2023-04-10
Continua la battaglia sull'Area B a Milano
True
Seppure il Consiglio di Stato abbia respinto il ricorso presentato per la sospensione di AreaB, ora la pratica passa al Tar della Lombardia poiché occorre verificare se le procedure utilizzate dalla giunta Sala per attivare la gigantesca zona a traffico limitato siano state corrette.I milanesi sono preoccupati che oltre alle limitazioni già imposte, la giunta possa applicare anche un ticket d’ingresso, inasprendo così una situazione già molto pesante per chi ha la «colpa» di abitare all’interno del recinto delimitato dai 188 varchi elettronici, o verso chi deve entrarci per lavorare. Sta di fatto però che sulla questione inquinamento i milanesi si sentono imbavagliati: sia l’opposizione di palazzo Marino, sia l’Automobile Club di Milano, hanno infatti chiesto senza successo un monitoraggio ambientale indipendente e quindi imparziale, ricevendo però in cambio una negazione a prescindere, come era già accaduto con la richiesta degli esponenti del Centrodestra milanese di installare centraline di rilevamento della qualità dell’aria nei tunnel della metropolitana, luogo che alcuni studi anglosassoni indicano come tra quelli dove si respira peggio nelle città. Lo prevedeva anche il Piano Aria-Clima del capoluogo lombardo, ma oggi gli unici dati visibili a disposizione dei cittadini rimangono quelli dell’Arpa. Che dicono una cosa: per migliorare ciò che si respira l’AreaB è inutile, come lo era stato il lockdown. Di fatto la linea della giunta Sala è ambigua, poiché è innegabile che l’inquinamento non sia affatto ridotto dall’inizio della persecuzione ai Diesel Euro5, e che chi deve entrare in città lo faccia prima delle 7.30 o dopo le 19.30, come è anche evidente che il traffico si sia spostato sulle strade esterne e in tangenziale, dove ormai la coda chilometrica si forma due volte al giorno sia sulla Est che sulla Ovest, per non parlare della Nord tra il casello di Rho e Cormano, che è scorrevole soltanto la notte e il sabato mattina.Detta in altre parole, i residenti non possono accettare che candidamente l’assessora Censi dica che in giunta sono «incapaci di valutare i benefici dell’AreaB perché è trascorso troppo poco tempo dalla sua attivazione del settembre scorso». Cioè neghi l’evidenza. Il punto è che i milanesi non sono così fessi come probabilmente credono a Palazzo Marino e hanno firmato il provvedimento di iniziativa popolare per bloccare il provvedimento perché il numero delle auto in città non è affatto diminuito e l’aria non è più salubre di prima. Ora però la giunta non potrà più sostenere le sue decisioni, poiché se da un lato il Governo sta accelerando sugli e-fuel, che in prospettiva a medio termine elimineranno gran parte delle emissioni, dall’altro è sempre più evidente che le decisioni antinquinamento sono in realtà anti-automobili private e che se a quanto in vigore a Milano si aggiungessero altri comuni, la limitazione alla mobilità toccherà facilmente punte di anticostituzionalità. Altrettanto vero è che al Comune di Milano servono altri 70 milioni di euro per sistemare il bilancio e che l’idea sinistra di porre tasse sull’invidia è sempre dietro l’angolo: nuovo ticket per l’AreaB e possibile aumento di quello per l’AreaC da 5 a 7,50 euro, con buona pace dei 110.000 negozi chiusi dal 2020 a oggi.Un ruolo importante lo deve però fare la Regione Lombardia. Qualcuno ricorderà che dai primi anni Novanta in poi era necessario portare la propria vettura dal meccanico per far controllare le emissioni e apporre il «bollino blu». Una procedura che poi è divenuta automatica ogni due anni in concomitanza della revisione ministeriale. E non si capisce perché se oltre alle emissioni certificate in sede di costruzione dei veicoli, e poi con i controlli periodici, le nostre auto debbano sempre essere considerate troppo inquinanti a prescindere. La Regione, al posto del limitato (e impreciso) Move-In, dovrebbe creare una regola generale valida per tutto il territorio, poiché il problema non è la città di Milano e neppure la tangenziale, bensì la conformazione del bacino padano. Ricapitolando: meno parcheggi lungo le strade, sosta a pagamento sotto casa, biglietto Atm a 2,20, ticket Area C e forse anche per la B, telecamere ovunque, possibile limitazione a 30kmh, bilancio in rosso, aria pessima come sempre, impossibilità di far eseguire misurazioni indipendenti. Bisogna credere, caricare le batterie e pedalare. Ovvero i cinesi vanno in Mercedes e Tesla, e noi in bici come facevano loro negli anni Ottanta.Intervistato sull’argomento, Riccardo Truppo, consigliere comunale di FdI, ha dichiarato: «Introdurre divieti alle libertà dei cittadini senza che a questi corrisponda un effettivo e certificato beneficio dovuto anche alla mancanza di un monitoraggio terzo e imparziale, credo sia la manifestazione più preoccupante del modo di fare politica della sinistra e del sindaco Sala, un ambientalismo dogmatico privo di riscontri che vediamo anche nelle risposte del primo cittadino alle importanti proposte del governo Meloni sui biocarburanti, poiché pare non volerli minimamente prendere in considerazione. In tutto questo vengono colpiti i tanti pendolari e gli abitanti della città metropolitana che pure dovrebbero essere tutelati dal sindaco, che oltre la città è anche sindaco della provincia per l’insensata riforma Del Rio. Come Fratelli d'Italia continueremo a batterci dentro e fuori Palazzo Marino per una tutela dell'ambiente seria e con riscontri fattuali alla mano».
Ecco Edicola Verità, la rassegna stampa del 3 settembre con Carlo Cambi