2023-11-24
Contro il governo si aggrappano alle bufale
Francesco Lollobrigida (Ansa)
Prima distorcono le parole di Matteo Salvini, poi ignorano Trenitalia che scagiona il «cognato della Meloni», infine piangono per la vittoria di Raffaele Fitto sul nuovo Pnrr: questa sinistra, ormai alla frutta, non sa davvero più cosa inventarsi per picconare un esecutivo in salute. Il ministro Francesco Lollobrigida non cede: «Nessun abuso o privilegio, treno fermato seguendo la legge».Lo speciale contiene due articoli.Errare è umano, perseverare è sinistro: il caso degli attacchi scomposti al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, colpevole di aver fatto il suo dovere di uomo delle istituzioni, è solo l’ultimo episodio della serie horror di critiche al governo non solo assolutamente infondate, ma pure controproducenti per la credibilità politica di Pd, Avs, renziani, grillini e compagnia urlante. Attacchi che hanno l’unico scopo di produrre un po’ di fuffa propagandistica, di creare baruffe social per un paio di giorni, ma che, basati sul nulla, dopo qualche giorno spariscono nel niente. Il caso del treno di Lollobrigida è già stato ampiamente sviscerato: si accusa il ministro di essere sceso da un treno che aveva accumulato due ore di ritardo. Dal punto di vista formale, nessun problema: «La fermata a Ciampino», ha scritto Trenitalia in una nota ufficiale, «non ha comportato ulteriore ritardo per i viaggiatori, né ripercussioni sulla circolazione, né costi aggiuntivi per l’azienda. Il treno si è fermato poco dopo Roma Termini per quanto stava accadendo in linea e la deviazione via Cassino è stata decisa anche in virtù della fermata già prevista a Napoli Afragola. Dopo la ripartenza», ha aggiunto Trenitalia, «è stata disposta la fermata presso la stazione di Ciampino, dove sono scese le istituzioni presenti a bordo, per poter far fronte a impegni istituzionali». Lollobrigida, come ormai noto, non era diretto verso Napoli per andare a mangiarsi una bella pizza con gli amici, ma era atteso a Caivano, comune dell’hinterland straziato dalla presenza della camorra, che il governo guidato da Giorgia Meloni sta cercando con ogni mezzo di riqualificare, dal punto di vista sociale, culturale, e pure architettonico. Lollobrigida doveva piantare un albero intitolato a Giovanni Falcone in un parco appena riqualificato, che fino a qualche settimana fa era una piazza di spaccio. Se fosse rimasto a bordo del treno, a Caivano sarebbe arrivato di notte, deludendo chi lo attendeva ma soprattutto lanciando un segnale devastante: un esponente del governo che si presenta con ore di ritardo a un appuntamento così importante. Siamo abbastanza certi che qualcuno da sinistra avrebbe detto: «Lollobrigida doveva scendere dal treno appena possibile e andare a Caivano con l’auto, evidentemente per lui la lotta alla camorra non è una priorità, si dimetta!». Potete scommetterci: sarebbe andata così.Un altro caso di scuola della assoluta inconsistenza delle opposizioni è quanto accaduto a Matteo Salvini nelle ore immediatamente successive all’arresto di Filippo Turetta. «Bene. Se colpevole», scrive sui social Salvini, «nessuno sconto di pena e carcere a vita». Apriti cielo: quel «se colpevole» scatena una valanga di critiche nei confronti del leader della Lega, non si comprende per quale motivo, considerato che in Italia c’è una Costituzione che prevede che una persona possa essere giudicata colpevole solo da un tribunale. Se proprio vogliamo essere pignoli, ora potremmo anche toglierlo, quel «se colpevole», considerato che Turetta ha successivamente confessato di essere l’assassino della povera Giulia Cecchettin. Ma al momento dell’arresto, e del tweet di Salvini, un uomo delle istituzioni non poteva fare altro che esprimersi in forma dubitativa, altrimenti sarebbe stato accusato di ignorare la Costituzione. La valanga di critiche costringe Salvini a una precisazione: «Per gli assassini carcere a vita», scrive il vicepremier qualche ora dopo il primo post, «con lavoro obbligatorio. Ovviamente, come prevede la Costituzione, dopo una condanna stabilita in tribunale augurandoci tempi rapidi e nessun buonismo, anche se la colpevolezza di Filippo pare evidente a me e a tutti». Precisazione pleonastica, se non fossimo in un Paese dove le sparate propagandistiche delle opposizioni costringono gli esponenti del governo a dover sottolineare l’ovvio. Altro giro, altra corsa: il Pnrr. Per mesi e mesi le opposizioni hanno accusato il governo di non essere in grado di definire i progetti, e quindi di essere colpevole di far perdere all’Italia i milioni messi a disposizione dall’Europa. Da cronisti avremo letto, e non esageriamo, alcune migliaia di dichiarazioni di piddini, grillini, renziani, calendini e sinistrini all’insegna del catastrofismo. E invece? E invece l’Europa ha dato l’ok a tutte le modifiche presentate dal ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, che ha gestito in maniera impeccabile un dossier molto complicato ed è riuscito a rimodulare il piano eliminando i progetti irrealizzabili previsti dai precedenti governi e interloquendo in maniera efficace e responsabile con la Commissione europea. Non lo diciamo noi: lo dice la Commissione europea, che, come ha scritto ieri La Stampa, «ha dato l’ok alla maxi revisione di 144 obiettivi del piano. In dirittura d’arrivo anche il pagamento della quarta rata da 16,5 miliardi». E le opposizioni? Nessun commento: quando i fatti parlano, del resto, le chiacchiere stanno a zero.