2023-07-20
Conti bloccati a chi non obbedisce
Dopo il sopruso sui camionisti anti green pass in Canada, la storia si ripete in Germania e in Gran Bretagna. A Nigel Farage la banca (al 39% del governo) imputa l’amicizia con Donald Trump e Novak Djokovic (!) e di non essere allineato ai loro valori sui vaccini e sulla Brexit.Lo hanno giustamente battezzato «capitalismo Woke», il neoliberismo ammantato di presunti valori e moralismo d’accatto che - con la scusa di rendere più «etico» il mercato - lo fa meno libero e più oppressivo. A ben vedere non è che una variante del capitalismo di sorveglianza ben descritto da Shoshana Zuboff. Nella versione precedente del sistema, la caratteristica fondamentale del consumatore era la sua possibilità di scegliere fra vari prodotti, limitata soltanto dalla sua disponibilità economica. Ora, invece, è il sistema medesimo a decidere chi possa avere accesso a determinati beni e servizi. La tanto sbandierata libertà, oggi ancor più di ieri, è una concessione che viene fatta a chi abbia rispettato le indicazioni venute dall’alto, norme di comportamento presentate sotto forma di «standard etici». Chi non si conforma, viene semplicemente espulso. Succede regolarmente con le varie piattaforme: basta poco per essere bloccati o addirittura cancellati da Facebook o YouTube, anzi ormai questo genere di sospensioni non scandalizza nemmeno più: ci siamo abituati al fatto che le società private gestiscano gli spazi pubblici a piacimento. Sorvoliamo perfino sul fatto che i presunti standard morali delle varie comunità digitali siano in realtà standard politici deliberatamente stabiliti dai vertici delle multinazionali talvolta a dispetto delle leggi degli Stati. La faccenda inizia a farsi decisamente più complicata quando il congelamento non riguarda più i profili social bensì i conti correnti. Nel momento in cui le banche pretendono che il correntista si adegui a una determinata condotta politica, si precipita immediatamente in uno scenario distopico. Che, con il tempo, si sta facendo drammaticamente concreto. Nel 2022, le autorità canadesi decisero di stroncare la clamorosa protesta dei camionisti, il cosiddetto Freedom Convoy. In quell’occasione, la Royal Canadian Mounted Police congelò la bellezza di 206 prodotti finanziari, compresi conti bancari e aziendali e fermò transazioni per un totale di 3,8 milioni di dollari. Poiché i camionisti manifestavano contro le restrizioni covid, furono presentati come pericolosi no vax e anche dalle nostre parti ci fu chi approvò la repressione, senza rendersi conto che quanto oggi tocca ai brutti e cattivi domani può toccare a chiunque finisca - volente o nolente - sulla lista dei reprobi. Non ha suscitato troppo sgomento nemmeno la decisione di congelare carte di credito e proprietà dei cittadini russi presenti sul suolo europeo all’indomani dello scoppio delle ostilità in Ucraina: anche in quel caso si trattava di pericolosi putiniani, facili bersagli dell’ostilità popolare.Il fatto è che, passati pochi mesi, comincia ad alzarsi il tiro. Ciò che fino a qualche tempo fa pareva saltuario sta diventando sistematico; ciò che credevamo inaccettabile viene sdoganato. È semplicemente incredibile - oltre che intollerabile - la vicenda che ha visto protagonista il noto politico britannico Nigel Farage, leader simbolo della Brexit. Più o meno a marzo, la banca Coutts (parte del Natwest group, nel quale lo Stato inglese è presente con il 39%) ha deciso di bloccargli i conti. Farage, alla fine di giugno, ha denunciato l’accaduto sostenendo che si trattasse di una «persecuzione politica», una sorta di «vendetta per la Brexit». Ovviamente, fu subito accusato di speculare su una faccenda del tutto privata. Dalla banca dissero che il blocco era dovuto a ragioni economiche: Farage non aveva capitale sufficiente per rimanere cliente dell’istituto. Ci furono poi parlamentari laburisti che denunciarono presunti finanziamenti russi (circa 500.000 sterline) ricevuti dall’ex capo dello Ukip, e pure qualche politico italiano s’affrettò a sghignazzare per i guai finanziari del perfido populista. A quanto pare, però, i contorni della vicenda sono un filo diversi, e decisamente più inquietanti. In un video diffuso sui social l’altra sera, Farage ha condiviso con il pubblico il rapporto che la banca ha stilato sul suo caso, citandone direttamente alcuni passaggi. A quanto risulta, Farage è stato defenestrato - così sintetizzano Daily Mail e Telegraph - a causa «dei suoi commenti sulla Brexit e i suoi legami con Donald Trump e Novak Djokovic». Scrivono i giornali inglesi: «I funzionari hanno notato che la chiusura dei suoi conti non poteva essere giustificata sulla base della sua ricchezza». Farage, nel video, ha letto un paio di passaggi del report parecchio eloquenti. Gli analisti della banca ammettono: «La posizione finanziaria del cliente è ora sufficiente per mantenerla su base commerciale». Ma poco dopo aggiungono: «Sebbene sia accettato che non siano risultate condanne penali... sono stati dimostrati commenti e comportamenti che non sono in linea con lo scopo e i valori della banca». Tutto chiaro? Poiché Nigel ha tifato Brexit (come la maggioranza degli inglesi che si sono espressi votando, fra l’altro) e poiché è considerato trumpiano e no vax, non rispetta gli standard comportamentali (cioè politici) richiesti dalla banca, ergo può essere eliminato come cliente. Qualcosa di simile è accaduto a un blogger tedesco residente a Cipro di nome Hadmut Danisch. Costui ha avuto l’ardire di scrivere un articolo in cui sosteneva che fosse legittimo definire «grassa» la leader tedesca dei Verdi, Ricarda Lang. Per via del suo scritto, non solo ha ottenuto l’attenzione della magistratura tedesca, ma si è visto bloccare da Deutsche Bank il conto corrente su cui riceveva donazioni dai lettori. Anche in questo caso è fin troppo facile farsi ingannare. Danisch è stato forse maleducato o comunque abbastanza greve. Ma davvero può essere sufficiente un commento fuori luogo per giustificare il blocco di un conto corrente? Certo, siamo su un terreno scivoloso, soprattutto per quanto concerne Farage: potenti istituzioni private stabiliscono regole di condotta valide per un ristretto gruppo di ricchi clienti. Ma chi stabilisce quale sia il limite? Finché a finire nel tritacarne sono politici «divisivi» o intellettuali «scorretti», come si usa dire, sono in pochi ad allarmarsi. Ma attenti: ci vuole un attimo a passare da una banca privata che censura il pensiero sgradito a un governo che sanziona chi manifesta o esercita un sacrosanto diritto di critica. Il capitalismo di sorveglianza sembra utile quando colpisce i «cattivi». Ma se un bel giorno ti svegli e scopri che il cattivo sei tu, il gioco è molto meno divertente.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.