2021-08-28
Contro il green pass sarà battaglia in Aula
Dal 6 settembre inizierà la discussione parlamentare per la conversione del decreto che ha introdotto il certificato. I troppi paradossi per accedere a mense, ristoranti, palestre, trasporti e scuola dovranno passare attraverso i 1.300 emendamenti già presentatiIl governo allungherà a 12 mesi la validità della certificazione verde, anche se l’efficacia del vaccino comincia a diminuire novanta giorni dopo la doppia dose. Non a caso è già pronta la terza fiala da inoculare, secondo le tempistiche del ministero della Salute. Il green pass, entrato in vigore lo scorso agosto, è ormai un provvedimento coercitivo e condizionante a dispetto di evidenze scientifiche che non ci sono. Un lasciapassare che va in direzione opposta a quanto chiede il regolamento europeo dello scorso giugno, ovvero che «tutte le misure adottate dovrebbero essere strettamente limitate nella portata e nel tempo […] e non dovrebbero andare al di là di quanto strettamente necessario per tutelare la salute pubblica». In Italia, più che alla salute dei cittadini sembra che si pensi a togliere ogni diritto e libertà, infatti vengono introdotte limitazioni solo nell’ottica di moltiplicare le vaccinazioni. «Oltre il 90% del personale della scuola è vaccinato», faceva sapere ieri la struttura del commissario straordinario per l’emergenza, il generale Francesco Figliuolo. Non basta, bisogna obbligarli tutti altrimenti non lavorano più, costretti a casa senza stipendio se non si fanno un tampone ogni 48 ore. Distruggendosi naso e finanze.Pensiamo all’obbligo che per gli over 12 anni scatterà dal primo settembre, di dover esibire il salvacondotto per salire su treni Intercity e Alta velocità, ma non su treni regionali e locali dove solitamente si accalcano più persone costrette a muoversi per lavoro o per studio. Il virus non viaggia solo sui super treni, bisognerebbe spiegarlo al premier Draghi. Funzionerà, il pass, pure sui bus interregionali ma non in metropolitana e sugli autobus che svolgono servizio locale (sono forse Covid free?), a bordo dei quali torneranno i controllori per vigilare, oltre che sui biglietti, anche su distanziamento e mascherine. Per queste figure, però, non è ancora previsto l’obbligo vaccinale quindi il passeggero avrà ragione a sentirsi beffato. E che dire del pass imposto per accedere alle mense nelle fabbriche, dove i lavoratori passano la giornata a stretto contatto, ma anche degli istituti penitenziari, delle caserme dei carabinieri, nei luoghi di servizio di polizia e forze armate adibiti alla consumazione dei pasti? Persone in divisa che dividono spazi di lavoro in uffici, automezzi, carceri sovraffollate, non possono più sedere a tavoli sperati per consumare un pasto insieme, se non hanno quel pass da esibire. Come se la semplice certificazione garantisse che, all’interno di quella mensa, siedono persone che non possono trasmettere il Covid: sappiamo benissimo che anche i vaccinati possono contagiare. «C’è una quota di immunizzati che purtroppo si infetta, e questo rimane un margine di insicurezza», ricordava ieri il virologo Fabrizio Pregliasco. Il nodo dei controlli dei clienti che vogliono accedere nei locali al chiuso di ristoranti, pizzerie, bar, sarebbe stato risolto dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, affidando alle forze dell’ordine il compito di garantire il rispetto dell’uso del green pass, chiedendo certificazioni e documenti d’identità a campione. Solo la persona non in regola viene sanzionata, però se da controlli nello stesso locale capita per tre giorni di seguito che un cliente non sia corretto, dichiari il falso e venga «beccato», a pagarne le conseguenze possono essere pure i titolari, costretti a chiudere il locale da uno a dieci giorni. Al bancone del bar è consentito stare senza certificazione verde e con la mascherina abbassata se si rimane in piedi, solitamente più assembrati e a poca distanza dai tavoli occupati da chi è seduto con green pass. Così pure non ci sono regole all’aperto mentre l’obbligo scatta durante concerti, festival, proiezioni cinematografiche e iniziative culturali non solo al chiuso. Anche in questo caso, senza motivazioni scientifiche che giustifichino due pesi e due misure. I camerieri non sono obbligati a vaccinarsi, nemmeno i cuochi, i clienti sì se d’inverno non voglio finire congelati. Il personale di sala è tenuto a indossare sempre la mascherina, così pure i docenti, però per gli insegnanti è obbligatorio esibire il lasciapassare per fare lezioni anche solo di un’ora, giusto il tempo di un pranzo o di una cena dove il cameriere non ha obblighi di vaccino. Per non parlare dei ristoranti degli hotel, dove si può pranzare senza dover dimostrare di aver fatto il vaccino o di aver passato il Covid o di aver fatto un tampone risultato negativo, mentre si dovrà esibire il pass se si vuole accedere al centro benessere o alla piscina coperta dell’albergo. Sarà anche una misura per incentivare il turismo, ma non si può prendere in giro gli italiani imponendo regole così assurdamente diverse le une dalle altre, in contesti uguali come lo spazio di un ristorante. Tra pochi giorni, il 6 settembre, inizierà la discussione in Aula della conversione in legge del decreto, sul quale pesano ben 1.300 emendamenti già presentati in Commissione. Le proposte di modifica sono tantissime, a queste si aggiungeranno anche quelle dell’esecutivo di estendere la durata del green pass, ma confidiamo che non poche assurdità legate alla certificazione verde spariscano grazie all’intervento di parlamentari combattivi.