2022-06-11
Comuni, le sfide calde. Chi non fa alleanze conta sui ballottaggi
Nove milioni di italiani alle urne. Carlo Calenda mette un piede nel campo del centrodestra e lancia Letizia Moratti in Lombardia.Cinque referendum abrogativi per riformare un sistema ingessato ormai da decenni.Lo speciale contiene due articoli.Quasi 9 milioni di italiani chiamati alle urne: domani, domenica 12 giugno, dalle 7 alle 23 si vota per eleggere i sindaci e rinnovare i consigli comunali di 978 Comuni, tra i quali 22 capoluoghi di provincia (Alessandria, Asti, Barletta, Belluno, Como, Cuneo, Frosinone, Gorizia, La Spezia, Lodi, Lucca, Messina, Monza, Oristano, Padova, Parma, Piacenza, Pistoia, Rieti, Taranto, Verona, Viterbo) e quattro capoluoghi anche di Regione: Genova, Palermo, Catanzaro e L’Aquila. I Comuni con più di 15.000 abitanti, nei quali si andrà al ballottaggio tra i primi due candidati domenica 26 giugno se nessuno otterrà il 50% più uno dei voti, sono 142. Per i Comuni con meno di 15.000 abitanti queste amministrative introducono una novità: se alle elezioni risulta ammessa una sola lista, e fermo restando che i voti validi all’unica lista ammessa non devono essere inferiori al 50% dei votanti, sarà sufficiente che il numero dei votanti non sia inferiore al 40% degli elettori.Passiamo sinteticamente in rassegna le sfide principali. A Genova i candidati sono 7: i favoriti sono il sindaco uscente Marco Bucci, sostenuto dal centrodestra, da Carlo Calenda e Matteo Renzi, e Ariel Dello Strologo, alla guida di una coalizione giallorossa con Pd, M5s e altre liste di sinistra; giallorossi compatti anche a Catanzaro, a sostegno di Nicola Fiorita, mentre il centrodestra si divide: Valerio Donato è sostenuto da Forza Italia, Lega, Italia viva e Udc mentre Fratelli d’Italia tenta la corsa in solitaria candidando Wanda Ferro. A L’Aquila in gara il sindaco uscente di centrodestra, Pierluigi Biondi, che sfida la senatrice del Pd Stefania Pezzopane, sostenuta anche dal M5s. A Palermo, dopo un lungo tira e molla, il centrodestra ha trovato l’intesa su Francesco Lagalla, mentre Pd e M5s schierano Franco Miceli e Azione di Calenda e +Europa di Emma Bonino sostengono Fabrizio Ferrandelli.Il doppio turno finisce come di consueto per agevolare le spaccature interne alle coalizioni, che poi di solito si riuniscono al ballottaggio, e così, oltre che a Catanzaro, il centrodestra si presenta diviso anche a Verona, Parma e Viterbo. A Verona l’altro ieri sera c’è stato finalmente un abbraccio pubblico tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini: Lega e Fratelli d’Italia sostengono la ricandidatura del sindaco uscente Federico Sboarina, insieme ai centristi dell’Udc, Noi con l’Italia e alla lista del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. Forza Italia invece si è schierata con l’ex sindaco Flavio Tosi, mentre il centrosinistra sostiene l’ex calciatore Damiano Tommasi (ma il M5s non ha presentato la lista).Centrodestra diviso pure a Parma, dove i cittadini sono chiamati a eleggere il nuovo sindaco dopo i due mandati Federico Pizzarotti, eletto nel 2012 con il M5s e poi di nuovo nel 2017 come civico. Pizzarotti e il Pd sostengono Michele Guerra, Forza Italia e Lega schierano l’ex sindaco Pietro Vignali, mentre Fratelli d’Italia candida Priamo Bocchi. Il M5s non ha presentato la lista. A Viterbo, Fdi schiera Laura Allegrini; Lega, Udc e un pezzo di Forza Italia sostengono Claudio Ubertini; Italexit appoggia Marco Cardona e per finire Chiara Frontini ha il sostegno di Rinascimento di Vittorio Sgarbi e alcune civiche di area moderata. I giallorossi sostengono Alessandra Troncarelli.Frantumato il centrosinistra (o campo largo, o giallorossi, come preferite): solo in 18 capoluoghi su 26 Pd e M5s sono compatti a sostegno dello stesso candidato a sindaco. Il crollo più vistoso è quello dei pentastellati guidati da Giuseppe Conte, che in moltissimi Comuni non schierano il simbolo (i casi più clamorosi sono Parma e Verona) e vedono i loro militanti sparpagliati in varie civiche. Il M5s non presenta il simbolo neanche a Lucca, mentre a Cuneo corre da solo con Silvia Cina che sfida la candidata di Pd e centrosinistra Patrizia Manassero. Per comprendere immediatamente la situazione disastrosa del M5s, basta pensare che in Sicilia, un tempo granaio elettorale dei grillini, Conte è riuscito a presentare la lista in coalizione con il Pd solo in 3 Comuni