2022-07-24
Con la Bce nella doppia veste di giudice e pm anti spread, l’Italia è finita nella trappola
Le modalità di accesso al Tpi sanciscono il commissariamento di qualsiasi politica economica. Unite all’altro piano di acquisto titoli diventano una vera ghigliottina.Con le condizioni poste giovedì dalla Bce per l’accesso al nuovo strumento (Tpi) per l’acquisto di titoli pubblici degli Stati membri possiamo dimostrare per tabulas che si è chiuso il cerchio intorno a qualsiasi ipotesi di gestione indipendente della politica economica del nostro Paese.Era noto da tempo che le minacce di procedure di infrazione per deficit eccessivo o per squilibri macroeconomici non rappresentavano un deterrente efficace per Paesi come l’Italia - che, dal 2012, pur facendo austerità non ne faceva abbastanza - o la Francia, che è… la Francia.Il Recovery fund ha costituito una formidabile occasione per fornire un primo meccanismo di effettiva punizione per i Paesi che rifiutano di allinearsi alle regole concepite tra il 2011 ed il 2013, in riforma e rafforzamento del Patto di stabilità del 1997, ma quanto messo nero su bianco giovedì a Francoforte da Christine Lagarde e il suo consiglio direttivo appare davvero il coronamento di una manovra che rende il rispetto delle regole della governance economica dell’Eurozona un requisito essenziale per qualsiasi governo nazionale.In effetti, condizionare i pagamenti del Dispositivo per la ripresa e resilienza (Rrf, il fulcro del Next generation Ue) al rispetto di quelle vecchie regole ha costituito un indubbio cambio di passo. Nel febbraio 2021, il regolamento che disciplina il Rrf aveva già riportato in auge tutti i vecchi arnesi, richiamandoli nell’articolo 10. Dove si dispone che è sufficiente che il consiglio adotti una decisione per deficit eccessivo, per consentire alla Commissione di fare partire una richiesta di sospensione degli impegni o, nei casi più gravi, dei pagamenti del Rrf. Tale facoltà della Commissione è esercitabile in pendenza di una procedura per squilibri eccessivi a cui non abbia fatto seguito un piano correttivo o l’esecuzione di azioni correttive o, ancora, nel caso di non soddisfacente esecuzione di un programma di aggiustamento macroeconomico.Insomma le maglie della rete erano già state ben ristrette. Poi giovedì sono state chiuse le uscite della tonnara. La Bce ha posto dapprima una condizione di ingresso generale per l’uso dello strumento: la presenza di turbolenze di mercato ingiustificate che mettano a rischio la trasmissione della politica monetaria. Facendo un paragone col recente passato, se gli investitori vendessero a piene mani titoli italiani perché qualcuno si è affacciato al balcone di Palazzo Chigi esultando per qualche decimale di deficit in più, quella sarebbe una turbolenza non meritevole di intervento. Ma ciò non basta. L’intervento della Bce è subordinato alla preventiva verifica che lo Stato beneficiario degli acquisti ne sia meritevole. E per dirimere ogni dubbio interpretativo in proposito, ecco che a Francoforte hanno pensato bene di lanciare la palla nel campo delle altre istituzioni europee (Consiglio, Commissione ed Eurogruppo), richiamandosi alle regole di governance economica che essi stessi non riescono a far rispettare da circa 10 anni. Uno «scaricabarile», ha commentato Martin Sandbu sul Financial Times. Gli acquisti della Bce andranno a beneficio degli Stati che dimostreranno di perseguire una politica macroeconomica e di bilancio solida e sostenibile. Il significato di tale requisito generale è saldamente ancorato a quattro criteri di ammissibilità che certificano la solidità e la sostenibilità della politica di bilancio. Il primo e il secondo richiedono che lo Stato non sia assoggettato ad una procedura per deficit eccessivo o per squilibri macroeconomici, o di aver omesso di adottare azioni correttive in seguito a una raccomandazione del Consiglio. Il terzo è una valutazione di sostenibilità del debito pubblico eseguita da Commissione, Mes e Fmi. Il quarto si riferisce alla sostenibilità delle politiche macroeconomiche che viene misurata attraverso l’adempimento degli obblighi assunti col Pnrr ed il rispetto delle raccomandazioni Paese della Commissione. La Bce puntualizza che una volta attivato il Tpi, si potrebbe successivamente valutare che le tensioni sui tassi siano attribuibili ai cattivi fondamentali del Paese e quindi potrebbe cessare gli acquisti, lasciandolo al proprio destino.Facciamo notare che già oggi l’Italia, nonostante sia attiva la clausola di salvaguardia del Patto di stabilità, è sotto minaccia di entrambe le procedure di infrazione, come ricordatoci solo pochi mesi fa dalla Commissione.«Servirà all’Italia?» si chiedevano sul Financial Times e la risposta è da brividi lungo la schiena per chiunque avrà la responsabilità di governo: il Tpi non servirà se, per esempio, il nuovo governo rifiutasse di eseguire le riforme concordate nell’ambito del Recovery fund. Per poi aggiungere che, se la Bce ritenesse che gli investitori vendono Btp perché preoccupati o sfiduciati circa le scelte di politica economica del nuovo governo, la Bce non interverrebbe.Insomma, un guscio vuoto o un formidabile ricatto sotto forma di bomba ad orologeria che la Bce lascia formalmente innescare dalle regole di governance economica europea definite dalle altre istituzioni, ma che poi si riserva il diritto di utilizzare con ampi margini di discrezionalità. Merita evidenziare che la Bce - alla luce dei Trattati e, soprattutto, delle sentenze della Corte di giustizia sui programmi Omt e App - non avrebbe potuto fare di più.E che la Bce sia «l’unico sceriffo in città» quando si parla di spread è ormai un dato consegnato alla storia, come si evince dal grafico in pagina. Il picco dello spread coincide con i mesi tra 2018 e 2019 in cui gli acquisti della Bce si erano quasi del tutto fermati ed avevano portato di conseguenza anche un rallentamento delle emissioni di titoli dell’intimorito governo italiano. Specularmente, dalla primavera del 2020 gli acquisti della Bce hanno spesso superato il ritmo delle pur significative emissioni nette del Mef e lo spread è rimasto a lungo su livelli storicamente molto bassi.Di fronte a tali evidenze, è opportuno e desiderabile che i cittadini italiani abbiano la risposta a una semplice domanda: premesso che tali regole equivalgono di fatto a un commissariamento dell’Italia ed inibiscono qualsiasi scelta di politica economica difforme rispetto ai desiderata di Bruxelles, chi si candida a governare il Paese intende adeguarsi in silenzio o ha proposte alternative?
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