2020-03-27
Con il secondo «whatever it takes» Mister Bce scuote l’Italia e l’Europa
Dalle colonne del Financial Times, Mario Draghi irrompe sul Consiglio Ue chiedendo agli Stati di indebitarsi per salvare le economie. La Banca centrale è pronta all'acquisto illimitato di titoli. E lo spread è in calo.Con un tempismo degno di un orologiaio svizzero, Mario Draghi ha rotto il silenzio e scandito la vigilia del Consiglio europeo di ieri - cruciale per il futuro dell'eurozona - con un lungo e solenne intervento pubblicato dal Financial Times. «Ci troviamo di fronte a una guerra contro il coronavirus e dobbiamo muoverci di conseguenza», «il costo dell'esitazione potrebbe essere irreversibile», ha scritto l'ex presidente della Bce nella sua analisi spiegando anche come va declinato il nuovo «whatever it takes». Il punto centrale: la priorità assoluta è quella di proteggere i posti di lavoro, per farlo bisogna dispiegare tutta la potenza dei governi e non importa di quanto salirà il debito pubblico. Perché l'alternativa sarebbero danni ancora peggiori all'economia, rappresentati dalla distruzione permanente delle attività produttive e quindi della base di bilancio. Quasi una rivoluzione per herr Draghi apparso in passato così «tedesco» per il suo rigore da meritarsi l'elmetto prussiano in testa in una copertina del tabloid Bild. Ma in un'economia di guerra come quella che stiamo vivendo servono misure non convenzionali. Molti hanno letto il suo intervento come un programma politico, da capo di governo di di ricostruzione economica. E le reazioni dei palazzi romani ieri sono state unanimi: «Siamo in sintonia con le sue parole», ha detto lo stesso premier Giuseppe Conte. Applausi anche dal Mef: «Come ha scritto Mario Draghi sul Financial Times, quella contro il coronavirus è una sfida senza precedenti che richiede un cambio di mentalità e deve vedere tutti gli europei - cittadini, governi, istituzioni dell'Unione - sostenersi a vicenda in quella che è una guerra comune da combattere insieme, attraverso una mobilitazione straordinaria e rapida di risorse pubbliche», ha commentato in una nota il ministro del Tesoro, Roberto Gualtieri. A ringraziare Draghi sono stati pure i due Matteo, Salvini e Renzi, in Senato, nel dibattito seguito all'informativa di Conte. «È caduto il mito del non si può fare debito, lui ha il fisico e le idee per rispondere a Merkel e Macron», ha detto il primo. «La strada che ha tracciato è quella giusta», ha dichiarato il secondo. E poi Forza Italia con Anna Maria Bernini: «Draghi ha titolo per essere evocato perché è quel signore che ha salvato l'euro e in tasca ha una serie di soluzioni che dobbiamo condividere». Super Mario è intanto riuscito nell'impresa di mettere d'accordo tutti, al meno qui in Italia. Il messaggio del banchiere è stato però rivolto a un'Europa che appare ancora divisa in due, tra falchi e colombe. Eppure ha una struttura finanziaria capace di far confluire fondi in ogni parte dell'economia, un forte settore pubblico in grado di coordinare una risposta rapida. E la velocità - sottolinea Draghi - «è essenziale per l'efficacia». Il grande merito di Mario Draghi, disse qualche anno fa l'economista Marco Onado, è stato quello di spostare sempre un po' più avanti la frontiera del dibattito politico europeo, gestendo le resistenze dei Paesi centrali di Eurolandia, senza creare fratture insanabili all'interno degli organi di governo di Francoforte, anche se a prezzo di un'opposizione esplicita da parte di una fetta consistente della politica tedesca. Non è ancora misurabile l'effetto che i «super poteri» di Draghi stampati sulle pagine del Financial Times hanno avuto sui falchi del Consiglio europeo andato avanti ieri fino a tarda sera. Ma è chiaro che anche da semplice commentatore è riuscito a ribaltare il tavolo. E intanto le sue parole hanno dato uno scossone benefico allo spread italiano che è sceso a 160 punti (dai 184 di ieri) spingendo gli investitori all'acquisto dei titoli di Stato europei, in particolare quelli del Sud Europa. E nel bollettino della Bce diffuso ieri mattina è persino rispuntato il suo «whatever it takes» quando il Consiglio direttivo di Francoforte si è dichiarato pronto a fare «tutto ciò che sarà necessario nell'ambito del proprio mandato». Proprio ieri la Vigilanza di Francoforte ora capitanata da Madame Christine Lagarde ha fatto partire il nuovo programma di acquisto di titoli da 750 miliardi di euro per l'emergenza pandemica (Pepp). Il nuovo programma non rispetterà il limite sugli acquisti di un medesimo emittente sovrano e potrà dunque comprare quantità superiori a quanto avvenuto in precedenza con altri programmi di Paesi come l'Italia che stanno registrando tensioni sul loro mercato del debito. Per il nostro Paese, e non solo, la decisione dell'Eurotower di togliere i limiti al suo programma di acquisti anti pandemia significa quindi creare un ombrello di protezione molto più ampio e flessibile sul debito, esteso a livello sia dei singoli titoli sia dell'entità complessiva. Non solo. L'intervento di Draghi, l'endorsement di 9 Paesi fra cui l'Italia a creare uno strumento di debito europeo e la mossa della Bce, sembrano mettere nero su bianco la posizione di un fronte comune forte nei confronti del «no» di Germania e Olanda alla proposta degli eurobond o coronabond. A Francoforte si torna, inoltre, a parlare della più famosa e potente di tutte, l'Omt (Outright monetary transactions) della Bce, finora mai utilizzata: soltanto evocarla bastò a placare i mercati al culmine della crisi dei debiti. In sostanza, potrebbe fare acquisti, potenzialmente illimitati, di titoli di Stato dei Paesi dell'eurozona in difficoltà. Il piano fu varato dalla Bce nell'estate del 2012 proprio dopo la famosa promessa di Draghi. Anche oggi serve un sistema per monetizzare il deficit, a costo di andare oltre il mandato. «Whatever it takes».
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