2019-06-19
Con i fondi esteri tornano i dividendi. In soli 4 anni il rilancio di Creval
Presentato il piano industriale del gruppo, nel 2017 dato per spacciato: le cedole saranno staccate dal 2021. Riorganizzazione a favore delle piccole imprese. Altra botta alle sofferenze, che scenderanno dell'80%.Potrebbero essere in molti a vedere nel Credito Valtellinese il mito dell'araba fenice. In poco meno di due anni il gruppo è passato dall'essere con l'acqua alla gola a promettere ieri, durante la presentazione del nuovo piano industriale, una crescita sostenibile e duratura. Era la fine del 2017 quando il Credito Valtellinese veniva dato quasi per spacciato. «Si teme per il futuro della banca», si poteva leggere sulle pagine di molti giornali. Il timore era che non si riuscisse a fare l'aumento di capitale da 700 milioni che avrebbe potuto rimettere in piedi la banca.l'aumento di capitaleInvece poi i soci misero tutti le mani al portafoglio e la banca fondata a Sondrio nel 1908 riuscì a risalire la china. Il primo grande colpo di scena arrivò dalla Francia. Denis Dumont, un misterioso imprenditore della grande distribuzione organizzata francese entrato nel capitale della banca nel 2017 e rimasto a lungo silente, chiese e ottenne la revoca del consiglio di amministrazione. A ottobre 2018 il vecchio consiglio venne spazzato via e rimpiazzato da un nuovo board guidato dall'ad da Luigi Lovaglio. Oggi primo socio con il 7,1% è l'hedge fund russo Altera absolute investment, seguito dalla Dgfd di Dumont (5,8%), da Morgan Stanley (5,4%) e dal fondo Algebris di Davide Serra (5,3%).Così, in circa otto mesi il gruppo ha ideato e presentato ieri un nuovo piano industriale approvato dal cda per il periodo 2019-2023. Il nome del nuovo progetto non lascia dubbi: si chiama Sustainable Growth, che in inglese significa «crescita sostenibile». Il piano prevede una crescita dell'utile netto al 2021 di 93 milioni di euro per arrivare ai 138 milioni entro il 2023. La nuova strategia del gruppo presentata ieri si sviluppa su due pilastri: il primo verte sul rilancio della piattaforma commerciale, mentre il secondo si concentra su azioni decisive che consentano di ridurre in modo significativo i crediti deteriorati e il peso in portafoglio di alcuni titoli finanziari.Innanzitutto, l'implementazione del piano industriale prevede un nuovo assetto organizzativo fondato sulla separazione delle attività della piattaforma commerciale dal portafoglio di crediti deteriorati (pari a 1,9 miliardi al 31 marzo 2019). In parole povere, una struttura di circa 50 dipendenti si occuperà direttamente della cessione degli Npl. Ma il gruppo di Sondrio non intende solamente pulire i bilanci. Tra i pilastri del nuovo piano c'è anche un'importante riorganizzazione del personale. Il gruppo intende riposizionare circa 240 risorse verso ruoli a maggiore valore aggiunto attraverso programmi di formazione e una riqualificazione verso attività di tipo commerciale. Più in generale, la banca vuole valorizzare il personale interno attraverso un maggiore coinvolgimento in tutte le iniziative previste dal piano con chiari perimetri di attività e allocazione di responsabilità su obiettivi ben specifici.Per questo verranno create nuove divisioni che faranno capo all'ad Lovaglio: una direzione retail e una small business per le aziende, propedeutiche al rilancio della piattaforma commerciale. La struttura organizzativa avrà anche una divisione dedicata all'ottimizzazione dei costi (cost management) e una legata alle attività finanziarie (financial stakes and non core assets), anch'esse collegate direttamente al numero uno dell'azienda. Inoltre, per migliorare la comunicazione interna verranno inoltre introdotti nuovi strumenti per supportare l'identificazione della clientela e sistemi di reportistica interna più efficaci.Sondrio inoltre spingerà sull'offerta di prodotti di finanziamento per le famiglie, in particolare per quanto riguarda il credito al consumo e mutui e distribuirà meglio le sue filiali, tagliando laddove vi siano sovrapposizioni.Per quanto riguarda i principali obiettivi finanziari, il piano prevede un risultato netto operativo di circa 105 milioni al 2021 e di circa 160 al 2023. La «ricetta» è chiara: da un lato aumenteranno i ricavi della banca commerciale (circa 65 milioni al 2021 e circa 105 al 2023), dall'altro i costi verranno tagliati di 40 milioni entro il 2021 e di 55 entro 2023. sforbiciataSforbiciata anche sui crediti deteriorati che, nell'arco del piano, dovrebbero calare dell'80%, passando da 1,9 a 0,4 miliardi nel 2023. Il business plan si pone anche l'impegno di realizzare una politica di dividendi attrattiva che prevede il ritorno alla distribuzione di utili ai propri azionisti con un payout ratio oltre il 50% dal 2021 e del 75% dal 2023.Il piano di Lovaglio, insomma, è molto ambizioso. Soprattutto per una banca che fino a poco tempo fa era in crisi. Il mercato, intanto, sta dando ragione a Creval. Il titolo a Piazza Affari ieri ha chiuso in crescita del 2,63% a 0,0586 euro. La speranza degli azionisti è che il nuovo piano porti il titolo fuori dal club delle penny stock, le azioni di poco valore.
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello (Imagoeconomica)
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello: «Dopo il 2022 il settore si è rilanciato con più iscritti e rendimenti elevati, ma pesano precariato, scarsa educazione finanziaria e milioni di posizioni ferme o con montanti troppo bassi».