2020-02-21
Con la crociera del virus è affondato il mito dell’efficienza giapponese
Le autorità hanno bloccato il gigante del mare in porto senza prendere contromisure: a bordo l'epidemia è dilagata fino a creare il più grande focolaio extracinese. Gli esperti: «Gestione del tutto inadeguata». Se la nave da crociera Diamond Princess non è più un lazzaretto galleggiante lo si deve a tanti Paesi fuorché quello nel quale si trova tuttora all'àncora. Il Giappone. L'impero del Sol Levante ha gestito l'emergenza come peggio non poteva. La nazione che è sinonimo di tecnologia, rigore, rispetto, ha isolato per due settimane la nave come se non esistesse. Ha costretto a bordo le 3.700 persone che vi si trovavano, tra passeggeri ed equipaggio, tutti chiusi nelle cabine con il divieto di mettere il naso nelle aree comuni e la proibizione assoluta di toccare terra nel porto di Yokohama, una megalopoli di oltre 3 milioni e mezzo di abitanti con una delle più estese Chinatown del Giappone, ad appena 30 chilometri da Tokyo.Un sequestro in piena regola, in attesa che terminasse il periodo di quarantena, che ha finito per trasformare la crociera dei sogni nel maggiore incubatore del coronavirus fuori dai confini cinesi. Almeno 621 sono i contagiati (1 persona ogni 6), tra cui un italiano di 73 anni: in nessun altro Paese del mondo si sono registrati i numeri della Diamond Princess. Due persone sono morte, due anziani originari proprio del Giappone. L'Italia è stata travolta dalle critiche internazionali per avere chiuso, primo Paese europeo, gli aeroporti ai voli provenienti dalla Cina. Ma contro l'incredibile gestione della Diamond Princess soltanto adesso, dopo lunghi giorni di immobilità, si leva qualche sopracciglio contro il governo nipponico. A cominciare dagli Stati Uniti, che sono stati i primi a mandare gli aerei per rimpatriare i connazionali da Yokohama. Anche gli infettivologi giapponesi saliti a bordo hanno messo in dubbio l'efficacia delle misure di quarantena messe in atto senza che giungessero direttive dalle autorità sanitarie. Kentaro Iwata, professore della divisione malattie infettive dell'università di Kobe, ha descritto la situazione a bordo come «caotica» e «completamente inadeguata in termini di controllo delle infezioni» dopo un sopralluogo durato poche ore. Iwata ha riassunto le sue critiche in un video su Youtube. Ha detto che i passeggeri e i membri dell'equipaggio, nonostante i divieti, si potevano muovere senza limitazioni tra la zona verde, presumibilmente priva di infezione, e la zona rossa. A bordo non si trovavano né indumenti protettivi e nemmeno le mascherine: ne era privo perfino il personale medico.I passeggeri, incredibilmente, potevano mangiare insieme. «Molto probabilmente il virus non si è diffuso attraverso tosse e starnuti, ma dai vassoi di cibo trasportati ai passeggeri da un membro dell'equipaggio infetto», ha confermato Shigeru Sakurai, professore della Iwate medical university, che ha ispezionato la situazione a bordo l'11 e 12 febbraio. Fino a quel momento nessuno specialista di controllo delle infezioni era potuto salire sulla nave. Iwata ha confessato di avere avuto più paura di contrarre il virus sulla Diamond Princess di quando aveva lavorato in Africa durante l'epidemia di Ebola e in Cina durante la precedente epidemia di Sars. E Sakurai ha rincarato la dose: ha detto che i passeggeri avrebbero dovuto essere rilasciati dalla nave prima, e i componenti dell'equipaggio messi in quarantena in stanze vuote per gestire la loro salute. Forse i sudditi del nuovo imperatore giapponese Naruhito temevano di guastargli le feste per i suoi 60 anni. Ma il patatrac è avvenuto lo stesso: le celebrazioni del compleanno imperiale, previste nel fine settimana, sono state cancellate. «Tenere a bordo circa 3.700 persone era appropriato, perché a terra non era disponibile un centro di quarantena abbastanza grande da accoglierle», ha tentato di spiegare un altro infettivologo giapponese. Sarebbe una carenza incredibile in uno dei Paesi più avanzati del mondo, ricco di industrie tecnologicamente all'avanguardia, con una disoccupazione al minimo (2,4% alla fine dell'anno scorso) e infrastrutture avveniristiche. Una nazione capace di organizzarsi alla perfezione per gestire la vita quotidiana di milioni di persone ma non in grado di affrontare le emergenze. Ieri alcuni ministri hanno disertato il più importante summit della task force dedicata al coronavirus. I titolari di Esteri, Difesa, Istruzione, Ambiente hanno delegato i rispettivi vice o segretari. Non si sa mai.