2021-06-08
Conte trama la pugnalata a Draghi. Ma i grillini preparano l’agguato a lui
Mario Draghi e Giuseppe Conte (Ansa)
Giuseppi al veleno («Il premier ci disorienta») sogna lo strappo ad agosto, mentre gli onorevoli, in ansia per la rielezione, sperano di bruciarlo alle amministrative. Dibba è pronto a guidare il partito di Davide Casaleggio.Giuseppe Conte si prepara a essere il leader di un partitino del 10%: è la certezza dei più smaliziati tra i parlamentari pentastellati, che danno già per scontata la nascita di un nuovo partito che sarà guidato da Davide Casaleggio e Alessandro Di Battista. In realtà, basta leggere le accuse incrociate tra l'ex premier e il leader dell'associazione Rousseau per rendersi conto che il braccio di ferro tra i due, nonostante l'accordo economico raggiunto, che prevede il versamento di 250.000 euro a Casaleggio in attesa che il M5s sostituisca la storica piattaforma grillina con un nuovo server. Intanto, aumentano a dismisura le voci che descrivono un Giuseppi pronto a disseminare di mine la strada del governo guidato da Mario Draghi, per poi arrivare alla rottura definitiva ad agosto, all'inizio del semestre bianco, il periodo che precede l'elezione del nuovo presidente della Repubblica (prevista a inizio 2022) e durante il quale il capo dello Stato non può sciogliere le Camere. Lo stesso Conte non riesce a mascherare più di tanto il suo desiderio di scalzare da Palazzo Chigi l'attuale primo ministro, che il quasi nuovo leader pentastellato continua a considerare null'altro che un usurpatore: «Con Draghi», dice Giuseppi al Corriere della Sera, «ci siamo sentiti, ci incontreremo presto. Questo periodo non ha giovato al M5s, alcune decisioni hanno scontentato i cittadini e suscitato perplessità, penso al sostegno alle imprese, ad alcuni indirizzi in materia di tutela dell'occupazione e di transizione ecologica. Disorientamento hanno provocato anche il condono fiscale e adesso l'emarginazione dell'Autorità anticorruzione . Ma noi che abbiamo lavorato per la tenuta del Paese durante le fasi più acute della pandemia vogliamo essere protagonisti anche della ripartenza. Lo saremo in modo leale e costruttivo», aggiunge Conte, «senza rinunciare ai nostri valori e alle nostre battaglie». Conte e il suo cerchio tragico, capitanato da Rocco Casalino, che non vede l'ora che si torni a votare perché vuole diventare deputato, hanno già programmato l'«incidente» sul quale sfilare il M5s dalla maggioranza: la riforma della Giustizia, proposta dal ministro Marta Cartabia, sarà il pretesto perfetto per alzare i toni e sfilarsi dalla maggioranza. Questo è ciò che frulla sotto il ciuffo dell'ex premier, ma la volontà di Conte di andare al voto anticipato subito dopo l'elezione del successore di Sergio Mattarella (o la sua eventuale riconferma) è considerata un delirio dalla stragrande maggioranza dei deputati e senatori del M5s, che perderebbero un anno di stipendio ben sapendo di non poter mai più rimettere piede in Parlamento, considerato il drastico taglio dei parlamentari e l'ancora più drastico taglio dei consensi del Movimento: «Conte», dice alla Verità un parlamentare di primissimo piano, «sogna di tornare a Palazzo Chigi, ma è caduto in un trappolone. La sua convinzione di avere ancora consenso nel Paese, e di poter andare alle elezioni candidando suoi fedelissimi, si scontrerà presto con la cruda realtà». Quale sarebbe il trappolone? «Ammesso che diventi realmente il leader del M5s», aggiunge la nostra fonte, «e perché ciò accada ci vorranno tantissimi passaggi formali, si ritroverà ad affrontare il vero nodo da sciogliere: i due mandati. Se cederà al pressing di chi vuole abolire la regola perderà tutto il consenso della base e dei parlamentari alla prima legislatura; se la confermerà, a fargli la guerra saranno deputati e senatori giunti alla seconda. E poi c'è il problema dei soldi da versare a Casaleggio: chi paga?». Già, chi paga? Non si sa: quello che si sa è che i parlamentari in regola con i versamenti non hanno alcuna intenzione di sborsare un altro contributo. Altro che spallata a Draghi, qui chi rischia di essere «spallato» via è proprio Conte, che ha anche smentito l'ipotesi di una sua candidatura alle suppletive previste in autunno per sostituire la deputata Emanuela Del Re, eletta nel 2018 con il M5s alla Camera nel collegio uninominale di Roma Primavalle e nominata rappresentante speciale dell'Ue per il Sahel. «Conte», azzarda un altro deputato grillino, «ha capito che rischiava di non essere eletto e si è tirato indietro. Ormai non è più il leader della coalizione giallorossa, ma di un partito in gravissima crisi. Noi diciamo che è il nostro Enrico Letta, messo lì per intestargli la sconfitta alle amministrative e poi farlo fuori, politicamente parlando». Cade nel vuoto anche l'appello di Conte a Di Battista a tornare «a camminare insieme»: «Fino a che il Movimento sosterrà questo governo», risponde Di Battista, «io starò sempre dall'altra parte della barricata». Tutto torna: Di Battista sarà, con ogni probabilità, la punta di diamante del nuovo movimento by Casaleggio, il quale fa a pezzettini Conte: «Negli ultimi 16 mesi», dice il capo di Rousseau alla Stampa, «il Movimento ha deciso di violare così tante regole e principi di democrazia interna e di rispetto delle decisioni degli iscritti da rendere impossibile per noi continuare un percorso condiviso. Siamo arrivati a non vedere motivi per stare ancora insieme. Un nuovo partito? Qualunque comunità di cittadini vorrà promuovere la partecipazione dal basso», risponde sibillino Casaleggio, «troverà in Rousseau un acceleratore per portare avanti battaglie e idee». Alla Camera intanto fervono i contatti con i fuoriusciti dal M5s per dare vita a un nuovo gruppo di «ortodossi».
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
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