popolarità del presidente si era notevolmente ridotta. D’altra parte, la storia politica sudcoreana non è esattamente nuova alle proclamazioni della legge marziale: l’ultima volta fu nel 1980. Istituita nel 1948, la Corea del Sud è del resto arrivata alla piena democratizzazione soltanto nel 1987.La crisi attuale si colloca all’interno di un contesto internazionale piuttosto turbolento. Poche settimane fa, il governo di Seul aveva sostenuto che Pyongyang stava intenzionalmente disturbando i segnali Gps in alcune aree del proprio territorio. A ottobre, la Corea del Nord aveva accusato Seul di aver inviato dei droni carichi di volantini propagandistici su Pyongyang. Quello stesso mese, il regime di Kim Jong-un aveva fatto saltare in aria alcune parti delle strade che collegano i due Paesi rivali. Non solo. Nelle ultime settimane, truppe nordcoreane sono state schierate in Ucraina a sostegno di Mosca. In questo quadro, venerdì, il ministro della Difesa russo, Andrei Belousov, si è recato in Corea del Nord per dei colloqui con l’establishment politico-militare di Pyongyang. Non è chiaro quali potrebbero essere le ricadute internazionali. L’amministrazione Biden ha fatto sapere di essere in contatto con Seul e di «monitorare attentamente la situazione», mentre il Consiglio per la sicurezza nazionale si è detto seriamente preoccupato, chiarendo che «gli Stati Uniti non sono stati informati in anticipo». Il Dipartimento di Stato americano ha inoltre auspicato che il no parlamentare alla legge marziale venga rispettato. Del resto, l’eventualità che la Corea del Sud sprofondi nel caos rappresenta un incubo geopolitico per Washington. Assieme al Giappone, il Paese rappresenta uno dei pilastri dell’influenza americana in Estremo Oriente. Il grosso rischio è che Pyongyang - la quale è una potenza nucleare - decida di approfittarne, tenendo anche conto di due ulteriori fattori. Primo: negli Usa è in corso la transizione presidenziale, che si concluderà tra un mese e mezzo. Secondo: l’inquilino della Casa Bianca uscente è stato, con la sua pessima gestione del ritiro afgano, il principale responsabile della crisi in cui attualmente versa la capacità di deterrenza statunitense.Ricordiamo che l’Operazione Pokpung, con cui Kim Il-sung diede il via alla guerra di Corea nel giugno del 1950, fu un attacco a sorpresa senza formale dichiarazione di guerra. Una delle ragioni che portò Pyongyang a invadere risiedette nel fatto che l’allora segretario di Stato americano, Dean Acheson, non aveva incluso la Corea nel perimetro difensivo statunitense. Questo dimostra che il regime nordcoreano ha una propensione per gli attacchi a sorpresa, quando ritiene che si aprano delle finestre di opportunità. Non è quindi escludibile che Kim Jong Un - che di Kim Il-sung è il nipote - possa tentare un blitz, tenendo anche in considerazione i suoi legami sempre più stretti con Mosca sul piano militare. Non è detto che debba trattarsi di un’invasione su larga scala. Ma il rischio che possa approfittare della situazione è, al momento, molto elevato. Lo stesso Antonio Tajani ha auspicato ieri che Pyongyang non si muova in questa direzione. Dal canto suo, il Cremlino non vedrebbe probabilmente male una simile azione. Il prossimo 20 gennaio, Donald Trump si insedierà alla Casa Bianca e si avvicineranno quindi le trattative per mettere fine al conflitto ucraino. La recente crisi esplosa in Siria ha messo Vladimir Putin in difficoltà, indebolendo potenzialmente il suo potere contrattuale in vista dei negoziati sull’Ucraina. Ebbene, dalla prospettiva dello zar, una Corea del Sud sprofondata nel caos e un’eventuale invasione nordcoreana potrebbero controbilanciare la situazione.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)