2024-06-13
«Rafforziamo la legge sulla legittima difesa»
Nel riquadro Rodolfo Corazzo. Sullo sfondo la villa a Rodano dove il 25 novembre 2015 il commerciante ha reagito a una rapina sparando e uccidendo uno dei banditi (Ansa)
Rodolfo Corazzo, neo sindaco di Rodano, nel 2015, uccise un rapinatore: «Lavorerò sul fronte sicurezza, installando più telecamere e illuminazione. Controllo di vicinato fondamentale. E non può essere un giudice a interpretare lo stato d’animo di chi vive una vicenda come la mia».Rodolfo Corazzo ha 68 anni, fa il gioielliere di professione ed è il nuovo sindaco di Rodano. Ha appena vinto le elezioni alla guida di una lista civica sostenuta da tutto il centrodestra, che ha ottenuto 1.178 preferenze (ovvero il 50,47% dei voti), superando la lista sfidante di appena 22 voti. «Però basta anche solo un voto di scarto per vincere», spiga Corazzo. Che dopo cinque anni all’opposizione diventa primo cittadino del suo Comune. Mentre ne sono passati quasi dieci da quando, nel novembre del 2015, uccise a colpi di pistola un rapinatore albanese, ergastolano evaso, che, insieme a due complici, era penetrato all’interno della sua abitazione dopo aver curato il gioielliere nei giorni precedenti: volevano da lui i soldi per «finanziarsi la latitanza». Dopo essere stato picchiato dai tre banditi, che avevano un passamontagna sul volto, era stato trascinato dentro casa, dove si trovavano la moglie e la figlia di 11 anni. Dopo due ore sotto minaccia delle armi, l’orefice riuscì a reagire sparando un colpo in aria con la sua Glock. I rapinatori risposero al fuoco, in tutto furono sparati dieci colpi: sette da parte dei banditi, tre da parte di Corazzo. Nella sparatoria rimase ucciso Valentin Frrokaj, albanese di 37 anni. Corazzo, che aveva un regolare porto d’armi, era stato indagato per eccesso colposo di legittima difesa. Un atto dovuto. L’inchiesta fu, dopo due anni, archiviata perché Corazzo, scrisse allora il pm nella richiesta di archiviazione, «si era trovato davanti a un pericolo concreto e aveva reagito sparando per difendere la propria incolumità e quella della moglie e della figlia».Quasi dieci anni dopo, è diventato sindaco del suo Comune. «Ho vinto dopo una campagna elettorale incredibile, sono stato boicottato e insultato da tutte le parti. I miei concittadini erano sicuri che vincessimo, in molti per questo non sono andati a votare e, a causa di questa percezione errata, lo scarto è stato di appena 22 voti. I nostri avversari, devo essere onesto, hanno anche governato bene, hanno ottenuto due finanziamenti milionari del Pnrr. Ma concentrandosi soltanto su questi due progetti, hanno abbandonato il paese. Noi siamo un borgo agricolo, abbiamo molto verde ma che va curato. A volte ai cittadini basta avere il verde pulito per essere felici. Avevamo contro una squadra che ha lavorato bene ma hanno sbagliato campagna elettorale, troppo aggressiva».Uno dei punti cardine della sua, invece, è stato quello della sicurezza. «La sicurezza, certo, ma non solo. In tanti pensano che mi sia candidato solo per via dell’episodio di cronaca del 2015 che mi ha visto al centro. Ma pensavo che fosse alle spalle quella questione, invece tutti mi cercano proprio per quell’episodio. Ho ricevuto numerosi inviti in trasmissioni televisive ma non ci vado. Voglio dimenticare quella storia».La sicurezza, dicevamo. «È innegabile che il tema della sicurezza ha influito tanto in questa elezione. Abbiamo anche realizzato una serata pubblica con le forze dell’ordine. In campagna elettorale ho detto che farò tutto quello che è necessario per prevenire i crimini. Metterò più telecamere, che sono un deterrente. Farò installare più pali della luce, che danno maggiore sicurezza. Poca luce è sinonimo di degrado. Vogliamo infondere sicurezza ai cittadini, uno a casa sua deve stare tranquillo e non avere l’ansia da “adesso mi derubano”».Non basta avere più forze dell’ordine sulle strade? «No. Abbiamo due vigili insieme al Comune di Pioltello, i carabinieri qualche passaggio lo fanno, è il simbolo che lo Stato vigila. Ma vigili o carabinieri non interrompono la delinquenza. Abbiamo attivo il controllo di vicinato, ci sono 40 gruppi. La strada è questa».Ovvero il coinvolgimento dei cittadini? «Sì. Anche loro devono fare la propria parte. Se vedo qualcosa che non va, io devo segnalarlo. Se stanno rubando e, come al solito, nessuno vede o sente niente, non cambierà mai niente. Nelle città è già diverso, nei piccoli paesi deve essere così. Ci si conosce tutti, questa solidarietà aiuterebbe molto».Quello che è capitato a lei, può ripetersi ancora? «In dieci anni i furti sono sempre avvenuti. Difficilmente avvengono quando c’è gente in casa. Una cosa che accade sempre più spesso è la devastazione delle automobili: spaccano i vetri per rubare i cruscotti. Le situazioni gravi come quella che ho vissuto io spero che non avvengano più, spero che quel ciclo di episodi violenti in serie sia finito. Perché quando ci capiti in mezzo, ti trovi in un mare di problemi. Non lo auguro a nessuno, una vicenda orribile che non penso capiti più».Cosa si porta dietro di quella esperienza? «Ho ricevuto una solidarietà pazzesca, mi hanno scritto tanti albanesi dal loro Paese ma anche qui dall’Italia, per scusarsi di quello che avevano compiuto i loro concittadini. Mi ha fatto davvero piacere, mi ha dato la spinta per impegnarmi ancora di più nell’aiutare gli altri. Oggi, dove posso aiutare, lo faccio volentieri».Lei è stato fin da subito uno dei paladini del rafforzamento della legittima difesa con il «grave turbamento». «Io sono andato due volte in commissione Giustizia al Senato affinché fosse preso davvero in considerazione il “grave turbamento”. Ho spinto tantissimo questo progetto (divenuto legge nel 2019, ndr). Quando ti trovi, come me le la mia famiglia, in situazione dove c’è qualcuno che minaccia la tua vita non sei normale, sei in uno stato di alterazione. In una situazione di pericolo non si ragiona e si può sbagliare. La normalità non esiste più, anzi è normale essere alterato. Ecco perché va giustificato e capito chi commette un atto che mai avrebbe immaginato di poter commettere nella sua vita. Non c’è bisogno, come invece previsto, di alcuna interpretazione da parte dei giudici di questo “turbamento”. Servono linee guida precise per giudicare queste situazioni, non lasciare spazio all’interpretazione che è sempre soggettiva e, potenzialmente, non ha alcun limite. Serve migliorare e chiarire questo aspetto della legge perché sarebbe un aiuto al cittadino offeso molto più diretto e netto».Continuerà la sua battaglia? «Certamente sì».