2020-09-18
Contelaqualunque dà alla Ue i dati sbagliati
Giuseppe Conte (Antonio Masiello/Getty Images)
Nel documento sul Recovery fund destinato all'Europa, il governo scrive che il tasso di crescita italiano è stato dello 0,8% In realtà è stato dello 0,2: quattro volte di meno. Il primo ad accorgersene è Carlo Cottarelli, che si dispera: «Che figura ci facciamo?»Più Pil per tutti. Il premier Contelaqualunque, fratello di Cetto, ci mette poco a far crescere la ricchezza nazionale: un tratto di penna e via. Nel documento del Recovery fund, presentato ieri in Parlamento e destinato all'Europa, pomposamente intitolato «Linee guida per la definizione del piano nazionale di ripresa e resilienza #Nextgenerationitalia» (roba che Lina Wertmüller al confronto era concisa), il presidente del Consiglio ha pensato bene infatti di quadruplicare il dato del nostro benessere. Con la riduzione delle tasse? Con gli investimenti giusti? Con lo sblocco delle opere? Macché. Sbagliando un dato. Moltiplicandolo con un tocco di pochette. Ha scritto infatti che il tasso di crescita dell'economia italiana nell'ultimo decennio è stato dello 0,8 per cento. In realtà è stato dello 0,2 per cento. Quattro volte di meno. Ma non vi soffermerete mica su questi piccoli particolari, no? Lui sta scrivendo la storia fra resilienza e Nexgeneration: vorrete mica che conosca anche i dati dell'economia, no? E neppure quelli della realtà. Del resto, si sa, la realtà a Conte non è mai interessata molto. Lui preferisce la rappresentazione mediante facebook o sondaggi farlocchi. Così dice che il Paese lo ama. Il Paese lo segue. Lui è biondo, ha gli occhi azzurri, da giovane giocava a basket grazie ai suoi due metri di altezza e l'Italia ha affrontato la crisi nel migliore dei modi. Di conseguenza anche i numeri dell'economia si adeguano al tasso di realismo del resto della comunicazione di Palazzo Chigi: «Il Pil italiano è cresciuto dello 0,8 per cento e noi lo raddoppieremo», dice Conte. In realtà è cresciuto dello 0,2 per cento e lui lo affosserà. Le bugie, anche se sono impaginate bene e titolate con l'hastag che fa molto trendy continuano a restare bugie. E ad avere, perciò, le gambe corte. Come Conte, del resto, che infatti non risulta avere mai avuto la statura da pivot. E nemmeno quella da premier. Certo: viene da pensare ai burocrati europei, che già nutrono qualche sospetto sulla nostra capacità di presentare piani attendibili. Come reagiranno di fronte al primo documento ufficiale del governo italiano sul Recovery fund con un errore così macroscopico? Me li immagino i commenti con accenti germanici. «Se Italia cominciare kosì dove andare poi a finire?». Penseranno, forse con qualche ragione, che per arraffare un po' degli ormai decantati 209 miliardi di euro saremo capaci di qualsiasi cosa. Anche di promettere che faremo l'economia verde grazie al coinvolgimento diretto degli alieni, notoriamente green. E che faremo la digitalizzazione grazie alla consulenza di Gigi Riva, che in effetti di reti se ne intendeva assai. E hai voglia a contraddirli: no, guarda, stavolta faremo sul serio. «Ma kome sul serio? Se a pagina 11 del primo documento avere già fatto ridikolo sfondone…». E la cosa farebbe ridere, se non facesse piangere. Perché sono mesi e mesi che paghiamo e coinvolgiamo consulenti, comitati, esperti, task force. Abbiamo avuto il piano Colao, gli Stati generali, le consultazioni, gli studi diversificati, gruppi di lavoro coordinati. Abbiamo riesumato il Ciae, comitato interministeriale per gli Affari europei. A parte la Nasa, Archimede Pitagorico e pochi altri, non c'è cervellone mondiale che non sia stato tirato in ballo per la preparazione di questo attesissimo documento. E poi, appena pronto, si scopre che nelle prime pagine c'è una bestialità su uno dei dati fondamentali? Se questo è il modo in cui si lavoro al governo, beh adesso si capisce perché i bambini hanno iniziato la scuola in ginocchio. È il destino che spetta a tutti noi. Ad accorgersi per primo dell'errore (onore al merito) è stato il professor Carlo Cottarelli. Al suo tweet indignato («Grave errore. Che figura ci facciamo?»), hanno risposto non meglio precisate «fonti del governo» con un comunicato in cui si riconosce il «mero errore materiale», dal momento che è «universalmente noto che la crescita del Pil italiano nell'ultimo decennio è stato dello 0,2 per cento». Il che, tecnicamente parlando, è quello che si definisce un tacon peggio del buso: se era «universalmente noto», o razza di somari, perché voi l'avete ignorato? Perché avete scritto 0,8 anziché 0,2? Era noto all'universo ma non a chi ha compilato il documento? E perché l'ha compilato lui? «Mero errore materiale»? Su un documento ufficiale? Con tutte quelle persone che ci lavorano? Con tutto il carico di retorica che avete messo lì sopra? Ovviamente capita di sbagliare quando si tratta di numeri. E negli ultimi tempi dalle parti dei giallorossi capita spesso. Il ministro Gualtieri, per dire, ha sbagliato le stime dell'economia; il presidente dell'Inps Tridico ha sbagliato i calcoli del bonus e quelli della cassa integrazione; il commissario Arcuri ha sbagliato le ordinazioni dei banchi, dopo quelle dei tamponi, dei respiratori, delle mascherine, etc. Lo stesso Conte, qualche giorno fa, s'è confuso clamorosamente sul dato delle vittime del Covid (135.000 anziché 35.000 ha detto) e l'ex ministro Toninelli, gran sostenitore del sì al referendum, ha detto che bisogna tagliare i parlamentari in Italia perché 1945 sono troppi (in realtà sono 945, ma mille di differenza che cosa volete che sia?). Dalle parti della maggioranza anche la matematica, evidentemente, è diventata un'opinione. Eppure, chissà perché, non riusciamo a rassegnarsi all'idea di un governo che continua a dare i numeri. E per di più li dà pure sbagliati.