su 120 (Palermo, Messina e Scordia in provincia di Catania). A proposito di Messina: qui la Lega, con il simbolo Prima l’Italia, sostiene Federico Basile mentre il resto del centrodestra appoggia Federico Croce. Basile è il candidato dell’ex sindaco Cateno De Luca, in corsa per le regionali del prossimo autunno. Regionali che rappresentano un nodo intricato da sciogliere per il centrodestra: Fratelli d’Italia spinge per la ricandidatura del governatore Nello Musumeci, ma la Lega fa muro. Nel 2023, invece, si svolgeranno invece le regionali in Lombardia. Ieri Carlo Calenda, leader di Azione, ha sparigliato le carte: «Ci sono persone di grandissima qualità», ha detto Calenda, «anche nel campo avverso: Letizia Moratti sarebbe un’ottima candidata a fare il presidente della Regione. Lo farebbe molto bene». La Moratti ha ringraziato Calenda, aggiungendo che «ci sono diverse ipotesi e riflessioni in corso». Il governatore Attilio Fontana, in corsa per la ricandidatura, si è limitato a una battuta: «Vuol dire che Carlo Calenda chiederà di entrare nel centrodestra, e la cosa mi fa piacere».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/comuni-le-sfide-calde-chi-non-fa-alleanze-conta-sui-ballottaggi-2657494395.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="giustizia-corsa-allultimo-votante-ma-lobiettivo-quorum-resta-difficile" data-post-id="2657494395" data-published-at="1654930939" data-use-pagination="False"> Giustizia, corsa all’ultimo votante. Ma l’obiettivo quorum resta difficile Sarà una corsa all’ultimo voto. O meglio: all’ultimo votante. Stiamo parlando dei cinque referendum sulla giustizia, per i quali l’attenzione domani sarà concentrata sull’affluenza ai seggi. Trattandosi di un referendum abrogativo e non di un referendum costituzionale, affinché sia valida, la consultazione ha bisogno che vi prendano parte la metà più uno degli aventi diritto al voto. Da questo punto di vista, la concomitanza con le elezioni amministrative in numerosi comuni può certamente rappresentare un aiuto, ma l’obiettivo resta comunque difficile. Anche perché i seggi saranno aperti una sola giornata, dalle 7 alle 23, a differenza che in altre occasioni, quando si è votato per due giorni o in periodi dell’anno meno soggetti alla tentazione balneare. Ad alleggerire il fardello per chi sta tentando di raggiungere il quorum, è arrivata in extremis la revoca dell’obbligo di mascherina nei seggi, inizialmente previsto da una circolare congiunta del ministero dell’Interno e della Salute e poi caduto in seguito alle proteste della Lega. Quanto ai quesiti, come è noto riguardano tutti la giustizia, visto che a suo tempo la Consulta dichiarò non ammissibili quelli sulla legalizzazione della cannabis e sull’eutanasia. Giova ricordare che nei referendum abrogativi all’elettore si chiede se vuole mantenere o cancellare una legge o parte di essa, per cui chi è favorevole alla modifica deve barrare il sì, mentre chi vuole conservare lo status quo deve barrare il no. Il primo (scheda rossa) riguarda la legge Severino sull’incandidabilità e la decadenza dalle cariche pubbliche anche in assenza di una condanna definitiva: votando sì a decidere l’interdizione dai pubblici uffici per il politico condannato non in via definitiva sarebbe il giudice, valutando caso per caso senza alcun automatismo. Il secondo quesito (scheda arancione) riguarda la custodia cautelare e il suo possibile abuso: se prevarranno i sì questa non potrà più applicarsi per il rischio di reiterazione del reato, con l’eccezione di reati che prevedono l’uso della violenza o delle armi oppure legati alla criminalità organizzata. Il terzo quesito (scheda gialla) è quello sulla separazione dei ruoli per i magistrati. Chi non vuole che le toghe possano passare dal ruolo di giudice a quello di pm e viceversa, ma che facciano una scelta definitiva a inizio carriera, dovranno votare sì. Riguarda invece i criteri di valutazione dei magistrati il quarto quesito, quello con la scheda grigia: qui la vittoria del sì permetterebbe anche ai professori universitari e agli avvocati facenti parte dei Consigli giudiziari di esprimere il proprio parere sull’operato delle toghe. Infine, il quinto quesito (scheda verde) interviene sul sistema elettorale del Csm. Se vincerà il sì, un magistrato che volesse candidarsi non avrebbe bisogno di essere supportato da almeno 25 colleghi, di norma riferibili a una corrente.