2023-11-19
Contro il decreto sicurezza la sinistra giustifica i ladri
Paola De Micheli (Imagoeconomica)
La stretta su furti e recidive scatena i progressisti che di colpo «scoprono» il problema delle mamme delinquenti (ignorate per anni). E pure ex ministri del Pd si riducono a «spiegare» i reati con la povertà.«I bambini, i bambini: mettete in carcere i bambini», ululava giovedì sera in tv Paoletta De Micheli, già ministro dei Trasporti del governo giallorosso di Giuseppe Conte. Un grido di dolore a commento delle misure approvate dal governo con il cosiddetto decreto sicurezza. Tra le nuove norme, c’è una clausola che riguarda le donne incinte o madri di bimbi fino a tre anni. Attualmente per legge era obbligatorio il rinvio dell’esecuzione della pena: dunque il giudice di fronte a una ladra o a una rapinatrice con un figlio di un anno o in attesa di partorire era costretto a lasciarla libera di delinquere. D’ora in poi non sarà così: il magistrato dovrà valutare e, in base al numero di reati commesso, potrà decidere di spedire la donna in cella o in una struttura adeguata, ma comunque rinchiusa. Dovrà e non è detto che lo farà, ma è probabile che - nel caso di quella borseggiatrice rom che sfornando un bimbo dietro l’altro per anni, nonostante i numerosi arresti, ha evitato di trascorrere anche un sol giorno dietro le sbarre - il magistrato decida per l’esecuzione delle pene a cui è stata più volte condannata.«Ma i bambini, i bambini: così il governo manda i bambini in carcere», ululava De Micheli, la quale alludeva al fatto che i figli, soprattutto quando di età prescolare, seguono il destino della genitrice e dunque con la misura del governo rischiano di finire anch’essi reclusi. Peccato che l’ex ministro dei Trasporti e candidata (sconfitta) alla guida del Pd si sia dimenticata che i bambini finiscono dietro le sbarre da anni, esattamente dal 1975, anno in cui fu approvata una legge per le donne condannate a scontare la pena in carcere. Certo, sono bambini con più di tre anni, ma sempre bambini, che però fino a ieri non hanno suscitato nessuna compassione da parte dell’onorevole compagna. Grazie a un rapporto dell’associazione Antigone, onlus fondata da Massimo Cacciari, Stefano Rodotà, Luigi Manconi e Rossana Rossanda (tutti compagni), è infatti possibile scoprire che quando la De Micheli guidava il dicastero in cui oggi si è insediato Matteo Salvini, i bambini costretti a crescere con la propria madre in prigione erano 40. Eppure, non si ricordano ululati della ministra. Né ho memoria di indignati commenti, tipo quelli cui si sono lasciati andare ieri molti esponenti della sinistra, tipo l’ex ministro Andrea Orlando, alla notizia di un giro di vite nei confronti delle mamme-ladre. Non soltanto. Ho cercato ma non ho trovato prese di posizione contro quelle donne che usano i figli, in arrivo o poco più che neonati, per continuare a delinquere. Il fenomeno è noto e ne abbiamo parlato a più riprese anche sulla Verità. Di solito si tratta di rom beccate in flagranza di reato mentre derubano turisti e viaggiatori sui mezzi di trasporto delle principali città. La gravidanza è la scappatoia per non finire dietro le sbarre. Senza fissa dimora, così da non essere raggiunte da mandati di custodia cautelare, confidano sul lassismo della nostra Giustizia e sulle maglie larghe del codice penale. Se non vieni sbattuta subito in carcere nonostante il malloppo ancora fra le mani, nessuno verrà a cercarti quando avrai partorito e per il futuro puoi sempre assicurarti l’impunità con un’altra gravidanza. Una rom a Milano è riuscita a collezionare la bellezza di 19 figli: un’assicurazione a delinquere, perché ogni neonato è una polizza che garantisce di poter continuare a rubare. Ecco, di fronte a questo, a una donna che si presta a compiere quotidiani borseggi, non ho sentito condanne da parte di De Micheli o altri suoi pari, ma semmai comprensione. Sì, insieme agli ululati, l’ex ministra si è prodotta in una serie di giustificazioni sociologiche, sulle condizioni delle classi subalterne, che, «poverette», vivono in una situazione di emarginazione e per quello, a volte, sono costrette a commettere reati. Ho conosciuto persone in difficoltà, rimaste senza lavoro e a rischio di sfratto, tuttavia, non per questo si sono trasformate in rapinatrici seriali. Come è ampiamente dimostrato, per fermare la criminalità, piccola o grande che sia, esiste un solo modo ed è applicare la legge. Anzi, fare in modo che la legge non consenta ai furbi di farla franca. Un figlio non può essere un alibi per continuare a delinquere. E chi si indigna per i bambini che rischiano di crescere in cella insieme alle madri, forse, prima dovrebbe indignarsi con quelle stesse madri, che usano i figli e sono disposte a rischiare di vederli rinchiusi insieme a loro.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)