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/contro-governo-bufale-2666344489.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="anche-la-lega-critica-lollobrigida-sarebbe-stato-meglio-evitare" data-post-id="2666344489" data-published-at="1700776647" data-use-pagination="False"> Anche la Lega critica Lollobrigida: «Sarebbe stato meglio evitare» Perché sei tu Romeo? Nella competizione tra Lega e Fratelli d’Italia in prospettiva elezioni europee arriva la stoccata del capogruppo al Senato della Lega, Massimiliano Romeo, al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, in relazione alla vicenda della fermata del treno a Ciampino: «Il comportamento di Lollobrigida», dice Romeo a Rai Radio 1, «credo sia una cosa che bisogna evitare, bisogna cercare di evitare di ingenerare polemiche anche se capisco che ci possono essere delle questioni istituzionali e dei momenti in cui ci sono cose da fare». Una presa di posizione che non sorprende gli osservatori della politica italiana: alle europee si vota con il proporzionale, e quindi lo spirito di coalizione viene messo da parte. Da parte sua, ieri il ministro è tornato nuovamente a commentare le polemiche sulla sua fermata a Ciampino: «Per quanto è di mia competenza», ha detto Lollobrigida a margine del Forum Coldiretti a Roma, rispondendo a chi gli chiedeva di un eventuale chiarimento in Aula, «farò tutto quello che è necessario. Non sono mai fuggito al confronto. Sono convinto di aver agito non solo nell’ambito della legalità e della norma, ma nell’interesse dello Stato e per rappresentarlo a Caivano. Quella discesa dal treno non era per andare in vacanza o andare a trovare la mia famiglia, ma per andare a fare il mio lavoro. Se intendo dimettermi? No. Per me il vero privilegio», ha aggiunto Lollobrigida, «è stato quello di stare tra i cittadini di Caivano, a cominciare dai bambini, che sono il nostro futuro e che oggi sono nelle condizioni di tornare a frequentare il parco, grazie al lavoro delle forze dell’ordine e dell’esercito che in tempi velocissimi hanno ripulito quella che era una piazza di spaccio. Lo Stato c’è, in tempi celeri e non solo quando i riflettori erano accesi, ma anche nei giorni successivi. La fermata straordinaria è prevista dal regolamento Fs. Le porte si sono aperte quando era consentito e cioè a Ciampino. La mia richiesta era quella di un cittadino che voleva fare il proprio lavoro», ha ribadito Lollobrigida, «e non ci sono state violazioni di legge. Per quanto mi riguarda è valsa la pena essere a Caivano e ritengo sia dovere delle istituzioni garantire la propria presenza laddove serve». Non molla la presa il M5s: «No, ministro Lollobrigida», ha scritto Giuseppe Conte su X, «nessun normale cittadino può chiedere di far fermare il treno quando e dove più gli è comodo e scendere liberamente. Lo sanno bene milioni di pendolari. Allo stesso modo ogni cittadino non può scegliere se pagare o no una tassa come invece avete permesso di fare alle banche che accumulano ingenti extraprofitti, mentre i cittadini soccombono sotto le rate dei mutui alle stelle. Ma lo sappiamo, ormai, che con Giorgia Meloni e il suo governo il treno, come il Paese, all’incontrario va». A proposito del M5s, registriamo una precisazione dei pentastellati relativa a una infografica pubblicata ieri dal nostro giornale: «Nella grafica in questione», ci scrive l’ufficio comunicazione del M5s, «viene impropriamente richiamata, con tanto di immagine della diretta interessata, anche la vicenda relativa al presunto uso della scorta e dell’auto di servizio dell’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte da parte della sua compagna Olivia Paladino. Il richiamo a questa vicenda del 2020 è del tutto strumentale e denigratorio, soprattutto nella misura in cui non si dà conto del fatto che la Procura di Roma archiviò subito l’indagine, avviata a seguito della denuncia di una cittadina, accertando che da parte della signora Paladino non vi era stato alcun utilizzo improprio né della scorta né dell’auto di servizio. È doveroso aggiungere», prosegue la nota, «che quella denuncia, priva di ogni fondamento e finita inevitabilmente in un nulla di fatto, venne presentata proprio da un’esponente del partito di Lollobrigida, Roberta Angelilli di Fratelli d’Italia. Partito in cui, evidentemente, si è pronti ad indignarsi a fasi alterne e solo per i casi (fasulli in questa ipotesi) altrui».
«Murdaugh: Morte in famiglia» (Disney+)
In Murdaugh: Morte in famiglia, Patricia Arquette guida il racconto di una saga reale di potere e tragedia. La serie Disney+ ricostruisce il crollo della famiglia che per generazioni ha dominato la giustizia nel Sud Carolina, fino all’omicidio e al processo mediatico.