2021-09-19
Consorzio Ue per comprare energia: idea velleitaria che penalizza l’Italia
Saremo costretti a fare affidamento sempre più sulla Francia. I problemi riguardano il rischio di blackout. Va meglio sul fronte siderurgico con la sospensione delle quote per far fronte all'emergenza sulle forniture.Acciaio ed energia: le criticità attinenti da un lato alla carenza di materiale siderurgico e dall'altro lato al caro-bolletta, che abbiamo denunciato più volte dalle colonne della Verità, hanno finalmente catalizzato l'attenzione del governo. Che prova ora a correre ai ripari. Sul fronte siderurgico in particolare la filiera ha accolto con grande soddisfazione l'annuncio del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, di attivarsi affinché Bruxelles sospenda le quote all'import di acciaio. Una decisione, quella del titolare del Mise, che acquista di valore ancora maggiore se si considera che, solo 3 mesi fa, la Commissione Ue aveva proposto l'estensione delle quote per 3 anni, approvata successivamente con il voto favorevole delle Rappresentanze permanenti (tra cui quello dell'Italia). La speranza del comparto della metalmeccanica ora è che la sospensione delle quote scatti già prima del 1° ottobre, data a partire dalla quale entreranno in vigore le nuove quote trimestrali, e di evitare così il pagamento di un dazio pro quota stimato intorno al 18%. L'annuncio di Giorgetti, naturalmente, non poteva essere accolto positivamente dalle acciaierie, che lasciano filtrare un certo fastidio per un annuncio che piomba proprio a ridosso delle delicatissime negoziazioni per le forniture del 2022 con il comparto auto. Ma, ad attenuare l'irritazione dei produttori siderurgici, giungono vari fattori. In primo luogo è bene evidenziare come lo stesso ministro abbia parlato di una sospensione e non di una cancellazione. Questo significa che il sistema delle quote con tutta probabilità verrà nuovamente ripristinato una volta che l'emergenza sul lato delle forniture sarà almeno parzialmente risolta. In secondo luogo occorre ricordare come la tensione sul lato dell'offerta era diventata insostenibile al punto non solo di creare serie conseguenze sulla continuità produttiva di grandi gruppi manifatturieri ma anche di tracimare in veri e propri problemi infrastrutturali, se si considera l'attuale congestione che attanaglia i porti di Ravenna e Marghera con conseguenze potenzialmente negative sulla crescita del Pil il prossimo anno. È infine probabile che a dare sostegno alla decisione del ministro di attivarsi per la sospensione delle quote giungano anche le crescenti aspettative sulla riforma della Section 232 che ruoterà nel riaprire i canali commerciali nel comparto siderurgico tra Usa e Ue. Una prospettiva, questa, che fa sognare a occhi aperti le acciaierie dato il premio di 700 dollari la tonnellata che il prezzo del laminato statunitense vanta nei confronti con quello europeo. Ancora più complesso appare il dossier legato all'energia. Proprio come nel caso dell'acciaio, anche per il gas ed energia elettrica le preoccupazioni del governo non attengono più solamente il rincaro della bolletta, che comunque sarà una mazzata per imprese e consumatori e che il governo pensa di attenuare con un pacchetto di interventi. Il problema, ancora più serio, riguarda il rischio di blackout che si potrebbero verificare in Europa nei prossimi mesi in concomitanza con l'aumento dei consumi invernali. Ma a differenza di quanto abbiamo visto negli ultimi giorni sul lato acciaio, l'impressione è che sul fronte energia l'esecutivo abbia le idee meno chiare soprattutto alla luce della proposta di creare una centrale di acquisti europea. Pensare infatti di creare una sorta di consorzio comunitario per gli acquisti di beni energetici come elettricità e gas naturale, mercati molto regionalizzati che seguono logiche diverse Paese per Paese, rischia infatti di essere velleitario. Forse, un processo di centralizzazione avrebbe più senso se la Ue facesse valere il suo peso negoziale in frangenti specifici come per esempio nelle negoziazioni per le forniture di gas nei confronti della Russia, visto che un ruolo non di secondo piano nel produrre l'impennata dei prezzi è ricoperto proprio dal calo delle importazioni russe. Oppure nei confronti degli Usa che da anni cercano di scalzare Mosca come fornitore per l'Europa di gas. Nel complesso, però, sarà arduo convincere Berlino ad adottare un approccio collegiale, ora che con il North Stream 2 ha il canale diretto con Mosca. Difficile che anche Parigi accolga con entusiasmo la proposta di una centrale di acquisto europea. Il processo di elettrificazione, su cui si base il piano sul clima Ue, infatti non farà altro che accrescere la già elevata vulnerabilità sul lato energetico di Paesi come l'Italia che sarà costretta a fare affidamento sempre più al nucleare francese per compensare gli squilibri energetici nel Belpaese. Uno scenario questo che Parigi potrebbe perseguire con una certa determinazione alla luce dello smacco subito nell'Indopacifico.Con queste premesse, l'unica strada realmente percorribile per l'Italia sul fronte energetico sembra essere quella dello sviluppo del nucleare. In quest'ottica il recente annuncio dell'Eni di aver portato a termine, attraverso una sua partecipata, il primo test di un supermagnete che dovrebbe contenere e gestire la fusione nucleare di deuterio e trizio costituisce motivo di orgoglio e speranza.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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