2023-08-12
Contromossa del governo sul salario minimo
Nell’incontro a Palazzo Chigi, Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani bocciano la richiesta dell’opposizione e rilanciano sulla contrattazione. Poi il premier propone una mediazione al Cnel per arrivare a un progetto condiviso.Due ore e mezza di confronto serrato, franco, che però non sono servite a produrre una sintesi tra i rispettivi punti di vista, ma che hanno consentito al governo di fare la propria mossa sulla delicata questione del salario minimo. A Palazzo Chigi, ieri, è andata in scena il colpo di coda della stagione politica, con l’annunciato vertice tra il governo e i leader dell’opposizione. Un vertice lungamente anticipato dalle dichiarazioni incrociate dei diretti interessati, che alla fine ha avuto semplicemente la funzione di mettere ulteriormente a punto posizioni note.Per l’esecutivo, oltre al premier, Giorgia Meloni, hanno partecipato all’incontro, chi in collegamento chi in presenza, i due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, il ministro del Lavoro, Elvira Calderone, e i due sottosegretari Alfredo Mantovano e Giambattista Fazzolari. Per le opposizioni, assodata la defezione di Italia viva, che, come è noto, non ha sottoscritto la proposta di legge, c’erano tutti: la segretaria del Pd, Elly Schlein, il presidente del M5s, Giuseppe Conte, il leader di Azione, Carlo Calenda, il segretario di +Europa, Riccardo Magi, e il leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni. Nella Sala Verde di Palazzo Chigi, l’incontro si è svolto, a partire dalla location, in modalità che hanno ricordato gli incontri tra governo e parti sociali. Ed è proprio a queste ultime, e al Cnel presieduto da Renato Brunetta, che il premier si è appellato - per una soluzione in 60 giorni - nella sua introduzione, prima di dare la parola ai leader presenti, e nella sua replica finale. Al termine del vertice, Meloni è scesa a dichiarare spiegando che «garantire salari adeguati e il potere di acquisto delle famiglie è una nostra priorità» e che ha proposto «un confronto anche col Cnel da completare prima della legge di Bilancio anche in tempo per avere le coperture per i finanziamenti. Il lavoro povero non viene risolto col semplice salario minimo». «Aiutare le famiglie povere», ha proseguito, «è una nostra priorità e ci interessa quando viene posta la questione dei salari, per questo ho scelto di incontrare le opposizioni sulla proposta specifica del salario minimo perché il tema del contrasto al lavoro povero ci interessa, purché ci si intenda sul fatto che la materia è estremamente ampia e sul fatto che vada affrontata nella sua complessità». Poco prima di lei era sceso anche Tajani per illustrare la proposta di lavoro con il Cnel e per ribadire la contrarietà al salario minimo per legge, così come aveva fatto la Lega in giornata. Scettiche, laddove non apertamente critiche, le opposizioni: per la dem Elly Schlein «il governo non ha una sua proposta, non ha le idee chiare sul salario minimo». «Non ci sottrarremo», ha aggiunto, «al confronto, ma aspettiamo delle proposte, invece ci sembra che il governo sia rimasto sulle sue pozioni», mentre per Conte «il governo si è affidato al Cnel, vogliono buttare la palla in tribuna», aggiungendo che il suo partito promuoverà «una raccolta firme con una petizione». «Non vogliamo sventolare», ha detto ancora Conte, «una bandierina ideologica. Rispetto a dei chiarimenti chiesti abbiamo fornito interventi nel merito spiegando punto per punto il testo». Toni simili da Riccardo Magi e da Nicola Fratoianni (che tra l’altro era tornato dalla Puglia con lo stesso volo di linea del premier, dando vita a un gustoso siparietto «prevertice»), anche se quest’ultimo ha voluto attribuirsi il «successo» di aver ottenuto dal premier «disponibilità» a discutere. Calenda è stato più morbido, dichiarando che «è stato un incontro ancora interlocutorio ma il fatto molto positivo è stato che nessuno ha chiuso la porta».Questi stessi partiti nelle scorse settimane hanno presentato una proposta di legge che indica in 9 euro lordi il valore salariale minimo che sostituisce, «ove necessario», quello inferiore previsto dai vari contratti collettivi. Molti economisti e addetti ai lavori, però, hanno fatto notare che si tratta di una proposta inefficace, perché il salario minimo a questa cifra rappresenterebbe il 75 per cento della retribuzione media oraria. Avendo la maggior parte dei lavoratori italiani un contratto che prevede una soglia minima maggiore di 9 euro, il rischio è che una norma di questo tipo possa in molti casi allineare verso il basso la retribuzione media. È il concetto espresso nei giorni scorsi dallo stesso premier nei suoi «appunti» video, quando ha affermato che se si stabilisse «una cifra minima oraria di retribuzione per tutti, che inevitabilmente si collocherebbe nel mezzo, allora il salario minimo potrebbe rischiare di essere più basso del minimo contrattuale previsto e rischierebbe di diventare un parametro sostitutivo e non aggiuntivo peggiorando molto di più i salari rispetto a chi li migliora». Il sottosegretario della Lega al Lavoro, Claudio Durigon, prima del vertice, aveva anticipato le cinque proposte «molto dettagliate» con cui il governo si è presentato all’incontro con le opposizioni: «Estendere la contrattazione collettiva applicando il contratto di categoria che può essere considerato di riferimento. Rivedere l’impalcatura degli appalti sui servizi eliminando il massimo ribasso sulla voce del costo del lavoro, dare ruolo al Cnel e all’Aran per controbilanciare gli effetti dei cosiddetti contratti pirata e introdurre premialità per chi è tempestivo nel rinnovo dei contratti».