2020-10-30
Conte si trincera dietro esperti e Ue per preparare il terreno al lockdown
L'avvocato in Aula difende il dpcm: «Morbo subdolo, stretta necessaria». Dura Giorgia Meloni: «Voi inconcludenti, una calamità». Matteo Salvini: «Chiudere sarebbe disastroso». E dieci studiosi accusano la «Caporetto del governo»Ieri, giornata dell'informativa di Giuseppe Conte alle Camere. Il Parlamento, in era Covid, a questo è ridotto: gli si comunicano decisioni già assunte in cdm, con l'avvocato che battezza il «premier time», per trasformare nel suo one man show pure l'ultimo barlume di confronto democratico. Un'anomalia denunciata da Renato Brunetta, di Fi: «Signor presidente Conte, è la terza volta che viene in Aula per una discussione senza voto. Mi chiedo, di cosa ha paura?».Il capo del governo, che ignorò i tecnici quando gli chiedevano di chiudere la Bergamasca, a Montecitorio si trincera dietro di loro: nell'elaborare l'ultimo dpcm, assicura, «ci siamo attenuti a evidenze scientifiche». Era «necessario adottare» ulteriori restrizioni, poiché «la diffusione del virus è subdola e repentina», «la curva epidemiologica è in rapida crescita, […] è difficoltoso tracciare le catene di trasmissione, come sta avvenendo in molti Paesi europei». E proprio le serrate varate in Germania e Francia, insieme all'appello a una «risposta coordinata dell'Europa», offrono a Conte la sponda per preparare il terreno all'imminente lockdown. Proprio così: mentre Palazzo Chigi smentiva come «infondate» le voci di una chiusura totale, il premier era stato costretto a riconoscere che il Paese si trova nello «scenario 3», previsto dall'Istituto superiore di sanità. Oltre il quale c'è solamente il lockdown generalizzato. Solo che la sinistra vorrebbe accelerare, mentre l'avvocato gigioneggia e confida nella strategia della rana bollita. D'altronde, lo stesso Conte, in Aula, precisa: «Non abbiamo mai affermato di essere fuori dal pericolo o da una condizione di necessaria allerta». Il che, come sottolinea la forzista Licia Ronzulli, è anche peggio: la proclamata consapevolezza dei rischi accentua l'incapacità del comandante in capo. Per il resto, il discorso di Conte è l'usuale mescolanza di autocelebrazione e scaricabarile: l'esecutivo «sensibile» alle categorie produttive colpite, capace di un «notevole sforzo […] per potenziare» la sanità; il peana sulla «scelta tra le più dolorose» di chiudere cinema e teatri, «luoghi di cui si nutre lo spirito»; le Regioni pasticcione, che non hanno utilizzato tutti i 300 milioni messi a disposizione per rafforzare il trasporto pubblico, dove il premier ammette che c'è una «oggettiva difficoltà nell'assicurare il distanziamento».La maggioranza, in cui si moltiplicano i malumori per il dpcm e le pressioni per rimettere ai domiciliari gli italiani, nonostante il siluro sul rimpasto lanciato dal capo dei senatori dem, Andrea Marcucci, salva le apparenze e applaude. Con l'eccezione dei renziani: Maria Elena Boschi, capogruppo alla Camera di Iv, sostiene che «il decreto che stiamo discutendo non servirà a risolvere i problemi del diffondersi del contagio». Il grillino Riccardo Ricciardi, già noto per le invettive antilombarde, accusa l'opposizione di aver «strumentalizato» la protesta dei ristoratori. Michele Bordo, del Pd, che evoca un «tavolo permanente» con gli avversari, bacchetta però i loro «selfie e gli abbracci senza mascherine». Il centrodestra è colpevole pure quando non governa. La coalizione, dal canto suo, non dà prova di inscalfibile compattezza. Giorgia Meloni , invero, è severissima: «Gli unici negazionisti li abbiamo visti al governo. L'Italia rischia di trovarsi in una situazione peggiore di marzo. È imperdonabile, perché in questi mesi il governo ha avuto poteri e risorse mai viste. Avete avuto tutto quello di cui c'era bisogno, compresa la possibilità di scavalcare il Parlamento. Non siamo di fronte a un'emergenza, ma a una calamità, il Covid, che impatta su un'altra calamità, l'inconcludenza di questi mesi». Matteo Salvini, in mattinata, a Radio Anch'io, apre all'ipotesi lockdown («se ci sono le necessità»). Poi, a Palazzo Madama, corregge il tiro: «Sarebbe un disastro per gli italiani. Bisogna lavorare per evitarlo», ricorrendo a cure e tamponi a domicilio. Al netto delle sterzate del leader leghista, è evidente che nel centrodestra risuonano le sirene di un governissimo (Draghi?), pare caldeggiato da alcuni settori dem, entrati a gamba tesa per la serrata sul premier titubante. Difatti, tirare dentro tutti vorrebbe dire spalmare sull'intero arco costituzionale le responsabilità di un disastro, dinanzi al quale non regge più la scusa dell'«eravamo impreparati». Conte, assediato, si tiene sul generico, riecheggiando il recente appello di Sergio Mattarella: «Questo è davvero il momento di restare uniti, tanto più per le sofferenze economiche, i disagi psicologici, la rabbia e l'angoscia di tanti cittadini». Ma è sempre più difficile dissimulare la «Caporetto del governo», come la definiscono i dieci studiosi che hanno redatto un documento per compiere una «operazione verità». Andrea Crisanti, Nicola Casagli, Pierluigi Contucci, Paolo Gasparini, Francesco Manfredi, Giovanni Orsina, Luca Ricolfi, Stefano Ruffo, Giuseppe Valditara e Claudio Zucchelli inchiodano l'esecutivo ai suoi dieci errori, su tamponi di massa, scuole in sicurezza, accessibilità dei dati epidemiologici, tracciamento, assembramenti e sanzioni, terapie intensive, sovraffollamento sui mezzi, vaccini antinfluenzali, medicina territoriale e Covid resort. Lacune che i giallorossi tenteranno di coprire con il lockdown. Ma stavolta nessuno canterà sui balconi.
Jose Mourinho (Getty Images)