2022-08-18
Conte mette al sicuro i suoi Magnifici 15 e spaccia 50.000 sì per un successo
Chiuse le Parlamentarie M5s: blindati i fedelissimi di Giuseppi e i parenti. L’ex premier attacca il trio Letta-Draghi-Di Maio.Chiuse le Parlamentarie, o «Parentarie» come le ha chiamate qualcuno, montano risentimenti e polemiche anche all’interno del Movimento 5 stelle. Esultano i grillini per i 50.000 voti ottenuti sui 133.000 iscritti della piattaforma, non ricordandosi forse, che in Italia ci sono circa 50 milioni di elettori e che 50.000 cristiani non fanno neanche un municipio di Roma. Ad ogni modo, Giuseppe Conte, con un’abile strategia che si potrebbe definire lettiana, blinda i suoi fidatissimi, legittimandone la candidatura grazie a un voto generalizzato sul listino che ottiene il sì dell’86% dei votanti. Quindici nomi da posizionare in collegi sicuri, tra questi due ex magistrati, Cafiero De Raho e Roberto Scarpinato, rinforzando così la linea giustizialista del Movimento. Anche Stefano Patuanelli, ex ministro, finisce nel listino dei favoriti. «È per me un grande onore e una grande responsabilità rappresentare il Movimento 5 stelle, una comunità che mi ha dato tanto e a cui ho cercato di restituire tutto quanto era nelle mie capacità», commenta, «sarà una sfida difficile, ma ce la metterò tutta». Tra i nomi più noti anche Chiara Appendino, Barbara Floridia, Maria Domenica Castellone, Ettore Licheri, Riccardo Ricciardi e Francesco Silvestri. I favoriti del presidente hanno alimentato i mal di pancia degli ex e di tutti i dirigenti che vedono in Conte una minaccia da allontanare. «La fattoria del pentamondo: il superlistino. Tutti i candidati sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri, evidentemente». Questa mossa la descrive con una citazione di George Orwell l’avvocato dei ricorsi sulle regole del M5s, Lorenzo Borrè, che ironizza sul «listino» dei 15 candidati scelti dal presidente Conte, che avranno la priorità nelle liste, anche plurinominali. Secondo l’avvocato questa novità non ha la forza giuridica di derogare al principio di parità di diritti dei soci prevista dallo Statuto. Il fatto che l’abbiano votata gli iscritti conta poco. All’articolo 4 dello Statuto è previsto che «l’organizzazione interna dell’Associazione e il suo funzionamento sono improntati al rispetto dei principi di democrazia e di uguaglianza». Per il resto la lista delle autocandidature, il cui esito si scoprirà nei prossimi giorni, è un minestrone di amici e parenti. Nel 2014 Beppe Grillo scriveva: «Siamo stanchi di veder nominare amici e parenti dei politici nell’alta dirigenza della Pubblica amministrazione», eppure anche per loro qualche cosa sembra esser cambiata. Fratelli, mariti, mogli, ex collaboratori di deputati e senatori bloccati dal secondo mandato che sperano di lasciare il loro posto in eredità familiare. Davide Buffagni, fratello dell’ex viceministro dello Sviluppo economico, Stefano Buffagni. Da Virginia Raggi arrivano Andrea Mazzillo, per un anno assessore al Bilancio, e Andrea Venuto, ex delegato del sindaco all’Accessibilità universale. Ma ancora Ergys Haxhiu, compagno del ministro delle Politiche giovanili, Fabiana Dadone, e, Samuel Sorial, fratello di Giorgio Sorial, ex deputato. Sembra una barzelletta ma sono tutti nomi scritti nero su bianco. La candidatura di Vittoria Baldino ha fatto scandalo anche perché ususfruisce della nuova deroga che prevede che ci si possa presentare in un Comune diverso da quello di residenza. È stata addirittura oggetto di un esposto inviato a Conte e al Comitato di garanzia pentastellato da Alessia Bausone, iscritta M5s ed ex candidata alle regionali, che chiede di valutare «l’eventuale violazione dell’art. 3 del codice etico», in quanto «beneficiaria» di una presunta «attività clientelare del dott. Davide Tavernise», capogruppo M5s in Regione Calabria. Insomma, nervosismi e contraddizioni del Movimento che aggiusta il tiro quando vuole e come crede. Il complottismo però rimane quello della prima ora. Conte in un’intervista insinua che ci sia stato un piano per farlo fuori organizzato da Luigi Di Maio, Enrico Letta e Mario Draghi e ricorda la telefonata che secondo lui e altri ci sarebbe stata tra il presidente del Consiglio e Grillo. Il Movimento 5 stelle è quindi sempre più lontano dal Partito democratico e il campo largo sembra essere solo un ricordo, ma in queste settimane e soprattutto in queste ultime ore ha preso piede un nuovo flirt, una nuova intesa che sembra essere il preludio di una futura l’alleanza. Questa volta il corteggiato sembra essere Nicola Fratoianni, insieme al socio, Angelo Bonelli, naturalmente. Durante la presentazione del programma i due leader dei Verdi e di Sinistra italiana espongono le loro scelte in tema di politica energetica, posizioni decisamente simili a quelle dei grillini. Tanto che Bonelli sul Movimento dice chiaramente: «Convergenze programmatiche, perché no? Se questo può dare prospettive al Paese...». Nicola Fratoianni è ancora più chiaro: «Se è possibile o auspicabile un’intesa con il Movimento 5 stelle post voto? Il post voto è il Parlamento. Nel Parlamento si misurano le proposte e si costruiscono le convergenze. Dovremmo ritrovare la funzione del Parlamento». La porta quindi è spalancata.