2023-10-09
Con le aperture sul nucleare Biden ha rafforzato gli ayatollah
Dopo la disastrosa ritirata dall’Afghanistan nel 2021, il presidente democratico ha collezionato un altro fallimento, smantellando di fatto gli accordi di Abramo con cui Trump aveva avvicinato Israele e Riad.Il vile attacco di Hamas e della jihad islamica contro Israele è anche indirettamente frutto della fallimentare politica mediorientale di Joe Biden. Per capirlo, basta guardare al ruolo che l’Iran sta giocando nella crisi in corso: quello stesso Iran nei cui confronti l’attuale Casa Bianca ha avviato un vero e proprio appeasement. Ma andiamo con ordine. Hamas ha reso noto di aver ricevuto il sostegno di Teheran nella sua offensiva a sorpresa contro lo Stato ebraico. «Questa operazione vittoriosa, che faciliterà e accelererà il crollo del regime sionista, promette l’imminente distruzione del regime sionista», ha inoltre detto Ali Akbar Velayati, consigliere senior dell’ayatollah Ali Khamenei. Dal canto suo, il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, ha avuto delle conversazioni con i leader di Hamas e della jihad Islamica. Nel frattempo, dal Libano sono partiti degli attacchi contro Israele, condotti da Hezbollah, che è storicamente spalleggiata dal regime degli ayatollah. D’altronde, che Teheran sostenesse Hamas non è mai stato un mistero. Già nel marzo 2019, la testata Al Monitor aveva riportato che i loro rapporti si erano intensificati soprattutto a partire dal 2017. Ebbene, nonostante questi legami fossero noti, Biden, nel 2021, ha avviato un tentativo per ripristinare il Jcpoa: il controverso accordo sul nucleare iraniano, che era stato concluso nel 2015 principalmente su input dell’amministrazione Obama e del Cremlino. Un accordo da cui Donald Trump si ritirò nel 2018 e che Biden, in campagna elettorale, promise poi di ripristinare. Non dimentichiamo che quell’intesa fu originariamente negoziata anche dall’allora Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Federica Mogherini: non a caso, il Jcpoa e il suo rilancio sono sempre stati auspicati dal Pd. Certo: sia Biden sia i dem nostrani si sono indignati per le recenti repressioni condotte dal regime iraniano ai danni di manifestanti e dissidenti. Eppure il rilancio del Jcpoa non è stato ancora formalmente archiviato. La versione ufficiale è che si tratti di un dossier distinto da quello del rispetto dei diritti umani. Ma questa è una tesi che non sta in piedi. È infatti chiaro che, oltre a mettere in pericolo la sicurezza di Israele, il ripristino del Jcpoa non farebbe altro che rafforzare il regime khomeinista sul piano della politica interna e internazionale: quello stesso regime che viola sistematicamente i diritti umani dei dissidenti, auspica la distruzione dello Stato ebraico e fornisce alla Russia droni da usare nel conflitto ucraino. Ma non è finita qui. L’amministrazione Biden ha recentemente stretto un accordo con Teheran per lo scambio di alcuni prigionieri: un accordo che prevede anche lo sblocco di asset iraniani per sei miliardi di dollari, che erano stati precedentemente congelati. In particolare, si tratta di un’intesa che è stata negoziata dal Qatar, il quale - secondo Reuters - vorrebbe usarla come base per arrivare poi al ripristino dello stesso Jcpoa. Tra l’altro, l’arrendevolezza di Biden non ha certo avvicinato l’Iran all’orbita occidentale: nel marzo 2021 Teheran ha siglato con Pechino un accordo di cooperazione venticinquennale, mentre nel luglio 2022 ne ha firmato un altro con la Russia nel settore energetico per 40 miliardi di dollari. Infine, come abbiamo visto, l’Iran continua a spalleggiare Hamas e Hezbollah. D’altronde, non è che Biden sia un esempio di lungimiranza. La logica che ha mosso fin da subito la sua politica mediorientale è semplicemente stata quella di picconare l’eredità del predecessore. Trump aveva negoziato gli accordi di Abramo nel 2020, giocando di sponda con Israele e Arabia Saudita e mettendo l’Iran con le spalle al muro attraverso la strategia della «massima pressione». Biden ha invece raffreddato i rapporti sia con Riad sia con Gerusalemme, aprendo agli iraniani. Questo ha ridato forza a Teheran e (indirettamente) a Hezbollah e Hamas. Una reazione a catena che ha contribuito a innescare la crisi di Gaza del maggio 2021 e l’attuale attacco di Hamas contro Israele. L’errore di Biden è stato quello di riaprire repentinamente all’Iran e di aver cercato successivamente di favorire la normalizzazione dei rapporti tra Israele e Arabia Saudita. Tuttavia lo spirito degli accordi di Abramo esigeva come presupposto la pressione su Teheran: pressione che Biden ha colpevolmente allentato, rendendo gli ayatollah più liberi di agire. E infatti la crisi in corso è un modo con cui l’Iran sta cercando di far deragliare la normalizzazione dei rapporti tra Gerusalemme e Riad, per spingere ulteriormente quest’ultima tra le braccia di russi e cinesi (ricordiamo che, a marzo, sauditi e iraniani avevano inaugurato una distensione diplomatica mediata da Pechino). «La regione del Medio Oriente è più tranquilla oggi di quanto lo sia stata negli ultimi due decenni», aveva detto appena pochi giorni fa il National security advisor americano, Jake Sullivan. Peccato che le cose non stiano così. Già prima dell’attuale attacco di Hamas, Biden aveva infranto la stabilità regionale ereditata da Trump. Senza poi trascurare il disastroso ritiro afgano del 2021: disastro da cui la credibilità internazionale dell’attuale Casa Bianca ha cominciato a tracollare. L’attuale presidente americano ha fallito: i suoi cortocircuiti geopolitici ne hanno minato la capacità di deterrenza, rendendo i nemici di Israele e degli Usa più baldanzosi e più propensi al rischio. Non a caso, l’ostilità verso il Jcpoa non era stata manifestata solo dall’attuale premier israeliano conservatore, Benjamin Netanyahu, ma anche dal suo predecessore di centrosinistra, Yair Lapid. Certo: l’amministrazione Biden fa bene oggi a condannare l’attacco di Hamas e a considerare l’invio di nuovi aiuti militari allo Stato ebraico. Il problema semmai è la strategia contraddittoria che la stessa amministrazione Biden ha fin qui adottato, con particolare riferimento al suo approccio soft verso Teheran. Ecco: chi ancora oggi - nella sinistra americana e nostrana - continua a difendere il Jcpoa, non ha forse capito che questo significa rendere ancora più pericolosi il regime khomeinista e il suo network. È l’appeasement verso l’Iran che ha favorito l’attacco di Hamas contro Israele. Il regime degli ayatollah è un pericolo per la stabilità mediorientale. Trump e Mike Pompeo lo avevano capito. Biden decisamente no.