2023-03-29
Confindustria ha una cotta per la Cina
Salvatore Toma (Imagoeconomica)
Il Comitato di redazione del «Sole 24 Ore» si ribella allo spot pro Pechino pubblicato dal quotidiano. Ma il capo degli industriali di Taranto, Salvatore Toma, apre le porte al Dragone sul porto.Il Comitato di redazione del Sole 24 Ore si è dissociato ieri dalle quattro pagine di redazionale sulla Cina pubblicate nell’edizione di domenica: «Una propaganda che giudichiamo inqualificabile, visto che mette le pagine del giornale a disposizione di un sistema economico e di uno Stato che si caratterizzano per l’assenza degli elementi base di una democrazia. In altre parole, il Sole si è prestato a battere la grancassa per una dittatura».Che l’editore avesse abbracciato la linea filocinese lo avevamo capito anche dalla risposta che il presidente di Confindustria Taranto, Salvatore Toma, ha dato in merito all’inchiesta che La Verità porta avanti da tempo rispetto alle mire cinesi sul porto di Taranto. «Secondo me si tratta di una strumentalizzazione pura e spicciola. Non c’è un pericolo cinese per il porto di Taranto», ha detto Toma riguardo alla notizia da noi diffusa degli yard che l’autorità portuale di Taranto ha assegnato a Progetto Internazionale 39, detenuta al 33% dal cinese Gao Shuai, e a Ferretti, in mano a Weichai.Secondo il presidente di Confindustria Taranto, la presenza di Progetto 39 porterebbe a Taranto «traffico di merci e business. Ovviamente etico e sostenibile, questo è scontato». La famosa sostenibilità dei cinesi, verrebbe da dire. «Un progetto», secondo Toma, «che potrebbe sfruttare anche la zona franca del porto, oltre alla zona economica speciale», perché non solo facciamo venire i cinesi, ma li agevoliamo anche, come per Ferretti che, a fronte di 62 milioni di investimento privato, 136 ne metterà il pubblico. «In questa società, Progetto Internazionale 39», prosegue Confindustria Taranto, «c’è un 33% di quote di un socio cinese che, tra l’altro, vive a Milano. Poi io non sono un agente segreto. So soltanto che questo progetto è nato alcuni anni fa». Esattamente nel 2019, durante il governo Conte bis, nelle mani del sottosegretario tarantino Mario Turco, che portò mezzo governo tra 5 stelle e Pd a dare il benvenuto a Ferretti. Con grande apprezzamento del guru Beppe Grillo, che da tempo sostiene che la Via della Seta debba passare da Taranto.A luglio 2021, quando il presidente nazionale di Confindustria, Carlo Bonomi, andò in Puglia, disse, di fronte a Emiliano, «l’acciaio da ciclo integrato serve alla seconda manifattura d’Europa. Noi non evitiamo di parlare di Taranto, ma ne parliamo con con chi ci parla di futuro, non con chi ci parla di allevamenti di cozze». Nel frattempo nell’associazione a Taranto è successo di tutto e a inizio anno 56 aziende metalmeccaniche e 30 dei trasporti hanno lasciato Confindustria, formando un loro comitato, che è ormai convocato ufficialmente al tavolo Ilva del ministro Adolfo Urso. Il motivo della rottura è proprio il totale schiacciamento della sezione locale guidata da Toma sulla linea di Emiliano e del sindaco dem di Taranto, Rinaldo Melucci, che Ilva la vorrebbero chiudere, puntando su una diversificazione che nonostante gli oltre 2 miliardi messi dal governo sulla città (oltre quelli per Ilva), ancora non si è vista: Taranto è la prima città d’Italia per numero di cassintegrati, che Confindustria non riesce a riassorbire. E così mentre le aziende del nuovo comitato hanno criticato lo sciopero di Emiliano e Melucci contro il decreto Urso, che stanziava 700 milioni e ripristinava l’immunità penale, Confindustria ha difeso i due giannizzeri in piazza contro il governo. E oggi Toma parla come il sindaco di un accordo di programma, che serve per far chiudere Ilva.Per ricucire lo strappo (senza riuscirci) il 3 febbraio è andato a Taranto direttamente il presidente Bonomi, in un’assemblea in cui c’erano tutti tranne la prima azienda di Taranto: Acciaierie d’Italia.Ma rispetto a due anni prima la linea di Bonomi è cambiata: «Ci piacerebbe rappresentare un’industria della Puglia che non è solo Ilva. Capisco che mediaticamente oggi si parli di Ilva, ma la Puglia è tanto altro: agroalimentare, farmaceutica, turismo». Faremo mangiare le cozze ai cinesi.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)