2020-08-26
Conte e i dirigenti firmano la pax interista
Antonio Conte (Federico Gambarini/picture alliance via Getty Images)
Incontro fiume con il presidente Steven Zhang, al termine del quale l'allenatore viene confermato così come il ds Piero Ausilio e il dg Beppe Marotta. Il club: «Gettate le basi dei progetti futuri». Le sfuriate non sono costate il posto al mister: i cinesi hanno massima fiducia in lui. Non sono necessari i bravi manzoniani pronti a sbraitare il classico: «Questo matrimonio non s'ha da fare». Il matrimonio si fa, o meglio, si prolunga, e il divorzio a tutti gli effetti pare scongiurato. Antonio Conte resta sulla panchina dell'Inter dopo aver minacciato per giorni di fare le valigie e andarsene. L'accordo è stato raggiunto ieri a Villa Bellini, nel cuore di Somma Lombardo, provincia di Varese. Costruita su vestigia secentesche, è oggi utilizzata per celebrare eventi, soprattutto - non è un caso - nozze. L'incontro, a cui erano presenti, oltre all'allenatore salentino, il proprietario dell'Inter Steven Zhang, i manager Beppe Marotta e Alessandro Antonello, il direttore sportivo Piero Ausilio e l'avvocato esperto in materia contrattuale Angelo Cappellini, è durato più di 90 minuti, dimostrazione pratica che il ricorso ai tempi supplementari ha reso la trattativa estenuante, ma proficua. L'Inter annuncia la svolta con diplomazia di prammatica: «L'incontro tra il club e Antonio Conte è stato costruttivo, nel segno della continuità e della condivisione della strategia. Con esso sono state stabilite le basi per proseguire insieme nel progetto». Tutti i nomi in capo alla dirigenza pare siano a loro volta confermati. Tradotto: Steven Zhang ha piena fiducia in Conte e il rapporto tra i due sarà coeso, probabilmente più solido rispetto a quello tra Conte e Piero Ausilio, intesa mai davvero sbocciata. Se l'ipotesi di una rescissione consensuale del contratto, con rinuncia dell'allenatore ai 12 milioni di euro netti all'anno, era nell'aria, il figlio del patron di Suning non aveva mai smesso di prodigarsi in parole concilianti verso il suo condottiero bizzoso. Massimiliano Allegri, allertato da Marotta come alternativa in caso di separazione, dovrà rivolgere altrove le sue aspettative per una nuova sfida professionale. Nebulose sono per ora le condizioni del rilancio nerazzurro. Un dettaglio è sicuro: la richiesta pressante da parte di Conte ai suoi datori di lavoro era quella di avere, se non carta bianca nella guida del progetto, almeno rassicurazioni suffragate da prove nella gestione della campagna acquisti. Calciatori di caratura internazionale, abbastanza duttili da incastonarsi nei rigorosi orizzonti progettuali del tecnico, pur nella consapevolezza che la proprietà cinese non è incline ad assecondare spese pazze. Si punta a una crescita graduale, con l'asticella dei risultati destinata ad alzarsi, ma senza generoso mecenatismo. A meno di colpi di scena. Uno di questi riguarda la collocazione eventuale di Leo Messi, da tempo associato alla sponda nerazzurra del Naviglio con indizi più o meno attendibili. L'utilizzo della sagoma del fuoriclasse argentino nella campagna promozionale dell'Inter potrebbe essere stata solo una lungimirante pensata di marketing, ma se qualcosa di vero fosse confermato, resterebbe da capire come conciliare un acquisto del genere con la permanenza dell'allenatore. Diverse voci riferiscono che Conte non si spellerebbe le mani di fronte a una simile bomba di mercato. Al termine del successo contro l'Atalanta, nei primi giorni di agosto, il tecnico aveva dichiarato: «Messi? Guardate, sinceramente so solo io quello che ho dovuto fare per far arrivare Lukaku all'Inter. Non è stata una passeggiata, non è stato un regalo. Fidatevi di quel che vi dico». E ancora: «Per noi è stata un'annata molto dura e difficile sotto tutti i punti di vista, anche personali, appena si è potuto, sono state mosse tante critiche. Non mi è piaciuto quello che stato fatto nei confronti di questi ragazzi e a volte anche nei miei confronti. Non è stato riconosciuto il lavoro dei ragazzi, non è stato riconosciuto il mio lavoro, ho trovato scarsissima protezione da parte del club. Zero assoluto». Fino alla fatidica minaccia di addio, al termine della finale persa di Europa League: «Penso di aver dato tanto e ricevuto tantissimo, da questo punto di vista sono molto contento. Però alcune situazioni che ho vissuto non mi sono piaciute. Devo capire se la mia priorità è il calcio o la famiglia. A tutto c'è un limite e devo capire fino a dove arriva il mio. Non c'è comunque alcun rancore, ringrazio chi mi ha dato questa occasione che per me è stata importante. Se si potrà migliorare bene, altrimenti...». Altrimenti lo dico a Zhang. Questo era da leggere tra le righe. E il patron di Suning, pur consapevole di poter decidere di non proseguire assieme al suo allenatore senza patire più di tanto le clausole economiche, ha deciso di scendere in campo per cementare un'intesa sulla carta destinata a durare a lungo. Saranno proprio gli sviluppi di mercato, a sancire la cartina di tornasole dell'accordo di ieri. Fino a ora, tra gli arrivi sicuri, l'Inter ha già definito quello del difensore marocchino Achraf Hakimi. Comprato a titolo definitivo dal Real Madrid, ha firmato un contratto fino al 30 giugno 2025. Si attendono i nomi successivi. Per non ritrovarsi a metà della prossima stagione con i lamenti di quella precedente.
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