
Il Consiglio nazionale delle ricerche, più brevemente Cnr, è un ente pubblico che quest’anno compie un secolo e che ha avuto come presidente anche Guglielmo Marconi. È il principale ente di ricerca italiano, con 88 istituti che coprono quasi ogni disciplina, 8.500 ricercatori e un bilancio di circa 900 milioni di euro. È diventato ancora più strategico negli ultimi anni, dal momento che il Pnrr include investimenti per ricerca e sviluppo di circa 14 miliardi di euro. Dall’aprile del 2021 il presidente è Maria Chiara Carrozza, espressione massima del centrosinistra istituzionale, molto vicina a Enrico Letta e da lui nominata ministro dell’Istruzione, che non lasciò memoria della sua esistenza nel ruolo, nella breve parentesi di governo datata 2013. Va ricordato come sia riuscita a ottenere la cattedra da professore ordinario: nel 2006 l’attuale presidente del Cnr, all’epoca docente associato alla Sant’Anna di Pisa, non riuscendo a vincere la cattedra in nessuna Università statale la vinse all’università telematica Marconi, incarico che le permetterà di diventare rettore sempre a Pisa pochi mesi dopo. Sponsorizzata dalla politica, in Parlamento dal 2013 al 2018 con il Pd, anche la sua nomina al Cnr è molto particolare.
Nel 2019, infatti, scaduto il mandato di Massimo Inguscio, non si era presentata al bando per diventare presidente del Cnr. All’epoca era ancora in carica il governo di Giuseppe Conte. Con la scusa della pandemia l’incarico da presidente del Cnr è rimasto vacante per quasi due anni, tra l’annullamento di bandi pubblici degli ex ministri non rimpianti Lorenzo Fioramonti e Gaetano Manfredi. È servito un nuovo bando, questa volta indetto dall’ex ministro Maria Cristina Messa, per fare apparire e vincere Carrozza, il cui mandato scadrà nel 2025. Nel frattempo, alla fine di settembre, Carrozza ha ritrovato sulla sua strada il mondo delle università telematiche alle quali evidentemente per sua storia personale resta da sempre legata. Come comunicato da diversi quotidiani, infatti, è stata indicata nell’advisory board del gruppo Multiversity (controllato dal fondo di private equity inglese Cvc) proprietario delle università telematiche Pegaso, Mercatorum e San Raffaele. Al ministero dell’Università e della Ricerca di Anna Maria Bernini nessuno ha mosso un dito. Eppure c’è un potenziale conflitto di interesse, perché all’articolo 15 dello statuto del Cnr si legge come «il presidente, il direttore generale […] non possono essere amministratori o dipendenti di società che partecipano a programmi di ricerca nei quali è presente il Cnr». E nello specifico il conflitto vale altrettanto per chi, come Advisory, fornisce suggerimenti e indicazioni per ottenere risultati di interesse di chi svolge questo servizio. Basta una rapida ricerca su Internet per trovare svariate collaborazioni e accordi tra le università del gruppo Multiversity e il Cnr. Per esempio i bandi del programma Prin - Progetti di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale - che vedono il coinvolgimento anche del Consiglio nazionale delle ricerche. Il 5 luglio scorso, sono state le stesse università ad annunciare in una nota di aver vinto ben 15 progetti di ricerca […] «Prin 2022 per un valore totale di circa 3 milioni di euro. In particolare, sei Prin a Mercatorum (l’Università delle Camere di Commercio), cinque Prin al San Raffaele Roma (prima tra gli atenei digitali per la ricerca) e quattro Prin a Pegaso (l’Università digitale leader in Italia)». La nomina di Carrozza nell’advisory board di Multiversity non è mai stata smentita. Anche perè frutto di un comunicato a Borsa Italiana della società. Ma contattato dallaVerità per un commento, il Cnr fa presente che la presidente ha fatto un passo indietro rifiutando l’incarico proprio per il potenziale conflitto di interessi. La prossima settimana alla prima riunione del board di Multivesity, il numero uno Luciano Violante indicherà un nuovo consigliere. Senza però sciogliere le anomali. D’altra parte, sempre negli ultimi mesi, un altro ministero, quello della Pubblica amministrazione guidato da Paolo Zangrillo, ha da poco firmato un protocollo d’intesa che consente l’ingresso di Multiversity nel mercato della formazione del personale della pubblica amministrazione. Caso vuole che secondo le previsioni, dal prossimo anno la pubblica amministrazione assumerà circa 150.000 persone a cui si devono aggiungere gli ingressi extra finanziati con le passate manovre. Complessivamente, sommando tutto, si dovrebbe arrivare a 450-500.000 ingressi nell’arco di tre anni. E proprio Pegaso, Mercatorum e San Raffaele Roma, le tre università digitali controllate da Multiversity, hanno firmato un protocollo d’intesa con il ministero per la Pubblica amministrazione con l’obiettivo di promuovere la collaborazione e lo sviluppo di iniziative congiunte nel campo dell’istruzione e della Pa, sostenendo la formazione dei dipendenti pubblici e la digitalizzazione del settore. In Italia esistono 11 università telematiche che rilasciano titoli equivalenti a quelli delle università tradizionali (88 in totale, di cui 68 statali). Le altre attendono più o meno con pazienza la firma del protocollo. E più tempo passa più il gap si sentirà.






